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La città della post-pandemia, di Francesco Alessandria

by Francesco Alessandria
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Il 19 giugno scorso, presso la sala conferenze di UnitelmaSapienza, nell’ambito del nuovo ciclo di seminari organizzato dalla Scuola “La Fenice Urbana” è stato presentato il libro di Francesco Alessandria: LA CITTÀ DELLA POST-PANDEMIA – I servizi di prossimità verso la rigenerazione nella smart city.

Il Magnifico Rettore, Bruno Botta, ha portato i saluti istituzionali, mentre il Prof. Alessandro Bianchi, Direttore della Scuola “La Fenice Urbana” ha coordinato gli interventi di Gian Aldo Della Rocca, Presidente della Fondazione Della Rocca, dell’On. Angelo Sanza, già Presidente Commissione Trasporti Camera dei Deputati e della Dr.ssa Luisa Fasano, Vice Direttore Ispettorato Viminale.

I temi emersi. Vi è un tema ricorrente trattato da chi governa attualmente gli agglomerati urbani: “la città dei 15 minuti”. Tale tema, alimentato dalle criticità emerse nel periodo pandemico, ha fatto scaturire una riflessione sulla opportunità di rivedere i servizi di prossimità.

Ma quali soni i principali servizi di prossimità di cui ha bisogno il cittadino? Tra i più significativi vi sono, in primis, Servizi sanitari primari accessibili alle fasce deboli, e non solo; Centri sociali che devono essere aperti verso giovani e famiglie ed essere teatro di nuove collaborazioni con altre realtà del territorio. Biblioteche di quartiere e aree circostanti quali luoghi da valorizzare in virtù del loro ruolo culturale, aggregativo ed educativo, nonché di presidio sociale in territori spesso periferici e attraversati da fragilità sociali. Oratori, identificabili in luoghi di aggregazione comunitaria, capaci di svolgere un ruolo nella costruzione dello scambio culturale. Mercati rionali che offrono forme di incontro e presidio sul territorio con ricadute in termini di coesione sociale nel quotidiano.  Scuola intesa quale luogo in cui gli spazi di aggregazione forniscono stimoli per la costruzione e la trasmissione di competenze. Spazi verdi che rappresentano per gli abitanti dei quartieri gli spazi di incontro e socialità, accessibili e attrattivi. Viabilità quale elemento per la connessione dello spazio. Attività commerciali che, dai grandi centri commerciali in periferia, prospettano tipologie di esercizi commerciali a cavallo tra il grande supermercato ed il negozio di “generi alimentari” del dopoguerra.  Ma questo concetto di prossimità, alla base della funzione della città, venne messo in discussione nel secolo scorso, quando i decisori le (ri)pensarono attorno ad un’idea di efficienza posta sulla specializzazione e sull’economia di scala. In ossequio all’efficienza furono realizzate porzioni di città specializzate (zone industriali, centri direzionali, cittadelle universitarie, centri per lo sport, quartieri residenziali-dormitorio, ecc.) In ognuna di queste zone, si è concentrata la specifica funzione dell’attività e dei servizi. Tali scelte hanno avuto un senso per le realtà grandi e inquinanti che andavano delocalizzate dalla città, così pure i lavori d‘ufficio dovevano essere concentrati nei centri direzionali per favorire lo scambio (allora) fisico delle informazioni. Poi si passò al commercio che, doveva avvenire nei centri commerciali (che divennero le nuove piazze). In sostanza si andò realizzando la città delle distanze a cui, però, la pandemia ci ha indotto a riflettere e ritenere quanto sia necessaria, invece, la prossimità dei servizi.

Il tema della prossimità, quindi, non è nuovo e va affrontato con rinnovato slancio:

– attraverso la (ri)costruzione di comunità.  Ma una comunità non si può progettare perché è una realtà che emerge da una molteplicità di eventi, ciò che si può fare è creare ambiente adatto e produrre stimoli che portino a generare incontri ed avviare conversazioni che creino comunità;

– ponendo attenzione alla relazione tra città. In effetti la città attuale è priva di cura dei propri abitanti- Essi sono intesi solo come utenti o clienti di servizi.

L’ipotesi è che per rigenerare una città che curi i propri abitanti serva sviluppare nuove comunità con una nuova generazione di servizi; – focalizzando la relazione tra la dimensione fisica e quella digitale della prossimità; la pandemia ha imposto una trasformazione sociale importante che ha posto il digitale quale fattore ormai imprescindibile delle ns comunità. Prossimità e cura, (pur radicate nel mondo fisico), hanno una sempre crescente componente digitale caratterizzata da piattaforme.  In buona sostanza, in materia urbanistica, quando si tratta di servizi, non si può non fare riferimento agli standard urbanistici di cui al DM 1444 del 1968. Partendo, quindi, dall’analisi della loro reale attuazione ed efficacia si è reso necessario cogliere la qualità dei servizi attraverso una sorta di misurazione del rapporto tra cittadini e città, soprattutto, durante la pandemia ed è da questi che bisogna partire per effettuare una rivisitazione coerente ed in linea con le trasformazioni sociali recenti verificatesi. L’auspicio del presente contributo è finalizzato a stimolare una rinnovata consapevolezza da parte della politica verso le nuove esigenze della collettività.  Ad essa bisognerà dare risposte attraverso una forma di rigenerazione urbana e sociale, che tenda alla costruzione di una comunità che curi, attraverso servizi collaborativi, i cittadini. Il compito è principalmente in capo ai Decisori della città essendo la città stessa l’Istituzione a cui spetta il compito di erogare e garantire i servizi, in senso lato; per questa ragione si rende non procrastinabile ripensare la ri-collocazione e la funzione dei servizi tradizionali attraverso una innovativa distribuzione coerente con le mutate esigenze urbane e con strumenti legislativi e normativi adatti ai tempi della città sempre più smart e competitiva.