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EDITORIALE di Pasquale Cuofano

by Pasquale Cuofano
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La diffusione del Coronavirus in Italia, soprattutto nelle regioni del Nord industrializzato, riporta in auge un’antica distinzione operata dai Romani tra Otium e Negotium: sono a tutti note le polemiche di queste ultime ore  tra chi chiede un ritorno alla “normalità”, soprattutto al negotium per scongiurare una crisi economica, e chi ritiene che la chiusura delle attività debba continuare e scongiurare i rischi di contagio standosene al riparo nelle proprie case dedicandosi all’otium, ossia a tutte quelle attività di produzione del pensiero per le quali  abbiamo sempre meno  tempo.

È noto che la ripartizione in attività speculative della mente ed attività pratiche fu già ampiamente superata da illustri cittadini romani come Cesare e Cicerone, per citarne alcuni, che sebbene uomini di pensiero agirono militarmente e politicamente conciliando i due aspetti dell’attività umana. Circa sette secoli dopo l’Illuminismo con i “philosophes” francesi contribuirà in maniera significativa a diffondere gli ideali di libertà, uguaglianza e fraternità. Attraverso i filosofi inglesi si diffonderanno gli stessi ideali, ma anche uno spirito empiristico e “pratico” che alimenterà l’azione, lo spirito esplorativo, lo sviluppo commerciale, l’industrializzazione. L’attualità sta dimostrando come il rischio di una pandemia possa bloccare tutte le attività, tra mille preoccupazioni per la tenuta economica, per la nostra quotidianità, mettendoci di fronte ad una dimensione di tempo più lenta ed allargata che induce ad una produttiva riflessione su quanto sta avvenendo nel nostro Paese, in Europa e ancora più in una dimensione inarrestabilmente globalizzata.

Mantenere la barra dritta sulla corretta informazione in questa fase così delicata è lo sforzo più grande che tutti noi, impegnati in ruoli differenti ma complementari, abbiamo il dovere di compiere nel nome della democrazia e del diritto alla conoscenza.

Ognuno, in questo comune processo di consapevolezza deontologica, deve fare la sua parte: la nostra è quella di tracciare una linea in grado di marcare l’equilibrio e la perequazione sociale necessari ad assicurare al pubblico una rappresentazione oggettiva dei fatti.

Nelle dinamiche editoriali s’innesta, altresì, l’inderogabile capacità di ascolto del territorio e della gente: una scelta che, per il nostro quotidiano, è un valore aggiunto per un nomen omen dalla straordinaria forza.

Le persone, attraverso il loro carico umano e professionale, ed il territorio, attraverso la sua storia, sono punti nevralgici intersecanti, per certi versi combacianti, con l’informazione che abbiamo il dovere di assicurare.