fbpx
Home Letture L’importanza della lettura oggi

L’importanza della lettura oggi

by Piera De Prosperis
0 comment

Cosa significa “leggere”? Ognuno ne dà una definizione diversa: documentarsi, studiare, approfondire, distrarsi, prendere sonno… Spesso chi ormai ha superato gli anta è portato a rimpiangere l’età della giovinezza, quando leggere era “normale”, quando a Natale i libri erano un regalo frequente, se confronta quegli anni con l’attuale situazione di rifiuto della lettura da parte di figli e nipoti.

Ma “prima” la lettura era davvero così amata e diffusa? Se per me era sicuramente un piacere prezioso e insostituibile, avevo tanti amici che preferivano altro. Per una ragazzina degli anni ’60/’70 come me la lettura rappresentava un rifugio dalla solitudine, un angolino personale in cui trascorrere i lunghi pomeriggi senza compiti e senza amici. I miei coetanei, che non leggevano o leggevano solo su spinta dell’insegnante, avevano le sezioni di partito in cui discutere di politica, gli oratori delle chiese che riunivano i giovani, le partite di calcio da giocare o da ascoltare alla radio. La scuola assegnava dei classici da leggere, ma non si andava oltre Verga, Pirandello, Svevo… certamente Pasolini non rientrava fra gli autori solitamente proposti, se non grazie a qualche professore politicamente impegnato. Neanche allora la scuola aveva il potere di indurre alla lettura, di affascinare i giovani. La lettura era fondamentalmente una scelta personale e indotta, nel bene e nel male, da una sostanziale solitudine.

Oggi è internet che allevia le solitudini di tanti giovani, è la piazza virtuale a fare da angolino personale. Come scrive Raffaele Simone (cfr. La terza fase. Forme di sapere che stiamo perdendo. Laterza), è ormai il tempo dell’homo videns. L’uomo di quest’epoca ha più amichevolezza con i messaggi audio, video e digitali che con il testo scritto ed alla sequenzialità ha sostituito la simultaneità, incorporando un ritmo veloce e incalzante in luogo di quello, più lento, che caratterizzava la nostra generazione.

Vedere i nostri figli sempre in rete ed ossessivamente connessi ci preoccupa, ma forse non dovrebbe. Si tratta solo del modo in cui oggi si manifesta la difficoltà a costruire relazioni tipica dell’età adolescenziale, amplificata dalle infinite possibilità offerte da internet. Accusare la scuola di non far leggere, di aver fatto perdere questa sana abitudine ai ragazzi e di non riuscire a coinvolgerli significa, come al solito, trovare il capro espiatorio di una situazione determinata da fattori esogeni, in questo caso l’evoluzione tecnologica.

Non si torna indietro, ma è pur vero che si può recuperare per altra via ciò che ormai appare come un reperto archeologico. Ritrovare il rapporto con la lingua madre attraverso il contatto (anche fisico) con il libro, visto non come altro da sé ma come parte integrante del proprio mondo, può essere la strada privilegiata per ridare corpo ad un’abitudine sana e costruttiva. Ad una competenza che non solo gli adulti desiderano non vada perduta, ma che anche i ragazzi stessi sanno valorizzare: spesso basta un suggerimento, un’osservazione su un testo, perché essi si incuriosiscano e chiedano di più. A maggior ragione, quindi, la lettura potrebbe diventare dimensione importante della loro vita: alternativa ma non sostitutiva della rete.

Quali possono essere le obiezioni di un giovane “non lettore”? E cosa possiamo rispondere noi lettori adulti? Facciamo qualche ipotesi:

«L’oggetto libro è pesante, più faticoso da maneggiare o portare con sé rispetto ad un cellulare»: proviamo ad usare gli e-book!

«Leggere è da vecchi»: facciamo conoscere i luoghi dei libri! Rendiamo loro familiari le librerie e le biblioteche, che spesso propongono iniziative grazie a cui i testi scritti si fanno performance, come gli incontri con scrittori e cantautori.

«Nei libri si raccontano storie che non interessano a nessuno»: Cos’è che rende efficace un racconto? Cosa ci consente di entrare nella storia e di partecipare ai fatti che vengono raccontati? Di fronte a queste domande risulta evidente che gran parte del fascino che un testo esercita su di noi è data dall’immedesimazione. Allora proponiamo dei testi che facilitino questa operazione di transfert! Come afferma Milan Kundera, il problema della vita è che nessuno possiede le istruzioni: tutto ci accade per la prima volta e non sappiamo come affrontarlo. In questo le buone storie ci sono d’aiuto, ci appassionano proprio perché vediamo i personaggi alle prese con lo stesso tipo di sfide che affrontiamo ogni giorno.

Inoltre, molte “buone storie” dimostrano il loro successo propagandosi ad altri mass media, innanzitutto al cinema e alla televisione ma anche ai videogiochi. Basti pensare a Il Signore degli Anelli di Tolkien o al commissario Montalbano di Camilleri, che può vantare numerose repliche televisive. Perché non seguire dunque il percorso inverso? Si potrebbe partire dal film per far scoprire il testo. E Gomorra, la serie che fa tanto discutere? I ragazzi conoscono il libro di Saviano a cui è ispirata?

A noi adulti, genitori ed educatori, spetta il compito di non lasciare soli i ragazzi. Anche nella lettura: leggiamo con loro e confrontiamoci, discutiamone, prendiamo le difese di questo o quel personaggio. E’ nella condivisione che un libro compie davvero la sua missione, completando il suo ruolo nella nostra storia personale e in quella dei nostri figli.

di Piera De Prosperis