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Salerno: comune blindato, giunta silenziata e stampa alla porta

by Federica Inverso
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Si era parlato di un nuovo percorso all’insegna della trasparenza, con il Palazzo di Città trasformato in “casa di vetro”. Ma quel castello di cristallo sembra essere diventato un fortino.

Non è iniziato nel migliore dei modi il secondo mandato del neoeletto sindaco di Salerno, Vincenzo Napoli. A pochi giorni dalla sua rielezione, le note inchieste giudiziarie su appalti e coop hanno travolto la politica salernitana. Una storia pesante e che fa rumore. Tanto quanto il silenzio che regna sovrano nel Palazzo di Città. Chiuso, a doppia mandata, da martedì 19 ottobre, in occasione dell’insediamento della giunta comunale. Giornalisti – nazionali e locali – messi alla porta. Nessuno può entrare. Vigili all’ingresso a sbarrare gli accessi: ammessi solo dipendenti e cittadini con un appuntamento concordato con gli uffici.

“Una scelta inspiegabile” per il presidente dell’Ordine regionale dei giornalisti, Ottavio Lucarelli. “Inevitabile il collegamento con l’inchiesta che vede coinvolti il Comune e le cooperative sociali. Ma il problema non si risolve sbarrando il portone”. Feroci le critiche mosse dall’opposizione: “una grave emergenza democratica” con il “sistema Salerno” che “soffoca la libertà di espressione” (M5S); immediate dimissioni del sindaco (FdI), “censura” (FI).

E mentre sotto gli uffici di Palazzo di Città i dipendenti delle coop coinvolte nell’inchiesta, rimasti senza lavoro e con una grande incognita sul futuro, chiedevano di essere ascoltati e aiutati, sopra, all’interno del Comune, si teneva la prima riunione della nuova giunta. Senza stampa appunto, alla quale solo successivamente è stato inviato un comunicato con una foto e una lista di nomi.

Otto le deleghe assegnate. Una giunta fatta di tecnici e politici: Paky Memoli, vicesindaco e pari opportunità; Paola Adinolfi, bilancio; Gaetana Falcone, pubblica istruzione; Paola De Roberto, politiche sociali e giovanili; Alessandro Ferrara, attività produttive e turismo; Massimiliano Natella, politiche ambientali; Michele Brigante, urbanistica; Claudio Tringali, sicurezza e trasparenza.

Una giunta di personalità provenienti tanto dalla politica quanto dal mondo professionale ed accademico, ma fatta anche di esclusioni eccellenti. Nessuno dei consiglieri eletti nella lista dei progressisti, la più votata a supporto del sindaco, ha ricevuto un assessorato. Un’eventuale nomina, infatti, con obbligo di dimissioni da consigliere, avrebbe comportato l’ingresso in Consiglio della moglie di un personaggio coinvolto nell’inchiesta. Una scelta che ha lasciato fuori dall’esecutivo gli uscenti Dario Loffredo, recordman di voti alle ultime elezioni e già assessore al commercio, Mimmo De Maio, ex vice sindaco, e Angelo Caramanno, ex assessore allo sport.

Il silenzio stampa del Comune è andato avanti anche il giorno successivo, tanto che la conferenza stampa di presentazione della Kermesse musicale Salerno Classica è stata sloggiata last minute. Amara sorpresa per gli organizzatori, uno scivolone poco elegante per l’amministrazione.

E la linea dura continua. Il Comune si fa sempre più bunker. Anche oggi il fortino è blindato.