“Un maledetto imbroglio”, senza dubbio alcuno. Già una volta abbiamo iniziato un articolo su queste colonne informatiche con una citazione filmica tratta dalla grande cinematografia italiana del primo dopoguerra. Stavolta il pasticciaccio brutto è recente, anzi fresco di giornata. Il Ministero delle infrastrutture, in particolare il Dipartimento per la programmazione strategica, anzi la sua Direzione Generale per lo sviluppo del territorio, la pianificazione e i progetti internazionali, ha inviato al Comune di Pompei un DECRETO di ben otto Pagine. Quella stessa Mega Direzione Generale, cui un redivivo Fantozzi avrebbe attribuito anche l’aggettivo “Galattica”, ha infatti fatto pervenire al Comune di Pompei il lungo DECRETO di cui parliamo, zeppo di riferimenti normativi al limite dalla indigestione perniciosa per il lettore comune, nonché pieno di “visto che” e “considerato che”, tipico del BUROCRATESE più ostico.
Il DECRETO riguarda l’Hub di Interscambio Ferroviario di Pompei fra la linea RFI Napoli-Salerno (storica) e la linea Circumvesuviana Napoli-Sorrento, compresi gli interventi di miglioramento dell’accessibilità. Insomma l’HUB desaparecido.
L’ articolato finale del dispositivo del Decreto, infatti, fa chiaramente capire già al suo art.1 che “chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato”, in quanto si è chiusa la Conferenza dei servizi sull’Hub di interscambio ferroviario di Pompei. E all’art.2 lo stesso DECRETO ribadisce che il Perfezionamento della Intesa STATO-REGIONE si è compiuto e accertato “…secondo l’elenco degli elaborati progettuali allegati…” Poi all’art. 3 ribadisce la conclusione positiva della “Conferenza dei Servizi”. Mentre all’art. 4 sempre il DECRETO recita che “…è disposto il vincolo preordinato all’esproprio (…) delle aree da espropriare e/o occupare e/o asservire”.
Per coloro che, come chi scrive, sono abituati a decrittare il BUROCRATESE è come dire fuori dai denti al Comune di Pompei: “prendi, pesa, incarta e porta a casa”, senza altre perdite di tempo.
Infatti, gli articoli 5 e 6 del Decreto contengono un paio di righe di formule di stile e nient’altro per gli adempimenti a carico della società proponente, che è poi la Rete Ferroviaria Italiana spa. Cioè la stessa Rete che beneficia dell’abolizione di un antico e pericoloso passaggio a livello incustodito, ma in contraccambio al Comune concede un paio di ponti cavalcaferrovia e sistema la rete di stradine interpoderali tracciata nei secoli a valle della linea ferroviaria (storica) Napoli-Salerno, in corrispondenza con la Stazione Borbonica “POMPEI SCAVI” costruita intorno alla metà dell’Ottocento. Essa è ancora oggi dove era, dopo avere funzionato per oltre un secolo fino agli anni Sessanta del Novecento, portando i turisti provenienti da Napoli e, in genere, dal Nord fino a Pompei.
Tornando al DECRETO, dobbiamo però riconoscere che esso fin dall’inizio specifica che l’oggetto della nota è il Progetto definitivo dell’Hub di Interscambio Ferroviario di Pompei, che noi però continuiamo a definire ex HB perché dell’HUB di interscambio esso ha perso tutto o quasi, avendo affidato ad una passerella il collegamento pedonale tra la linea RFI Napoli – Salerno (storica) e la linea Circumvesuviana Napoli-Sorrento, cioè tra le due linee ferrate, ex FFSS ed ex Circumvesuviana. Questa la sintesi del Progetto definitivo RFI-Italia.
Quindi riponga i sogni nel cassetto chi pensava di poter salire su un treno dell’Alta Velocità a Pompei e scendere a Roma, come si faceva fino a pochi anni fa, con più treni rapidi che di mattina e nel pomeriggio collegavano Roma e Pompei, che poi svolgeva il ruolo di Stazione comprensoriale, raccogliendo viaggiatori da tutta l’area vesuviana e dal vicino agro Sarnese.
Il DECRETO, infine, riporta un elenco praticamente sterminato di altri Enti e organismi consultati e di quelli che hanno fornito proprie indicazioni e segnalazioni. Ma il Comune di Pompei è l’unico Ente praticamente assente in tutto il travagliato Iter, salvo iniziative fuori tempo massimo. Nel DECRETO non è nemmeno citata quella con cui l’attuale Amministrazione comunale Lo Sapio ha dato incarico (tardivo e costoso) a un famoso studio d’architettura spagnolo per l’ennesima idea/progetto alternativa, su cui oggi si accanisce l’Opposizione, la quale ben farebbe a difendere la sopravvivenza dell’antico asse carrabile della via Plinio, sia pure pedonalizzata, ma con dissuasori a scomparsa, in caso di necessità o emergenze.
Anche perché la montagna iberica ha partorito un topolino, zeppo di chiacchierologia applicata all’universo del possibile e condita con un linguaggio architettese vuoto e inconcludente. Non a caso RFI Italia – con una ulteriore nota di fine novembre 2021, diretta al Comune di Pompei ed estesa a buona parte dei soggetti già partecipanti alla Conferenza dei Servizi – ribadisce le scelte fondamentali del Progetto Definitivo. In più RFI-Italia esclude ogni proposta che “…estende l’intervento a nuove aree e ambiti prossimi all’asse ferroviario, alla Via Plinio”. Né ritiene accoglibile ogni “…suddivisione del Progetto per fasi” oppure “…incremento del costo delle opere”, limitandosi a dare disponibilità di rimodulazione “delle alberature/spazi verdi”. Poco o nulla, insomma.
RFI-Italia infine chiude la propria nota lasciando al Comune di Pompei e al suo Bilancio ogni ulteriore “integrazione del Progetto definitivo” già approvato. Più chiaro di così…