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La fine delle ideologie del ‘900 non ha prodotto un mondo più sicuro

materie prime e smaltimento di produzioni in eccesso

by Giovanni Squame
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Foto by Governo.it

 

La fine delle ideologie che hanno caratterizzato il nostro Novecento ha prodotto un mondo più sicuro? Era la speranza dei buoni, ma da quel che si vede in giro sembra non essere così. Il mondo sotto l’influenza delle due grandi potenze aveva trovato un suo equilibrio. Si dirà l’equilibrio della paura e dei timori. Si ricorda l’episodio dei missili a Cuba e il fiato sospeso del mondo intero per il rischio molto temuto di un confronto militare dalle conseguenze incontrollabili. La saggezza dei principali protagonisti e l’appello del Papa scongiurarono i possibili tragici sviluppi. Oggi sarebbe possibile una condotta simile? Non pare che gli attuali protagonisti della scena mondiale abbiano una serena consapevolezza dei loro atti e dei loro comportamenti. La guerra di Putin contro l’Ucraina con una insensata invasione per la conquista di territori invocati come propri, rivela una sete di potere e una sorta di voglia di “grandezza” che è al di fuori della storia e della ragionevolezza. Così come dall’altra parte l’incertezza sul fronte palestinese e di Gaza rivela una non chiara razionalità che alimenta la gravità del comportamento di quelli che possono definirsi i “terroristi” al potere in Israele, fondamentalisti della Bibbia alla stregua del fondamentalismo islamico. Non viviamo in un mondo più sicuro, malgrado i rapidi progressi della tecnologia che avrebbe dovuto attenuare l’esposizione pericolosa ad esiti guerrafondai. Questi esiti sono tragicamente presenti e difficili da scongiurare.

La comunità internazionale e gli organi preposti a consentire che il mondo non precipiti nei disastri del Novecento, sembrano impotenti e poco o nulla influiscono sui singoli governi che, tra l’altro, aderiscono a tali organizzazioni. Il principio “fai da te” e l’interesse, legittimo o meno che sia, del proprio Paese è prioritario rispetto a quelli più generali della civile convivenza. Eppure il dovere dei governanti sarebbe quello di raccogliere l’afflato alla pace dei propri popoli, non esistendo, credo, un qualche popolo la cui aspirazione è la guerra. Un mondo quindi in perenne incerto equilibrio che assiste “attonito?” ai conflitti locali, se ne contano circa un centinaio nel mondo, molti dei quali non arrivano neppure alla cronaca giornalistica. Anche prima, quando il mondo era diviso tra Occidente e Oriente, localmente c’erano guerre e conflitti ed anche allora essi erano alimentati dalle grandi potenze per acquisire zone di influenza e nuovi mercati per l’acquisizione di materie prime e per lo smaltimento di produzioni in eccesso.

 

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