Il territorio ricadente nella giurisdizione della Procura di Torre Annunziata rappresenta una realtà complessa sotto il profilo ambientale. La forte antropizzazione, i comportamenti illeciti, il mancato completamento del sistema infrastrutturale fognario e depurativo, l’inquinamento del fiume Sarno, per tacere dei recenti roghi sul Vesuvio, determinano un quadro problematico sul quale è indispensabile e urgente intervenire.
La Procura oplontina è particolarmente attiva, sia nel perseguimento dei reati che nello stimolo alla concreta risoluzione dei problemi, abbiamo quindi chiesto al Procuratore Capo Alessandro Pennasilico di aiutarci a capire lo stato dell’arte ed illustrarci il lavoro della Procura.
Dottore, cominciamo dagli incendi.
L’estate scorsa è stata disastrosa per quanto riguarda gli incendi sul Vesuvio e sul monte Faito. Io guardavo dalla finestra del mio ufficio e vedevo fiamme alte qualche centinaio di metri. Abbiamo seguito gli eventi con molta attenzione, sia per quanto riguarda gli interventi che dal punto di vista investigativo, e abbiamo individuato due responsabili di incendi dolosi. Si tratta di piromani.
Ma vi sono altre ipotesi di responsabilità: interessi di dipendenti pubblici a mantenere l’allerta in questo campo; criminalità organizzata; tentativi di ottenere autorizzazioni dalla P.A.; ecc. Ci siamo coordinati con le altre Procure competenti, Napoli e Nola, e abbiamo avviato una serie di indagini approfondite, che al momento non sono ancora concluse, per cogliere il fenomeno nelle sue giuste dimensioni.
Esiste un problema di rifiuti?
Sin da quando, nel gennaio 2013, sono venuto in questo territorio bellissimo e disgraziato, che va da Torre del Greco fino a Punta della Campanella, all’interno risale sul Vesuvio e sul Faito, e comprende Pompei con i suoi scavi, Castellammare e via dicendo, un territorio ricco e problematico di 500.000 abitanti, ho avviato un accertamento a tappeto chiedendo a tutti i Comuni di dirci le modalità di gestione dei rifiuti nel loro territorio, le ditte appaltatrici, ecc. Con qualche sollecitazione, tutti i Comuni ci hanno via via risposto e, fermo restando che ci sono delle difficoltà, complessivamente non abbiamo un problema di inquinamento legato allo smaltimento dei rifiuti. In questi termini ho risposto alla Procura Generale in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario.
E veniamo al fiume Sarno.
L’inquinamento del fiume Sarno è certamente una priorità dei nostri interventi e della nostra attenzione. In passato ci si è mossi sulla scorta di indicazioni un po’ frammentarie e quindi abbiamo deciso di fare un’indagine strategica, di sistema. Non mi piace usare questi termini, ma il Sarno attraversa così tanti Comuni che per la Procura è un tema sempre aperto, oggetto del lavoro di una specifica Sezione del nostro Ufficio che si occupa di ambiente.
Quando mi sono insediato ho quindi avviato un accertamento molto approfondito, il cui esito non è rilevante tanto dal punto di vista giudiziario, l’opera utile che secondo me abbiamo svolto è piuttosto una complessiva consulenza, sempre aperta, affidata al professor Massarotti, il quale ci ha messo tanta passione da collaborare oggi senza compenso, in un percorso conoscitivo prima ancora che repressivo. Abbiamo raccolto una serie di dati, accompagnati da un’imponente relazione, che abbiamo messo a disposizione anche della Regione. Ferme restando le reciproche competenze e che anche l’Amministrazione può essere oggetto della nostra attenzione, abbiamo ritenuto di condividere questo immenso lavoro fatto sull’inquinamento del fiume.
La Procura sta dunque svolgendo un ruolo di supporto e di stimolo. Ma è giusto?
No, non è giusto. Nella mia vita professionale difficilmente ho puntato ad un’opera di supplenza dell’Amministrazione. Il punto è che ci sono realtà nelle quali le amministrazioni spesso si alternano e chi arriva non conosce la situazione precedente, mentre noi riusciamo ad offrire una visione anche storica di certi fenomeni. Per cui, fermo restando che rappresenta un’assoluta eccezione che il Procuratore metta a disposizione atti ad un’altra Amministrazione, abbiamo ritenuto che il nostro materiale potesse essere utile anche alla Regione. Tanto che lo scorso maggio, su nostra sollecitazione, abbiamo incontrato il Presidente De Luca per parlare dei problemi principali del Sarno ed è stata un’interlocuzione molto utile.
