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La sfida della Intelligenza Artificiale

by Pietro Spirito
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Geoffrey Hinton, uno dei creatori dell’intelligenza artificiale, si è dimesso da Google per poter avere piena libertà di avvertire l’opinione pubblica sui rischi di questa tecnologia per il futuro dell’umanità. I progressi che si sono compiuti nel corso degli ultimi quattro decenni conoscono ora una improvvisa accelerazione.

Resta vero che le connessioni del nostro cervello sono pari a 300 trilioni rispetto ad un trilione al massimo che è il livello raggiunto dalla intelligenza artificiale. Però, l’algoritmo di Gpt4, il modello linguistico più recente, si basa su un meccanismo di apprendimento migliore rispetto a quello umano. All’orizzonte si dischiudono ipotesi di supremazia intellettuale delle macchine sull’uomo.

Come sempre accade, il progresso è un’arma a doppio taglio, come è accaduto con le ricerche sull’energia atomica. Stavolta tocca alla intelligenza artificiale. Già vengono utilizzate le tecnologie per il riconoscimento facciale, che servono a garantire sicurezza ed a combattere il terrorismo, ma anche a tenere sotto controllo gli avversari politici. I suoi sviluppi vanno osservati con estrema attenzione per i rischi che si possono generare, cercando di prevenirli.

Pensiamo ad esempio alle organizzazioni criminali, che potrebbero utilizzare questi strumenti sofisticati per incrementare le proprie potenzialità offensive, oppure agli hackers, che potrebbero certamente accentuare il proprio fattore offensivo nei confronti dei siti più delicati e strategici della rete.

I giudizi molto positivi della comunità scientifica sul futuro della intelligenza artificiale negli ultimi otto anni si sono dimezzati: sono passati dal 20% nel 2016 al 10% del 2022, secondo una ricerca condotta dall’Università di Stanford. La regolamentazione comincia a porsi qualche interrogativo sul rapporto tra intelligenza artificiale e pubblico degli utilizzatori.

All’inizio dello scorso aprile, il Garante per la Protezione dei Dati Personali (GPDP) aveva predisposto il blocco del servizio per gli utenti in Italia. L’Autorità italiana aveva contestato la mancanza di una chiara informativa sulla privacy rivolta agli utenti. In un secondo momento, aveva dato tempo fino al 30 aprile a OpenAI per mettersi in regola. A partire dallo scorso 28 aprile è nuovamente disponibile in Italia ChatGPT, chatbot di Intelligenza Artificiale (IA) sviluppata dall’azienda statunitense OpenAI.

OpenAI ha predisposto sul proprio sito un’informativa destinata a utenti e non utenti, senza limitazioni geografiche. Questa informativa illustra i principi alla base della raccolta dei dati personali e le modalità con le quali questi dati vengono utilizzati per l’addestramento degli algoritmi. Inoltre, ciascun utente ha la possibilità di opporsi a tale trattamento ancor prima di registrarsi al servizio.

In risposta al provvedimento dell’Autorità datato 11 aprile 2023, OpenAI ha implementato un servizio di controllo sulla correttezza dei dati diffusi dalla chatbot. Chiunque noti degli errori nelle risposte date da ChatGPT può mandare una segnalazione all’azienda e far cancellare l’informazione.

Infine, per quanto riguarda le limitazioni rivolte ai minorenni in Italia, OpenAI ha agito in due modi. Il sistema chiede agli utenti già registrati di dichiarare se sono maggiorenni o ultratredicenni e, in questo caso, di confermare se hanno il consenso dei genitori. Ai nuovi utenti, al momento della registrazione al servizio, la piattaforma chiede di inserire la data di nascita in modo tale da impedire l’accesso agli utenti infratredicenni.

Il GPDP si ritiene soddisfatto degli accordi raggiunti in collaborazione con OpenAI sul tema del rispetto della privacy. Ciò nonostante, i lavori dell’Autorità italiana non si esauriscono con il raggiungimento di questo obiettivo. Infatti, il Garante spera che OpenAI inserisca al più presto un sistema più efficace di verifica dell’età e che proceda alla creazione di una campagna di comunicazione che informi tutti gli italiani delle nuove misure adottate dall’azienda.

Ma cosa sta succedendo nella traiettoria prospettica del sistema sociale con l’affermazione della intelligenza artificiale? La storia economica del mondo sinora aveva sinora assegnato un ruolo centrale alle materie prime. Ce lo ricorda Alessandro Giraudo nel suo libro “Quando il ferro costava più dell’oro”. Add Editore. Ce lo ha ricordato in questi ultimi quindici mesi la guerra russo-ucraina, con le tensioni che si sono determinato sul costo dell’energia e del grano, con le ricadute inflazionistiche che si sono determinate.

L’intelligenza si sta sostituendo alle tradizionali materie prime come fattore determinante per la gerarchia tra le potenze mondiali e per la competitività internazionale. Sarà un percorso certamente ancora graduale, ma la tendenza è ormai segnata. Era già cominciata con internet e con la rete, che ha generato il potere delle piattaforme. L’impatto ora si sposterà sul lavoro.

Ne ho scritto in un libro appena uscito, “La digitalizzazione del lavoro”, Guida Editore. Saranno molte le professioni che potranno essere poste a rischio con l’industrializzazione della intelligenza artificiale. I lavori creativi sono stati, negli ultimi decenni, la sorgente per assorbire, almeno in buona parte, la distruzione di occupazione che era stata determinata dalla robotizzazione manifatturiera.

Ora si corre il rischio di aprire una nuova falla nel mercato del lavoro, determinata dalla capacità di elaborazione della intelligenza artificiale. Come è accaduto con la robotizzazione, ed anche in modo più massiccio probabilmente rispetto agli anni recenti, cresceranno gli impieghi nelle funzioni di tipo terziario al più basso livello del valore aggiunto.

Dovrebbe essere compito della politica, se ancora esiste, interrogarsi sulle traiettorie che la società potrà conoscere per effetto delle innovazioni dettate dalla intelligenza artificiale. Si apre una stagione nuova. La materia prima della conoscenza diventa terreno di confronto, e di scontro, per definire la gerarchia del mondo, sostituendo in tendenza le altre materie prima. Sarà la concretezza del lavoro che rappresenterà la cartina al tornasole di questi cambiamenti.

Ma la politica deve stare particolarmente attenta, perché i potenziali impatti di manipolazione della pubblica opinione che l’intelligenza artificiale può consentire, apre sfide anche alla democrazia ed ai sistemi istituzionali. Dentro un click si può nascondere il riscatto o la subordinazione di domani.