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L’armocromia della Schlein

by Piera De Prosperis
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Passando a un argomento più frivolo – ma forse non troppo visto che è parte importante della comunicazione, anche di quella politica – tu credi nel cosiddetto “power dressing”?

Allora, se sapessi che cos’è, ti potrei rispondere! Scherzi a parte, le mie scelte di abbigliamento dipendono sicuramente dalla situazione in cui mi trovo. A volte sono anticonvenzionale, altre volte più formale. In generale dico sì ai colori e ai consigli di un’armocromista, Enrica Chicchio.

Questo il passaggio della lunga intervista concessa da Elly Schlein alla rivista Vogue il 25 aprile, il cui sommario è Come combattere il rischio burnout? E il cambiamento climatico? Cosa le piace nel cinema e nella musica? Quali attiviste ammira di più? Ecco l’Elly-pensiero, a 360 gradi.

L’intento, riuscito, è stato quindi di conoscere la segretaria del PD in tutti i suoi aspetti, anche quelli, perché no, che riguardano il suo look. Ma cosa ha suscitato così tante critiche? Il suo pensiero programmatico trapela chiaramente dalle risposte date al giornalista Federico Chiara. E’ la Schlein che abbiamo votato, la giovane attivista piena di passione sui temi che ci sono più a cuore: le pari opportunità, l’ambiente, il lavoro. Ma il popolo della sinistra è un popolo anziano che, forse, ancora ritiene di sinistra solo coloro che indossano gli eskimo e i sabot. Ma ce ne sono ancora? L’abito non fa il monaco e neanche il politico di sinistra. Forse oggi è vero il contrario. La fluidità del nostro tempo non consente etichette di nessun genere, meno che mai sull’abbigliamento. Vi sarà capitato di sentire giovani rapper che al solo apparire mettevano i brividi per i tatuaggi, i piercing e tutto l’armamentario che questo comprende. Eppure, al primo approccio verbale mostravano competenze e conoscenze sui temi sociali che il più delle volte sono oggetto della loro comunicazione. Mi si potrebbe obiettare che stiamo parlando della segretaria di un partito che ha sempre fatto del rigore morale ed estetico la cifra del proprio essere. Con la scelta di farsi intervistare da Vogue, come quella di andare in televisione da Cattelan su una rete nazionale, la Schlein ha forse tentato di intercettare coloro che non seguono programmi tradizionali o leggono rotocalchi o piuttosto ha tentato di uscire dagli schemi. Anche la scelta di utilizzare, nell’intervista, un termine ai più sconosciuto come armocromista rientra in questa interpretazione. Il termine che per noi anziani, come per quasi tutto il popolo della sinistra storica, va cercato sul dizionario, è già stato oggetto di una puntata del programma Rai Cultura girato e condotto da Pif, giovedì 16 gennaio. In Caro Marziano Giorgia Burini, consulente di immagine esperta di armocromia, ha scherzosamente aiutato Pif, uno dei personaggi più spettinati della TV, a individuare la palette (tavolozza) dei suoi colori amici, capaci di valorizzarne il viso e di orientarlo nella scelta delle tinte base del suo guardaroba. Le stagioni inverno, primavera, estate ed autunno rappresentano colori più o meno affini al nostro carattere. Non a caso Enrica Chicchio ha definito invernali i colori scelti per la Schlein. Sembra che l’armocromia sia abbastanza diffusa sul territorio: niente di male, non obbliga a sospendere il giudizio, si tratta di suggerimenti che possono o no essere accettati. Per una persona così impegnata, un consulente di immagine è certamente un aiuto indispensabile. Del resto la politica è sempre più spettacolo, è sempre più necessario essere accettati, oltre che per i contenuti, per come ci si offre ad un pubblico che aspetta al varco, pronto a criticare e distruggere salvo poi dimenticare tutto dopo poche ore dall’attacco. Se la Schlein deve andare in scena, perché non dovrebbe stare attenta alla palette dei colori indossati per essere subito riconoscibile ed iconica? Se vuole sottolineare il proprio ruolo dirigenziale il modo di vestire sobrio ed elegante, giocato sui colori che più le donano e la caratterizzano è necessario.

Enrica Chicchio (l’armocromista pagata fino a 300 euro l’ora ma a spese della sua committente) ha così commentato la polemica: Non mi piace il concetto di ‘power dressing’, non è più il tempo del potere e della prevaricazione per affermarci sugli altri. Abbiamo bisogno di autenticità, di un look che rappresenti noi stessi. L’unica armatura di Elly è il potere delle sue idee. Saranno la sua passione e adesione ai suoi ideali a difendere il suo (difficile) lavoro”.

La Schlein va avanti per la sua strada, molto convinta di quello che dice, pronta ad entrare in connessione con tutte e tutti, con un linguaggio inclusivo ed aperto.