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Il Rettore Bianchi: rigenerare il Bel Paese ripartendo da Genova

by Redazione
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Lo scorso 8 novembre, presso la sede del rettorato dell’Università Telematica Pegaso, si è tenuto il seminario “Rigenerare il Bel Paese ripartendo da Genova”. Un’iniziativa che si affianca all’attività della Scuola di Specializzazione in rigenerazione urbana e ambientale e al “Rigenera Tour – itinerari di ambiente e salute”, in un discorso articolato e strutturato che, anche alla luce dei recenti accadimenti, ci è parso di particolare interesse.

Regista del percorso, formativo e informativo insieme, è il Rettore della Pegaso, Alessandro Bianchi, ingegnere e urbanista, oltre che noto accademico, già Ministro dei trasporti, da sempre attento ai temi della salvaguardia del territorio.

Professore, come nasce il seminario?

Si tratta di un’iniziativa pensata all’indomani del crollo del ponte a Genova, basata sulla considerazione che quel drammatico evento ha messo in evidenza la situazione di estrema gravità nella quale versa una parte molto importante del nostro sistema territoriale: le infrastrutture. Adesso sappiamo che ce ne sono tante insicure, che le manutenzioni non vengono fatte bene, che non esistono sufficienti controlli. Detto questo, credo che quell’evento dovrebbe avere un carattere disvelatorio, dovrebbe aprire gli occhi a tutti, a cominciare dai governanti per finire al singolo cittadino, sul fatto che nel suo complesso l’Italia è un Paese fragile. Non solo dal punto di vista infrastrutturale, ma sotto molti altri profili.

Questa fragilità fino a che punto dipende dalla scarsa manutenzione piuttosto che dall’eccessivo sfruttamento del territorio?

Più in generale, direi che dipende dal malgoverno del territorio, che dura da almeno 50 anni. Un territorio bellissimo, un unicum a livello mondiale per storia, arte e cultura, ma appunto fragilissimo. Dal punto di vista idrogeologico: dalla storica frana di Sarno a quelle dei giorni scorsi, che hanno travolto centri abitati che non avrebbero dovuto essere realizzati in quei luoghi; a quello sismico: dall’Aquila ad Amatrice gli effetti devastanti sono in gran parte dovuti all’aver costruito dove non si doveva e comunque non secondo le regole; a quello idraulico: penso ad esempio alle alluvioni causate nel genovese dalla esondazione dei torrenti Bisagno e Ferrugiano che erano stati intubati, una pratica che riguarda un po’ tutta l’Italia per la quale l’alveo di un torrente viene chiuso in un tubo di cemento. I disastri naturali non esistono, 99 volte su cento sono colpa dell’uomo.

Come si può intervenire?

E’ chiaro che prefiguriamo un processo lungo, costoso e di difficilissima realizzazione. Nondimeno, pensando ai nostri figli, dobbiamo rigenerare il nostro territorio. Rigenerare sotto il profilo idrogeologico, evitare che si costruisca dove non si può, risanare le aree di abbandono. Insomma, un programma gigantesco per il quale occorrono molti anni, molte risorse e bisogna superare grandi difficoltà, ma che va avviato al più presto.

Come sono stati affrontati questi temi durante il seminario?

Sottoponendoli alla discussione di esperti: Remo Calzona, ordinario di tecnica delle costruzioni e già assistente di Morandi; Adriana Cavaglià, consigliera dell’ordine nazionale dei geologi esperta di prevenzione dei fenomeni idrogeologici; Silvia Viviani, presidente dell’istituto nazionale di urbanistica; Giovanni Cannata, rettore dell’università Mercatorum. Un’iniziativa presa nell’ambito della Scuola di specializzazione in rigenerazione urbana e ambientale che abbiamo aperto in Pegaso ormai 3 anni fa, impegnata a proporre idee e progetti e a creare occasioni d’incontro intorno al tema della rigenerazione delle città e dell’ambiente.

Qual è il progetto formativo della Scuola?

Innanzitutto, sviluppare la cultura della rigenerazione. I nostri studenti possono essere già in possesso di lauree triennali, quindi offriamo master di primo livello, oppure essere diplomati non ancora iscritti o appena iscritti a una laurea triennale, in questo caso parliamo di corsi di alta formazione. Vogliamo insegnare loro i metodi e le tecniche della rigenerazione urbana ambientale e vogliamo mostrare esempi importanti di rigenerazione attuati in molti Paesi europei, ma purtroppo non in Italia. Cito sempre il caso di Bilbao, una città praticamente morta 30 anni fa a causa della chiusura delle attività industriali del porto, che oggi è uno dei centri di attrazione più importanti del mondo per il turismo, l’arte e non solo. C’è il caso, macroscopico, della Ruhr oggi completamente rigenerata. Questo insegniamo nella nostra Scuola.

In questo quadro si inserisce anche il Rigenera Tour.

Si, nato dall’idea di un incontro. La proposta mi è stata formulata dal professore Minelli, docente della nostra università, immunologo esperto di medicina personalizzata, che ha sottolineato la concorrenza degli obiettivi del nostro lavoro: migliorare la salute dei singoli individui e la qualità dei luoghi. Per questo motivo parliamo di buone pratiche dalla rigenerazione urbana alla medicina personalizzata. 14 tappe che ci porteranno fino a maggio prossimo a toccare tutte le sedi della Pegaso, per approfondire la tematica coinvolgendo anche personalità esterne.

A chi vi rivolgete?

Sostanzialmente, a tre categorie. I nostri studenti, ovviamente, che potranno ascoltare discorsi anche più ampi di quelli normalmente contenuti nelle loro lezioni. Ai portatori di interesse: ingegneri, architetti, geometri, periti e le loro associazioni. Alle istituzioni, soprattutto alle amministrazioni locali, senza le quali qualsiasi intervento sarebbe irrealizzabile.

di Redazione