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Il laboratorio fitofarmaci e micotossine dell’Arpac

by Flavio Cioffi
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Sesta tappa, ultima per quanto riguarda l’Area analitica, del viaggio di Gente e Territorio alla scoperta del Dipartimento provinciale Arpac di Napoli. Troverete alla fine i riferimenti delle precedenti puntate. Oggi entriamo nel laboratorio che si occupa di fitofarmaci e micotossine e lo facciamo insieme al dottore Dario Mirella, Direttore del Dipartimento, alla dottoressa Beatrice Cocozziello, Direttrice dell’Area analitica, alla dottoressa Emilia Mazzeo, dirigente del laboratorio, e alla dottoressa Maria Cristina Manca, tecnico del laboratorio.

Dottor Mirella da dove partiamo?

Mirella. Dai fitofarmaci, cioè tutte quelle sostanze che vengono utilizzate allo scopo di migliorare la produttività delle colture eliminando gli infestanti e aumentando la capacità di crescita delle piante. Gli ex insetticidi, per dirla semplicemente, la cui filosofia nel tempo si è andata aggiustando. Il famoso DDT, per esempio, è stato tolto dal commercio anche se viene tuttora ricercato perché se ne trovano ancora tracce. Si tratta di sostanze sperimentate fin da tempi remoti per l’abbattimento degli infestanti e il loro utilizzo si è via via evoluto. Oggi vengono viste come qualcosa da evitare assolutamente, ma non dobbiamo dimenticare che in realtà hanno consentito l’aumento della produzione agricola. Nel 1845 in Irlanda, a causa di una infestazione di peronospora, furono distrutti tutti i raccolti di patate, che in quel Paese rappresentavano praticamente una monocoltura. Ci fu un milione di morti per la conseguente carestia e un milione di persone emigrò in America. L’utilizzo dei fitofarmaci ha migliorato lo sfruttamento agricolo del territorio, ma chiaramente l’esagerazione nell’utilizzo delle sostanze o l’uso di sostanze che hanno una elevata tossicità, per l’uomo o per gli animali, ha modificato la regolamentazione del settore. Oggi, grazie ad una incisiva e pluriennale azione normativa a livello Europeo, in particolare il Regolamento sull’uso sostenibile dei pesticidi, le sostanze che vengono utilizzate sono sempre più biodegradabili, esistono specifici protocolli per il loro utilizzo e sono meno impattanti sull’ambiente e per l’uomo. Quindi, di fatto, un sistema che dovrebbe essere sotto controllo. L’attività del laboratorio dell’Arpac serve appunto a verificare che questo sia vero in Campania.

 

 

Veniamo appunto al laboratorio.

Mazzeo. Il laboratorio regionale fitofarmaci e micotossine dell’Arpac analizza i campioni, forniti dal personale delle Asl, provenienti da tutto il territorio campano. Ricerchiamo i residui di prodotti fitosanitari, quindi anche gli antiparassitari, sui vegetali. Cioè: ortofrutta, vini, olii, alimenti per la prima infanzia come gli omogeneizzati ed altro ancora. Quindi si tratta di un controllo a tutto tondo. Quanto alle micotossine, si tratta di sostanze tossiche presenti naturalmente nell’ambiente prodotte da funghi. Le alte temperature, il caldo umido e il tempo di conservazione ne determinano l’aumento della crescita. Le micotossine hanno effetti deleteri sulla salute umana, dai banali effetti gastrointestinali fino a problemi ben più seri, quali l’immunodeficienza e in alcuni casi anche il cancro. Nei campionamenti che vengono effettuati cerchiamo aflatossine e ocratossina su matrici quali cereali, caffè, frutta secca. Ma i livelli di concentrazione sono quasi tutti conformi alla normativa europea recepita dall’Italia, come da tutti gli Stati membri. I Paesi più problematici da questo punto di vista si trovano in Asia, Sud America e Medio Oriente.

Manca. Io mi interesso specificamente dei fitofarmaci. Il nostro lavoro dipende dalle matrici. Il laboratorio analizza sia matrici sanitarie, quindi parliamo di prodotti vegetali ed acqua potabile, sia matrici ambientali. In particolare per l’acqua potabile si eseguono analisi di verifica in base ad una precisa cadenza frutto di un calcolo complesso. Le matrici ambientali sono suddivise in acque superficiali, sotterranee, di transizione (acque salmastre) e di mare. Recentemente la normativa sulle acque potabili ha poi sensibilmente aumentato il relativo pannello di analiti da ricercare, riportandolo in qualche modo a quello che è il pannello per il monitoraggio delle acque superficiali fissato dal regolamento comunitario. Sulle acque potabili non abbiamo mai riscontrato alcun problema. Sui prodotti vegetali siamo in linea col resto d’Italia, ossia intorno all’1% di campioni fuori norma rispetto a quelli analizzati.

Di quanti campioni parliamo?

Mazzeo. Nel 2022 abbiamo avuto un carico di circa 1.770 campioni, equamente suddivisi tra campioni di acque e di origine vegetale.

 

 

Ma attrezzature e personale sono sufficienti?

Mirella. Il laboratorio è stato da poco dotato di nuove apparecchiature, acquistate con fondi rinvenienti dal PNC e, soprattutto, da una tranche destinata al miglioramento delle attività analitiche sulle acque. Diciamo che adesso il laboratorio ha un po’ più di respiro sotto questo profilo, perché la tipologia di apparecchiature utilizzate è in grado di analizzare anche le ultime generazioni di fitofarmaci immessi sul mercato. Ma dato l’alto numero di campioni da analizzare, sarebbe necessario iniziare a programmare il raddoppio dell’attuale dotazione di apparecchiature. Perché i tempi delle analisi sono molto lunghi e si rischia di entrare in un collo di bottiglia, per cui si potrebbe non riuscire ad analizzare tutti i campioni pervenuti nell’arco dell’anno. Un altro punto abbastanza dolente è quello della preparazione del campione che deve essere eseguita prima dell’analisi. In questo caso bisogna sicuramente acquisire delle ulteriori strumentazioni per migliorare appunto la preparazione dei campioni. Il personale rappresenta poi un ulteriore problema, anche a causa dell’età degli attuali addetti, per cui è necessario immettere in servizio professionalità giovani.

Quanti sono gli addetti?

Mazzeo e Manca (praticamente a una voce, come si dice dalle parti nostre). Cinque impegnati sui fitofarmaci e due sulle micotossine. Ne servirebbero almeno altri tre o quattro.

E ancora una volta torniamo a bomba. L’Arpac è un’eccellenza ma è sottodimensionata per quanto riguarda il personale. Al quale, non foss’altro che per questo, deve andare la riconoscenza di noi cittadini/utenti.

 

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