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Pasqua Napoletana

by Giulio Espero
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La notizia è di ieri. Nel corso delle indagini sull’incredibile crollo all’Ospedale del Mare dello scorso 8 gennaio, sono stati emessi ben 21 avvisi di garanzia. Un atto dovuto, come si dice, per consentire la rimozione delle macerie garantendo i diritti della difesa. A breve si procederà alla nomina dei periti del tribunale. Il provvedimento era nell’aria e sono rimasti coinvolti tecnici di primissimo piano, nomi molto noti in città. La vicenda è seria proprio in quanto apparentemente assurda, non si tratta di chissà quale opera ingegneristica ma di un semplice solaio destinato a reggere un carico modesto, e merita ogni cautela.

Nel contempo, forse non a caso, la stampa locale segnala che sono passati ben 184 giorni da quando è stata chiusa al traffico per problemi strutturali la Galleria Vittoria, uno dei più importanti snodi viari della città. Pare che finanche il progetto dei necessari lavori di messa in sicurezza sia ancora al palo. Non è successa la rivoluzione perché a causa dell’emergenza epidemiologica il traffico è estremamente ridotto.

Vale forse la pena di fare una riflessione sul particolare momento che sta vivendo la città di Napoli.

La sensazione, opprimente, è quella di una città alla deriva, dove entrambe le amministrazioni, quella comunale e quella regionale, sembrano aver perso il bandolo della matassa. De Magistris si avvia alla fine naturale del suo mandato con un andamento malinconico, privo di una qualsiasi parvenza di idea di futuro. De Luca si limita a cavalcare l’emergenza senza uno straccio di programmazione concreta.

Mancano sei mesi all’elezione del sindaco della terza città d’Italia e siamo ancora alla solita girandola di candidature ed autocandidature. Anche se i nomi che circolano a dir la verità sono di tutto rispetto, parliamo del presidente della Camera Fico, dell’ex ministro Manfredi, del magistrato Maresca, senza dimenticare l’outsider Bassolino, non abbiamo ancora percepito il progetto di città che propongono.

Una partita, giocata forse più a Roma che a Napoli, sulla quale incombe l’aria asfittica delle cosiddette stanze del potere. La politica attuale, molto lontana dall’essere una politica di profondità e spessore, sembra aver abbandonato definitamente l’idea di governare i processi di sviluppo della città partenopea. Aldilà di uno sterile toto nomine, al quale i napoletani non sembrano peraltro interessarsi, sarebbe utile che i candidati in pectore ci facessero conoscere i loro piani. Sui progetti del Recovery Fund per Napoli, per dirne una.

E invece no, all’orizzonte solo parcheggi crollati e gallerie bloccate. E non ci vengano a raccontare chiacchiere sulle competenze che dovrebbero venire a salvarci. Dopo il Governo dei “migliori” anche il Comune dei “migliori”. Sarebbe preferibile un sindaco politico, legato al territorio e a chi lo abita, piuttosto che uno “scienziato” autoreferenziale.

E noi, come gli agnellini, aspettiamo rassegnati il nostro destino. Buona Pasqua napoletani!