Lo scorso 28 giugno è stato presentato presso la Procura della Repubblica di Napoli Nord, ad Aversa, lo studio sull’impatto sanitario degli smaltimenti e delle combustioni di rifiuti, svolto dall’Istituto Superiore di Sanità – ISS su mandato e in collaborazione con la Procura stessa.
Il progetto è frutto di un accordo tra le due Amministrazioni del giugno 2016 e ha una durata quadriennale. Il rapporto presentato illustra quindi la metodologia seguita e dà conto dei primi tre anni di attività.
Sul territorio esaminato di competenza della Procura aversana, 38 Comuni per 426 kmq e una popolazione di circa un milione di abitanti, sono presenti 2767 siti di smaltimento controllato o abusivo di rifiuti, anche pericolosi, in 653 dei quali risultano avere avuto luogo combustioni illegali. 354.845 abitanti risiedono entro 100 metri da almeno un sito, ma spesso più d’uno. Sono stati riscontrati eccessi di mortalità e di incidenza per tutti i tumori, a meno delle malattie oncologiche nella fascia pediatrica-adolescenziale che, al contrario, non hanno registrato eccessi.
Questo, in estrema sintesi, è quanto emerge dall’analisi dei dati disponibili e non è tranquillizzante. Per offrirvi un’informazione più completa questo giornale pubblica anche le slide presentate a corredo delle relazioni dei tecnici dell’ISS, oltre all’intervento del Ministro dell’Ambiente Sergio Costa.
Attenzione, non è stato stabilito, né si intendeva farlo, alcun rapporto di causa effetto tra inquinanti e patologie, ma l’analisi presenta un significativo strumento investigativo e non solo.
Il Procuratore Capo, Francesco Greco, ha infatti precisato che lo studio, pur non essendo definitivo, rappresenta un importante risultato utile soprattutto per la Procura. “Quello che è importante chiarire è che lo studio non mira ad accertare il nesso causale fra presenza di inquinanti e malattie tumorali o patologie di altro genere. Perché si tratta di un accertamento molto difficile sul quale incidono tante cause, per cui ogni vicenda deve avere un esame particolare. Ma è importante perché ci fornisce uno strumento investigativo per capire la correlazione in qualche modo significativa fra presenza di inquinanti e malattie. In base a questi primi risultati inizieremo le nostre indagini soprattutto finalizzate a vigilare sulle bonifiche … e a determinare le priorità di intervento anche ai fini della verifica della sussistenza delle ipotesi di reato di omessa bonifica. E’ mia intenzione istituire un gruppo di lavoro di magistrati che si possa occupare in maniera specifica di tutto questo. Adesso abbiamo un dato significativo: quello che abbiamo sempre pensato a livello di percezione e sentito dire trova una sua conferma. Mai come accertamento diretto del nesso causale eziologico”.
Referente del progetto e interlocutore dell’ISS e degli Enti che hanno fornito i dati, è stato il Procuratore aggiunto, Domenico Airoma. “La novità del metodo è consistita nel far parlare due mondi che sono sempre stati in una situazione di incomunicabilità: il mondo investigativo giudiziario con quello medico scientifico. Soprattutto mettere insieme i dati, cosa difficilissima, farli circolare e condividerli. Un metodo che mettiamo a disposizione, senza alcuna gelosia, degli altri uffici giudiziari ma anche dell’intero sistema della Pubblica Amministrazione. Ma quali sono le domande che abbiamo posto all’ISS? Innanzitutto, non potevamo fare una domanda a risposta impossibile, cioè quella sul nesso eziologico. Le domande sono state due. Se esiste una correlazione significativa tra situazioni di accertato inquinamento ambientale e determinate patologie. Se la correlazione eventualmente individuata consenta di stabilire un indice di esposizione al rischio delle comunità. Il nostro tentativo è di dare fondamento scientifico alle priorità investigative. Da ora in poi partiamo da queste aree. Quando la casa brucia è prioritario spegnere l’incendio, ma forse ancora più importante è il problema di quali siano i focolai. Questo lavoro mira ad aggredire i focolai degli incendi”.
Sia pure sviluppato con l’intento di dare fondamento scientifico alle priorità investigative, il lavoro voluto e promosso dalla Procura di Napoli Nord va di fatto ben al di là dei suoi confini previsionali e persino dell’esaustività dei dati acquisiti e della relativa analisi. Si è inaugurato un metodo di lavoro basato su una rete di competenze e di conoscenze, in un investimento di medio lungo periodo utile a fini investigativi ma addirittura indispensabile nell’ottica, ineludibile, di dare risposte strutturali ai problemi.
Per superare l’approccio emergenziale degli interventi parziali non risolutivi, la conoscenza e la comprensione del quadro generale, una conoscenza da condividere con tutti gli addetti ai lavori ma anche con la cittadinanza, è un presupposto irrinunciabile.
Sembra la scoperta dell’acqua calda e in effetti lo è, ma le pubbliche amministrazioni competenti non l’hanno ancora fatta. Una rete efficiente e una sintesi efficace semplicemente mancano.
Se l’iniziativa della Procura porterà ad esiti investigativi significativi, sarà stata veramente importante. Se darà, come ci auguriamo, la sveglia a chi ha compiti di programmazione e governo del territorio, rappresenterà un momento fondamentale per la salvaguardia dell’ambiente.
Anche la politica deve trovare il fondamento scientifico delle sue priorità.