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La fughetta del Napoli

by Luigi Gravagnuolo
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Mea culpa, mea culpa. Comincio facendo ammenda su un’imperdonabile distrazione. Nel mio precedente pezzo sul campionato di calcio di serie A, citando le panchine già saltate, ne avevo ricordate due (Stroppa del Monza e Giampaolo della Sampdoria), viceversa erano state tre. Avevo dimenticato la prima, e la più penosa, quella del Bologna occupata dal grande Sinisa Mihajlovic che, pur affetto da una grave leucemia, continuava a garantire alla squadra felsinea la sua guida, affiancato tra gli altri dall’ottimo Emilio De Leo. Fu sostituito dopo la quinta giornata dall’attuale mister, Thiago Motta, uno che sa di calcio, ma che finora, in quattro partite, ha contato un pareggio e tre sconfitte, l’ultima quella di domenica pomeriggio allo stadio Maradona. Mihajlovic in cinque partite aveva racimolato tre pareggi e due sconfitte, stiamo lì. Paradossalmente l’unica vittoria in questo campionato il Bologna l’ha ottenuta alla sesta giornata contro la Fiorentina, quando in panchina non sedeva né il vecchio, né il nuovo mister, c’era bensì Luca Vigiani, un collaboratore della precedente gestione tecnica, mister di transizione. Segno che le carenze non stavano nel manico, ma nella lama: i felsinei dispongono di una rosa con limiti vistosi. Ma tant’è, il calcio è questo, i primi a pagare sono gli allenatori, e andiamo avanti.

Curiosamente anche lo scorso anno la decima giornata aveva visto confrontarsi al Maradona Napoli e Bologna. In quell’occasione il Napoli vinse per tre reti a zero con una rete di Fabian Ruiz e due rigori messi a segno da Insigne. Entrambi non fanno più parte della rosa azzurra. L’altro ieri è finita 3 a 2, ma il Napoli ha sofferto molto di più dello scorso anno, disputando la sua partita meno convincente di questa stagione contro un Bologna ben messo in campo da mister Motta.

Rispetto all’anno scorso la testa del campionato è molto cambiata. Allora già c’era stata la prima fuga, al primo posto, ex aequo, c’erano Napoli e Milan a 28 punti; dietro di loro il vuoto, la terza in classifica era l’Inter a 21 punti, la Juve aveva solo 15 punti in classifica. Alla fine lo scudetto lo vinse il Milan, il secondo posto fu dell’Inter che recuperò e scavalcò il Napoli, finito al terzo posto ed incalzato dalla sorprendente Juve, che per parte sua riuscì ad entrare in Champions.

Oggi la vetta è solo del Napoli, a 26 punti, due in meno dello scorso anno, ma soprattutto il gruppone non è stato staccato. Atalanta, Milan, Lazio, Udinese e Roma stanno nel giro di cinque punti di distacco, l’Inter è a otto punti, la Juve a dieci punti dalla vetta, uno in più dello scorso anno. Inter e Juve sono compagini potenzialmente capaci di rincorse sorprendenti. Dopo la decima nello scorso campionato i bianconeri distavano dal primo posto di tredici punti e finirono quarti, nessuno la sottovaluti. Il campionato insomma è ancora aperto ad ogni sviluppo, ognuna delle prime otto può giocarselo, compresa la ‘intrusa’ Udinese, che sta esprimendo un gran bel calcio, infiocchettato dall’eleganza tecnica di Deulofeu, una delizia a vederlo accarezzare il pallone.

In breve, pur se la fotografia della classifica pare configurare una leadership solitaria del Napoli, è solo illusione ottica. Quelle del gruppone di testa stanno ancora tutte lì, in due tre partite può cambiare la scena (facendo gli scongiuri ovviamente per noi napoletani).

La lotta per non retrocedere per ora sembra interessare le ultime cinque squadre, Lecce, Bologna, Verona, Cremonese e Sampdoria. Alla decima giornata dello scorso anno le ultime cinque erano Venezia, Spezia, Genoa, Salernitana e Cagliari, tre di esse poi retrocedettero in B. Anche in coda però non ci sono distacchi incolmabili, il gruppone in cui sono imbrigliate le squadre in lotta per non retrocedere è in realtà molto più vasto, va da Empoli e Torino in giù, in tutto dieci compagini. Anche qui con una ‘intrusa’, la Fiorentina che in molti in estate davano per componente certa del ‘condominio’ di quelle che si sarebbero giocate lo scudetto.

Quest’anno poi – ripetiamolo e non trascuriamolo – si svolgeranno due campionati, il primo, quello di apertura, è in corso e si concluderà il 13 novembre, alla quindicesima giornata. Sarà importante fare una valutazione più ponderata a quel punto, quando sarà definita la griglia di partenza del campionato di clausura, che comincerà il quattro gennaio. Ciò anche in considerazione del mercato invernale, che verosimilmente sarà svolto parallelamente ai mondiali del Qatar, con molti contratti che saranno depositati in Lega già il due gennaio.

In questo quadro e con queste cautele ci sentiamo di essere fiduciosi sulle prospettive del Napoli. Rispetto allo scorso campionato ha una rosa più fresca e più completa, lo spogliatoio è più coeso e saldamente in pugno al mister, e la squadra appare decisamente più solida, fisicamente e caratterialmente. Tant’è che stavolta gli azzurri si stanno imponendo anche in Champions, senza peraltro pagare dazio in campionato come spesso accade. Hanno però un punto debole, il portiere.

Non so come e perché fior di analisti sportivi e di ex calciatori, in particolare di ex portieri di grande valore, vedano in Meret il portiere più ‘tecnico’ del campionato. Lo scorso anno, a fronte delle sue insicurezze, sostenevano che era bravissimo, però non rendeva per quanto poteva perché penalizzato dall’alternanza con Ospina. Quest’anno è titolare fisso, eppure io gli ho visto disputare una sola partita tecnicamente ineccepibile, quella con la Cremonese. Poi sempre piccoli errori, mancate prese, respinte approssimative, incertezze nelle uscite, incapacità di dare certezze ai difensori. È andata bene che il Napoli abbia protetto comunque la sua porta grazie ai suoi grandi difensori e, soprattutto, a sincronismi difensivi impeccabili (chapeau mister Spalletti!), cosicché nello specchio sono arrivati pochi tiri, qualcuno dei quali è stato sventato in verità da eccellenti colpi di reni dello stesso Meret; il quale, va detto, per elasticità e reattività tra i pali non è secondo a nessuno. I problemi non li dà tra i pali, ma nella visione di gioco, nella personalità, nella capacità di guidare i difensori, nelle uscite. È andato tutto bene finché non si sono infortunati Rahmani, il vero regista della difesa, e Anguissa, la diga del centrocampo.  Senza quei due sono riemerse le lacune del portiere. La partita col Bologna è stata eloquente al riguardo. Il mister, la società, i compagni di squadra ovviamente lo difendono e sostengono, e non potrebbero fare altrimenti, ci mancherebbe. Io in cuor mio confido che tra novembre e gennaio Giuntoli e ADL risolvano il problema. Sarebbe un peccato dover rinunciare a grandi traguardi per mancanza di coraggio in una scelta improcrastinabile.

E qui chiudiamo la disanima di fine decima giornata. Intanto gli esoneri degli allenatori sono arrivati a quattro, è saltato anche Cioffi a Verona, sostituito da Bocchetti. Avanti il prossimo!