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Ora è guerra in Ucraina

by Pietro Spirito
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Durante la notte è cominciata una operazione militare su larga scala con la quale l’esercito russo sta invadendo l’Ucraina.

Per ora sono nel mirino infrastrutture militari e civili strategiche, ma è probabile che si tratti solo della prima fase di una offensiva ancora più penetrante.

Lo si capisce dalle parole che sono state pronunciate da Vladimir Putin poco prima dell’inizio dell’attacco, in piena notte. L’obiettivo è la sconfitta definitiva di un governo ucraino definito dal leader russo nazista, che minaccia le Repubbliche del Donbass in difesa delle quali è stata avviata questa azione militare.

Putin ha dichiarato che non saranno tollerate interferenze e che la Russia è pronta a tutto, anche ad intraprendere azioni che non sono state mai viste. Quest’ultima è ovviamente la parte più drammatica del discorso del leader del Cremlino.

Ora appare davvero chiusa completamente l’opzione diplomatica, considerato che l’attacco portato alle principali città ucraine costituisce certamente un atto di aggressione ad uno Stato sovrano, pur se le motivazioni di Putin formalmente parlano di una richiesta di soccorso venuta dalle Repubbliche di Donbass.

La comunità internazionale di trova di fronte al secondo bivio di questa crisi. Basterà soltanto inasprire le sanzioni con un secondo giro di vite oppure saranno prese in considerazione anche altre opzioni per fermare l’avanzata militare russa in Ucraina?

Putin ha detto che l’esercito russo non intende occupare stabilmente l’Ucraina: questa operazione intende sradicare un regime nazista e garantire la sicurezza della Russia. Detto in altri termini, l’obiettivo consiste nel mettere al governo della Ucraina un regime filorusso, assicurandosi che non sarà mai più possibile che si possano determinare le condizioni perché l’Ucraina possa rientrare nella sfera di influenza della NATO oppure richiedere l’adesione alla Unione Europea.

Si torna in qualche modo alle radici lontane di questa crisi, quando il leader filo-russo Viktor Fedorovyč Janukovyč perse nel 2014 le elezioni. Da allora si è aperta una faglia sul fronte orientale che ora determina una drammatica svolta.

La traduzione dell’Ucraina come marca di confine appare in tutta la sua sinistra configurazione.