Se si ripulisce il fiume Sarno e quindi anche i comuni più vicini alla foce, Castellammare, Torre Annunziata, ecc., possono avere un’acqua pulita come quella della costiera, questo territorio può di molto migliorare sia sotto il profilo della vivibilità che turistico.
La sua Procura si sta occupando anche delle continue esondazioni del fiume?
Sì e ci è stato detto che le cause sono le più varie. A queste, per il momento, non abbiamo collegato responsabilità penali.
Ma quella del Sarno è una problematica generale che va oltre le responsabilità del singolo amministratore. Passi avanti sono stati fatti, anche abbastanza significativi, mi piace pensare anche grazie alla nostra attenzione, però il problema è talmente grosso che se i Comuni non collaborano a livello regionale non si risolve.
Arriviamo e troviamo una certa amministrazione che ha determinati poteri, una particolare finalità e determinati mezzi a disposizione. Poi, passa un po’ di tempo, e cambia il responsabile che cambia anche qualifica: una volta è un direttore, una volta un sovrintendente, un’altra volta un dirigente o un commissario. Al quale sono stati conferiti una volta dei poteri un’altra volta degli altri. Con obiettivi che cambiano anche loro. Perché è cambiata l’Amministrazione, oppure si devono dare certe risposte all’Europa, ecc. ecc., e cambia l’intervento e cambiano in particolare i finanziamenti. In tutte queste vicende di amplissimo raggio la Giustizia entra con qualche difficoltà, sono i casi in cui appunto l’Autorità Giudiziaria svolge una funzione sostitutiva o di supplenza che può piacere o non piacere, ma non ce l’andiamo a cercare, ce la troviamo proprio lì sulle nostre scrivanie. Noi facciamo il nostro lavoro, ma è chiaro che sono altre le amministrazioni che devono risolvere il problema.
La procura si avvale spesso, anche con funzioni di polizia giudiziaria, del personale delle Capitanerie di porto.
Le Capitanerie fanno un grande lavoro per noi, questo è un territorio dove non c’è distinzione fra terra e mare, e hanno collaborato in tante indagini relative al Sarno e non solo, il rapporto è molto stretto. Penso, ad esempio, al fenomeno solo apparentemente secondario dei “datterari”, che in realtà è pesantemente inquinante, si abbattono scogli di grandissime dimensioni per rifornire ristoranti compiacenti che vendono i frutti di mare a prezzi folli.
Usciamo un po’ fuori tema e spostiamoci sugli scavi di Pompei.
Gli scavi rappresentano un patrimonio tale che è difficile non avere niente in ballo in certi momenti. Tante volte svolgiamo una serie di indagini che magari non arrivano a definire responsabilità di tipo penale, ma individuano criticità di ogni genere.
Dai “chiammisti”, persone che appunto chiamano i turisti, agli appalti, ai limiti dell’attività sindacale, quanto cioè si possa considerare ancora rientrante nei diritti sindacali bloccare di domenica migliaia di turisti magari per un’assemblea, tema delicatissimo.
Attorno a questa grandezza che tutto il mondo ci invidia ci sono anche piccoli fenomeni: le bancarelle; i bus turistici che si fermano in prossimità di un ristorante piuttosto che di un altro; se gli stessi siano autorizzati ad attraversare il territorio comunale per raggiungere il Santuario o debbano pagare una tassa chilometrica; quanto abbia inciso l’apertura di un mega centro commerciale sull’economia delle bancarelle; e potrei proseguire a lungo.
Si può dire, in conclusione, che su questo territorio esiste un problema di emergenza ambientale complessivo, ma non di disastro?
Direi di sì alla luce di tutto quello che abbiamo accertato fino ad ora. In realtà mancano gli automatismi di funzionamento ed è necessario verificare incessantemente il lavoro delle Amministrazioni. Abbiamo arrestato il sindaco di Torre del Greco in relazione allo smaltimento dei rifiuti.
A chi rivolgerebbe un appello finale?
Sempre ai cittadini, che devono acquisire coscienza dei problemi e rendersi conto che alla fine riguardano il campo di gioco o la spiaggia dove portano i loro figli.
Stiamo cercando di lavorare, però, e vediamo come va.