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Lettere dal porto di Napoli a ‘loro’ insaputa

by Flavio Cioffi
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Funziona sempre così. Quando viene il momento di rinnovare il vertice dell’Autorità portuale, gli addetti ai lavori si scatenano. Tra aziende che difendono i propri affari, aspiranti manager, politici interessati e sindacati scontenti, si scatena puntualmente un putiferio nel tentativo di condizionare la scelta del nuovo presidente. Le pressioni su chi deve decidere, ossia il ministro dei trasporti e la Regione Campania, diventano esplicite e tambureggianti. A tratti colorite. Si susseguono interviste, dichiarazioni, lettere aperte alle Autorità, appelli e raccolte di firme. E questa è solo la punta dell’iceberg. Sottotraccia, nei corridoi dei Palazzi, i lobbisti lavorano alacremente. E’ naturale che accada, gli interessi in gioco sono enormi. Su tutti, però, dovrebbe prevalere quello generale della collettività. Il porto non è proprietà privata, è di tutti.

Pietro Spirito, attuale presidente dell’Autorità portuale del Mar Tirreno centrale che comprende i porti di Napoli, Salerno e Castellammare di Stabia, termina il suo mandato tra un paio di settimane. Sarà riconfermato?

A chiederlo esplicitamente è stato il Propeller Club di Napoli, l’associazione culturale degli imprenditori del mare, secondo il quale “dopo dieci anni di immobilismo nel porto di Napoli, Spirito ha saputo riavviare la macchina del porto, ha tra le altre cose portato a termine i dragaggi, la missione impossibile degli ultimi vent’anni, ha riavviato il progetto del waterfront, fermo dal 2004, con il completamento dell’Immacolatella Vecchia e l’avvio dei lavori al molo Beverello”.

A favore della riconferma anche la petizione, su change.org, diretta alla Ministra De Micheli, che ha raccolto ad ora oltre 160 adesioni. Dal direttore del Mann a quello del dipartimento di Architettura della Federico II, dal direttore dell’Iriss Cnr al presidente Inu Campania, solo per citarne alcuni. “Si auspica – si legge nell’appello – che l’attuale governance dell’AdSP possa proseguire, in continuità, il dialogo con la comunità culturale e scientifica e con le associazioni, garantendo le collaborazioni e i progetti in corso, in una visione del porto come bene comune”.

La pensano diversamente ben 26 aziende operanti nel porto di Napoli, titolari di concessioni demaniali, che hanno scritto una lettera alla De Micheli contro la riconferma di Spirito. Si tratta di grandi aziende che fanno parte di grandi gruppi, secondo le quali il porto verserebbe in “una situazione di intollerabile paralisi amministrativa”. Infatti “…nessuno dei numerosi progetti e iniziative che le scriventi imprese hanno provato a portare a Napoli ha avuto il minimo seguito da parte dell’Autorità”. Si chiede quindi “un interlocutore istituzionale collaborativo e ‘facilitatore’”.

Chiaro no? Non proprio. Perché subito dopo la diffusione della lettera sono arrivate le smentite. GNV (che figura tra i firmatari) e la sua Capogruppo (Aponte?) hanno diramato un comunicato stampa nel quale dichiarano “di non aver autorizzato la sottoscrizione della stessa in proprio nome e conto, non ritenendo opportuno né istituzionalmente corretto intervenire in materia di nomine pubbliche”. Pare che anche altre aziende non sapessero di aver firmato la lettera incriminata. Da ultimo, a indebolire il fronte del no, Sipotra – la Società italiana di politica dei trasporti – “conferma la sua stima e la sua vicinanza all’amico Pietro Spirito” del quale apprezza “l’integrità e l’indipendenza”.

Chi al contrario non sembra apprezzarle è la Fit Cisl Campania, il cui segretario contesta all’attuale AdSP di non essere riuscita “a fare sistema tra i porti di Napoli e Salerno”. Con la conseguenza che “ogni impresa … è andata in giro per il mondo ad intercettare nuove fette di mercato”.  Ma anche il fronte sindacale non sembra unito, se è vero che le altre sigle si apprestano a diramare un comunicato a favore della riconferma di Spirito.

Per buona misura, anche i 5Stelle napoletani si sono fatti sentire. Il senatore Vincenzo Presutto ritiene infatti “che i risultati raggiunti non siano meritevoli di conferma. Anzi, ritengo che l’intero quadro di vertice non debba essere confermato”.  Ed auspica una “rivoluzione culturale”.

Dal canto suo Spirito ha rilasciato un’intervista al Mattino. “Ognuno difende il suo orticello senza badare all’interesse complessivo”. A suo dire, il primo obiettivo degli imprenditori portuali napoletani sarebbe quello di “ostacolarsi a vicenda … E allora, ora, hanno individuato me come bersaglio. Vogliono mano libera per continuare a fare del porto di Napoli un terreno di scontro … Vogliono uno prostrato ai loro interessi”.

Fra lettere sottoscritte all’insaputa (?) dei firmatari, aziende che chiedono un presidente “facilitatore” (perché non un consulente commerciale?), sindacati contrari al mercato estero e politici locali che richiamano Mao, ci si sente cadere le braccia. Anche noi vogliamo un presidente prostrato agli interessi, ma a quelli dei cittadini e dei lavoratori.