Credo sia stato ragionevole aspettare ad esprimere valutazioni sul nuovo Governo che avesse completato l’iter: esito delle elezioni-incarico da parte del Presidente della Repubblica-discorso di insediamento della Presidente Meloni-composizione dell’Esecutivo-primi provvedimenti del Consiglio dei Ministri.
Ma ora che il quadro comincia a farsi più chiaro ci possiamo consentire alcune prime valutazioni sulla caratura di questo Governo, a partire da un aspetto generale che mi sembra piuttosto evidente: sarà un Governo a forte trazione Meloni, con limitata possibilità di azione da parte dei vari comprimari.
Per rendersene conto basta vedere qual è il livello dei leader dei due partiti fiancheggiatori: Berlusconi è ridotto ormai ad una grottesca caricatura di se stesso e dialoga solo con una ristretta cerchia di persone inconsistenti dal punto di vista intellettuale, culturale e politico; Salvini è un isolato ed è considerato perdente dalle persone di maggiore spicco della Lega, che stanno costruendo il percorso più adeguato per estrometterlo definitivamente.
Quanto ai Fratelli d’Italia i suoi esponenti, fatta salva la Presidente e pochi altri casi isolati, sono dei perfetti sconosciuti di cui non è dato sapere se abbiamo un profilo, né alto né basso.
E’ da questo quadro d’insieme che dobbiamo partire per valutare quanto questo Governo risponda alla reiterata affermazione di voler essere di alto profilo.
Divagazione 1: sull’ossimoro “destra-alto profilo”
Davvero qualcuno ha creduto che la destra potesse fare un governo di alto profilo?
I governi sono fatti di persone che nel nostro caso sono 63: 24 Ministri e 39 Sottosegretari. E dove li trova la destra 63 figure il cui livello intellettuale e culturale e la cui storia politica consentano di dire che sono di alto profilo?
Di fatto facendo un quadro riassuntivo ne troviamo quattro-cinque con cui – ferma restando una siderale distanza politica – si potrebbe parlare; poi vi è un consistente numero di persone che per vari motivi sono impresentabili e non dovrebbero mai fare parte del Governo di un Paese civile; infine campeggia una corposa componente caratterizzata da una sconfortante mediocrità.
Questa è la realtà con cui abbiamo a che fare, a conferma del fatto che in questo Governo l’associazione “destra-alto profilo” è un macroscopico ossimoro.
Divagazione 2: sulla resurrezione dei medici no-vax
Questo provvedimento varato dal Consiglio dei Ministri è stato difeso strenuamente dalla Presidente Meloni inquadrandolo nella logica di rompere con l’impostazione del precedente Governo, che ha detto (usando un termine sbagliato) era di tipo ideologico, volendo dire che non era basato su evidenze scientifiche ma su posizioni di parte.
Credo che difficilmente avrebbe potuto dire una sciocchezza più grande e così palesemente contraria all’evidenza di quanto è accaduto negli scorsi due anni.
Ma dove stava la Presidente Meloni quando in piena esplosione della epidemia e senza avere esperienze cui fare riferimento veniva insediato (20 febbraio 2020) un Comitato Tecnico Scientifico composto da illustri personalità della scienza medica (per tutti: Locatelli, Presidente del Consiglio Superiore di Sanità; Brusaferro, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità) che ha seguito costantemente l’evoluzione del virus emanando direttive per il suo contrasto, compreso l’aspetto particolarmente delicato dell’obbligo di vaccinazione per i medici ospedalieri?
E su questo punto esiste una cosa più ragionevole che obbligare a vaccinarsi i medici che stanno a contatto con le persone ospedalizzate? In realtà quello che bisognerebbe chiedersi è se ha diritto ad esercitare il suo mestiere un medico che si è dichiarato contrario all’uso del vaccino contro il virus, uno che evidentemente non si intende di medicina e che con questo suo comportamento mette a repentaglio la salute dei pazienti.
Nulla di più corretto che aver tenuto questi irresponsabili lontano dagli ospedali, e nulla di più irresponsabile consentire loro di tornare – non vaccinati – a contatto di persone ospedalizzate: sono dei potenziali untori autorizzati dal Governo.
Divagazione 2: sull’elogio dell’incompetenza
La competenza è un altro dei punti sbandierati dalla Presidente nel periodo di formazione dell’esecutivo, ma le scelte fatte su alcuni dicasteri disattendono clamorosamente questa affermazione.
Il caso più eclatante riguarda il “Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili”, perché il fatto che sia stato affidato all’on. Matteo Salvini rappresenta un macroscopico elogio dell’incompetenza.
Come è noto si tratta di un dicastero che richiede forti competenze in un campo molto ampio: strade, ferrovie, porti, aeroporti, acquedotti, scuole, opere pubbliche in generale, nonché l’intero versante dei trasporti – via mare, terra e aria – al quale in un periodo di scelte intelligenti (2006-2008) era stato dedicato un apposito Ministero dei Trasporti.
Ed è anche il dicastero destinatario di ingenti risorse, a partire da quelle del PNRR che vanno utilizzate secondo i rigorosi criteri fissati dalla Comunità Europea. Ora è del tutto evidente che l’on. Salvini ignora completamente l’intera materia, per cui quello che ci dobbiamo aspettare è di veder andare allo sbando un comparto al quale è affidato in misura consistente il rilancio dell’economia del Paese.
Non è un caso che il neo Ministro abbia detto che come prima cosa bisogna realizzare il Ponte sullo Stretto, adducendo motivazioni che dimostrano l’assoluta misconoscenza della questione.
Come ho ricordato in un precedente intervento su questo giornale, la cinquantennale storia del Ponte si è ormai trasformata in una telenovela in cui tutti parlano a ruota libera senza sapere di che.
Ma fortunatamente in questo frattempo sono maturati studi sui vari aspetti della questione – sismico, urbanistico, ambientale, logistico – sono stati pubblicati molti lavori e si è formata la diffusa consapevolezza che si tratta di un’opera caratterizzata da due requisiti: essere inutile per le finalità che si propone; essere dannosa dal punto di vista dell’ambiente e dell’assetto urbano e territoriale dello Stretto di Messina.
A difendere la sua realizzazione sono rimasti solamente gli affaristi e gli sprovveduti, ai quali questo Governo sembra voler dare nuovo fiato.