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Il Sarno frontiera tra i Bizantini di Napoli e i Longobardi di Salerno

by Federico L. I. Federico
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Se si guarda una qualsiasi carta geografica politica che sia anteriore al 1861, data dell’annessione sanguinosa del Regno delle due Sicilie al nascente Regno d’Italia, si può vedere, nell’estrema parte bassa a destra dell’immagine cartografica, il fiume Sarno che fa da frontiera sudorientale della Terra di lavoro. Esso divideva con il suo breve percorso due Mondi culturalmente radicati nei rispettivi territori ma ben diversi. Sopravvissuti alla Storia e a se stessi: quello Bizantino-Napoletano e quello Longobardo-Salernitano. La destra idraulica del Sarno era la frontiera bizantina, mentre la sinistra idraulica dello stesso Sarno era la frontiera Longobarda. Dirimpettaia e vicina, vicinissima, ma anche lontana, lontanissima. Basti pensare che ancora oggi, chi sa farlo, coglie le profonde differenze tra quei due mondi solcati da quel modesto fiume che è il Sarno.

Uno degli avamposti perifluviali napoletani – ubicato sulla sponda/frontiera bizantina della destra idraulica del fiume – era l’abazia di Real Valle, vicina al guado di Scafati difeso da una antica torre. Era sulla via per la Città di Sarno per chi provenisse dalla Costiera amalfitana. Un altro avamposto non molto distante era la Cappella del SS Salvatore a Pompei. Era sulla via che da Castellammare menava verso Nola chi provenisse dalla Costiera sorrentina. Due costiere contigue, ma due mondi diversi nel variegato universo campano, ancora più frammentato di quello del nostro Belpaese.

Di fronte a questi due avamposti, l’altra sponda del Sarno fu presidiata per secoli dai Longobardi salernitani. E lungo queste sponde transitavano coloro che attraccavano sul litorale tra Napoli la Bizantina e Salerno la Longobarda. Era stato il fronte a mare della laguna Pompeiana – la dulcis Pompeia palus di Columella – che prendeva il nome di Sinus Stabianus, prima che il potere di Roma in espansione cancellasse Stabia dal territorio e, poi, il Vesuvio completasse l’opera con Pompei in un’apocalittica notte dell’anno 79 d.C. Lo spaventoso vomito vesuviano, in ricaduta dopo lo scoppio, aveva infatti spostato il fronte mare di un paio di chilometri più avanti. Esso era divenuto un arenile solcato dalla foce del fiume Sarno proprio di fronte alla Petra Herculis, l’odierno Scoglio di Rovigliano, incastonato ancora oggi tra le acque di Castellammare di Stabia e Torre Annunziata.

E il Sarno, fiume tutto sommato minore – anche modesto se rapportato alla rete idrografica campana – aveva svolto bellamente la funzione di frontiera assegnatagli da quei due Mondi diversi e, per secoli, contrapposti. Le sue sponde franose e ripide lo rendevano infatti difficilmente guadabile e, dunque, assolutamente invalicabile per le cavallerie guidate alla carica. Lungo le sue sponde cedevoli – consentiteci “frolle”, a causa degli strati eruttivi vesuviani alterni di cenere e lapilli, che si lasciavano incidere profondamente dal fluire delle sue acque – si sono svolte nei secoli epiche battaglie di eserciti contrapposti. Lungo il Sarno se le sono date di santa ragione – fronteggiandosi frementi dalle opposte ripe – Barbari, Goti, Bizantini e Longobardi, nonché truppe raccogliticce di mercenari senza bandiere. O di tutte le bandiere che i maggiori offerenti volevano far sventolare nelle terre di quel mosaico di genti che arrivavano per stanzializzarsi nel Meridione d’Italia nei cosiddetti secoli bui che seguirono il rovinoso crollo dell’impalcato imperiale di Roma caput mundi.

I longobardi furono capaci di affermarsi e predominare questo bailamme salvando i valori essenziali del vivere comunitario nel Settentrione e – per un periodo molto più lungo – nel Meridione d’Italia. E un tale scenario si perpetuò fino a quando i Normanni – intorno al Millecentotrenta, forse nel giorno di Natale – non incardinarono saldamente sull’intero Meridione d’Italia il nascente Regno di Napoli. Esso è durato ininterrottamente nella sua geografia originaria per circa otto lunghi secoli. Ma fu preda ambita e contesa da Svevi, Angioini, Aragonesi, Francesi, Spagnoli e Austriaci, passando integro, nella sua cultura variegata, di mano in mano a monarchie diverse.

D’altra parte, il fiume Sarno ancora nell’Ottocento svolgeva il proprio misconosciuto, ma puntuale, ruolo di frontiera d’Acqua e di Storia tra Napoli, la Bizantina, e Salerno, la Longobarda. La prima colonizzata dai greco-turchi di Bisanzio e la seconda dai mitteleuropei di radici danubiane e ungariche. Due mondi che più differenti quasi non si può. Due mondi consapevoli e orgogliosi delle proprie peculiarità.