fbpx
Home Ucraina Il fil rouge della Storia che unisce Napoli e l’Ucraina

Il fil rouge della Storia che unisce Napoli e l’Ucraina

by Federico L. I. Federico
0 comment

 

In questi giorni che stanno tenendo l’Europa e il Mondo tutto con il fiato sospeso per il timore degli sviluppi possibili del conflitto bellico accesosi per l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Vladimir Putin, più di uno degli organi di Stampa italiani ha riportato e sottolineato l’importanza di quel Paese, l’Ucraina – detto in passato il granaio dell’Europa – nella Storia e nell’Attualità della nostra Italia.

Ci viene voglia però di fare un qualche distinguo, traguardando la storia dalle sponde del mare di Napoli, senza assolutamente volere innalzare oggi la polvere di polemiche inopportune. Il distinguo che intendiamo porre all’attenzione del lettore, infatti, riguarda appunto il nostro volere “distinguere” il ruolo di Napoli verso l’Ucraina da quello del resto d’Italia.

E affermiamo ciò perché la verità risiede nel fatto che soprattutto Napoli – anzi la Napoli capitale, ben prima che fosse creato il Regno d’Italia – ha il diritto di rivendicare un primato e un ruolo particolari nei confronti della nazione Ucraina, anche quando essa era parte integrante, ma ben identificata e autonoma culturalmente, della grande madre Russia, oggi avversa e matrigna, per gli ambigui e non troppo imperscrutabili disegni revanscisti putiniani.

Intanto, va sottolineato il fatto che, se è pure vero che il grano ucraino è alla base di secolari traffici commerciali tra le sponde italiane e quelle ucraine, è anche vero però che grazie al grano ucraino prima Napoli e, soltanto dopo, l’Italia intera hanno creato e consolidato fino al di là dell’Oceano Atlantico il mito della Pasta. Quella, per intenderci, degli Spaghetti e dei Maccheroni che i pastifici di Torre Annunziata e Gragnano lavoravano per la gioia dei palati gourmet e degli emigranti, raggiungendo dal porto di Napoli i porti commerciali di tutto il mondo, che definiamo occidentale, soltanto per l’estrema sintesi cui costringe la tirannia dello spazio giornalistico.

Inoltre, una storia poco conosciuta lega a doppio filo in particolare Napoli e Odessa, città portuale dell’Ucraina meridionale, tra le più conosciute e visitate, crocevia culturale tra Oriente e Occidente e cuore multietnico dell’Eurasia. Odessa è la città ucraina oggi nel mirino dei più feroci attacchi aerei russi, se è possibile stabilire una graduatoria della ferocia putiniana di questi giorni terribili. Qualche organo di stampa del nostro belpaese, di corta memoria, l’ha definita sbrigativamente la più “italiana” delle città ucraine.

Allora ci sembra opportuno precisare subito che fu un Napoletano, cittadino del Regno di Napoli, a determinarne la fondazione sul finire del 1700, nell’anno 1794. Quel nobiluomo si chiamava Josè de Ribas. Figlio di un console spagnolo nel Regno di Napoli, voluto a Napoli da Don Carlos di Borbone già divenuto Re Carlo III di Spagna, Josè era nato proprio a Napoli nel 1749. Egli era un uomo di grande cultura e un poliglotta, avviatosi alla carriera militare. Per la sua particolare conoscenza delle lingue, fu voluto da Caterina la Grande di Russia come proprio interprete. Promosso al grado di colonnello, Josè de Ribas fu tra i combattenti per la conquista della Crimea e della guerra Russo-Turca, pervenendo al grado di contrammiraglio e comandante della flotta russa nel Mar Nero. Al termine della guerra, De Ribas convinse Caterina a fondare il porto e la nuova città di Odessa, partecipando alla sua costruzione.

Come si sa, recentemente il nuovo Zar Putin ha purtroppo rivendicato e annesso brutalmente la Crimea alla Russia, ostacolando di fatto i traffici marittimi di Odessa, oggi assediata per la sua definitiva resa. Corsi e ricorsi storici, dalla Ucraina a Napoli e viceversa, che però non hanno cancellato la napoletanità intrinseca e l’italianità di fondo di Odessa, che sopravvive, riaffiorando nel parlato quotidiano e nelle vedute d’epoca, come quella che apre questo articolo e ritrae il vecchio porto di Odessa in un olio del pittore Nicolas De Corsi, nato a Odessa e vissuto tra Napoli e Torre del Greco.

Josè de Ribas morì nel 1801 in circostanze mai chiarite ma, sul finire dell’Ottocento, nel 1898, la città di Odessa fu la culla che accolse la nascita della canzone, “’O sole mio”, simbolo della Napoletanità nel mondo. Un fil rouge che vive e vivrà ancora.