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Gli interventi del Ministero contro la povertà educativa

by Carmela Merone
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L’Autrice è dirigente scolastico in comando presso il Ministero dell’Istruzione Direzione Generale per lo Studente, l’Inclusione e l’Orientamento scolastico, Ufficio V Politiche sportive scolastiche.

I recenti dati ISTAT (giugno 2020) rilevano che in Italia sono oltre 1.200.000 le bambine e i bambini che vivono in condizione di povertà assoluta; inoltre 1 minore su 7 lascia prima del tempo gli studi, 1 su 5 non fa sport e circa la metà delle bambine e dei bambini, delle/degli adolescenti non ha mai letto un libro.

Il Ministero dell’istruzione ha realizzato un piano di interventi destinati a ridurre l’impatto della povertà educativa sulla popolazione scolastica del territorio nazionale articolandolo in 5 macro aree:

  • Assistenza ai minori in condizioni di disagio
  • Educazione alla bellezza e alla cultura delle arti
  • Promozione della cittadinanza attiva e della legalità democratica
  • Miglioramento delle competenze di base
  • Contrasto alla dispersione scolastica

Il bando (m _ pi. Decreto Dipartimentale AOODPIT n. 1364 del 14-10-2020) ha previsto uno stanziamento complessivo di € 2.554.055,74 a valere sulle risorse rese disponibili della Direzione Generale per lo Studente, l’Inclusione e l’Orientamento scolastico. Lo stanziamento è stato distinto in due linee progettuali: per € 906.396,74 (cap. 2396/22: € 178.043,58; cap. 2331/6: € 400.000,00; cap. 2331/12: € 328.353,16) destinato agli interventi di contrasto alla dispersione scolastica ed € 1.647.659,00 (cap. 2331/5) destinato a interventi riferiti al potenziamento dell’offerta formativa in materia di attività sportiva. La procedura di selezione ha riguardato tutte le istituzioni scolastiche ed educative statali di ogni grado e tipologia, singole o organizzate in reti di scuole.

Una risposta significativa per affrontare il problema con uno sguardo ampio e con una visione prospettica, un investimento per rendere le scuole luoghi accoglienti e inclusivi, investendo sulla formazione delle/degli insegnanti, diffondendo le buone pratiche laboratoriali con il coinvolgimento delle famiglie e del territorio.

Prevale l’idea di una scuola come spazio di istruzione, un luogo aperto capace di accogliere la diversità, i bisogni e le potenzialità degli interlocutori del sistema scolastico. E’ lo sviluppo delle strategie innovative a prevenire la dispersione scolastica, a incentivare la conoscenza del territorio, che diventa spazio fruibile di formazione e la scuola il trampolino di lancio, per attivare e motivare comportamenti flessibili in un contesto complesso. Il tutto serve a potenziare le competenze di base attraverso percorsi multidisciplinari e interattivi. Quindi il territorio e la scuola si aprono a nuovi scenari: l’aula si destruttura, diventa luogo della mente in cui confluiscono gli spazi, si organizzano gli apprendimenti, si vive. L’ambiente digitale entra in contatto con l’ambiente esterno, come strumento di arricchimento e di rilettura dell’esperienza. Si ricompone lo spazio in base alle necessità vitali di tutti, strutturando un sistema di linguaggi innovativo e creando quella sinergia utile per la costruzione dei valori formativi. L’utilizzo dei fondi ministeriali, comunali e regionali, recuperati anche con risorse proprie permette a ciascuna istituzione scolastica di consolidare la propria identità e rafforzare il proprio ruolo educativo all’interno della comunità territoriale, ricca di alterità.

Se la Scuola deve essere un luogo di emozioni, relazioni e di rapporti, l’idea progettuale proposta ci mette in condizione di poter dialogare con tutti gli attori del territorio per monitorare insieme le problematiche, cioè “Fare luogo: ovvero creare relazioni per cercare di fuggire dall’isolamento” (Marc Augé – Vita no profit – settembre 2016).

I modelli educativi europei ci insegnano che un buon sistema d’istruzione è più efficace se vengono messe in campo metodologie che partono dal basso e che considerano l’aspetto socio-affettivo, purtroppo tuttora compromesso dalla crisi economica e dai disagi culturali presenti sul territorio.

Sulla base dei differenti sistemi di valori, atteggiamenti, stili cognitivi, strumenti di auto-valutazione, le attività devono rispecchiare compiti aperti (e non studio nozionistico/passivo), devono essere calati nella realtà delle allieve e degli allievi e valutati secondo criteri condivisi. Nel superamento delle metodologie “per ricezione” lo scopo di tale progettualità è quello di attivare processi utilizzando un approccio generativo basato su: attività laboratoriale (metodo operativo), metodologia relazionale, ricerca sperimentale (metodo investigativo), ricerca/azione (metodo euristico-partecipativo), mastery learning. L’aula, anche quella virtuale, deve diventare un luogo di apprendimento multimediale e dinamico, e non un luogo di intrattenimento. La scuola è un luogo sociale e il territorio è un luogo di formazione permanente.

Per rispondere alla povertà educativa, prevenire comportamenti trasgressivi, l’abbandono e l’insuccesso scolastico, è essenziale una progettualità condivisa con il territorio, integrata con i soggetti pubblici e privati: Enti Locali e Territoriali, le organizzazioni no profit e di volontariato, le agenzie formative, le associazioni culturali, sportive, mirando ad un coinvolgimento a tappeto. Una rete di relazioni rende forte la nostra Penisola, la rende efficace e la orienta verso la definizione di un futuro in cui, seppure ora con delle problematiche, è l’unica strada percorribile per la realizzazione di un Paese che cambia. Un’idea progettuale per essere innovativa deve utilizzare modelli nuovi rispetto alla pratica: compiti di realtà, cooperative learning, flipped classroom, learning by doing, peer to peer, digital transformation (es. Ebook-Epub; Canva; Google drive e Google for education, spazi allestiti con modalità BYOD), social network. Di conseguenza il sistema scuola che dovrà emergere in seguito alle azioni programmate, sicuramente, diventerà un modello di riferimento esportabile in altre realtà, anche europee. Contemporaneamente la rete di collaborazione andrà a favorire l’interscambio e l’apertura ad un dialogo non solo educativo ma soprattutto culturale e sociale. Tutto ciò in un contesto formativo che lascia l’aula alle spalle ed entra nelle case, nelle strade, nelle vie, nelle biblioteche e nei musei, sul territorio.

Un viaggio che parte dai concetti di neuroscienze su come funziona il cervello e su come si impara (teoria delle intelligenze di Gardner), su come si apprende con i vari strumenti audiovisivi (Cadorna), su come si costruiscono le mappe concettuali (Novak), per arrivare alla scoperta di essere artefici del proprio apprendimento. La raccolta di storie, la loro rielaborazione scritta, la creazione di percorsi guidati teatralizzati, la geografia del luogo, il processo di creazione artistica, la scelta e lo studio di elementi di particolare valore simbolico, storico e/o architettonico, la pratica fisica, motoria e sportiva, mirano  a un miglioramento delle competenze di base attraverso metodologie originali, che vedono le studentesse e gli studenti protagonisti degli sviluppi delle attività, promuovendo un’interazione positiva e creativa con il territorio di riferimento, attraverso le diverse fasi di: ricerca, analisi conoscitive e tipologia dei materiali, scrittura, costruzione e messa in scena, per dare forma a dinamismi di rinforzo o ampliamento del curricolo, di approccio laboratoriale, di esperienza scuola-lavoro.