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Signori in carrozza, da Torre/Pompei si parte verso nuove mete

by Federico L.I. FEDERICO
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Lo scorso 14 aprile l’Agenzia ANSA da Napoli – riportando l’intervento del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che a Torre Annunziata aveva appena terminato di parlare – scriveva così: “…Qui siamo al centro di una delle più importanti aree archeologiche globali, che ruota evidentemente attorno a Pompei ma che comprende tutti gli altri siti. …qui realizzeremo un deposito di antichi reperti e un museo dove esporremo collezioni che non hanno trovato spazio altrove. E pensiamo anche di implementare una scuola di restauro, perché l’archeologia e il restauro possano essere attrattive per i giovani…

Sangiuliano si riferiva alla stipula del protocollo d’intesa del proprio dicastero con il Ministero della difesa, rappresentato da Crosetto, nonché con l’Agenzia del Demanio e il Comune di Torre Annunziata, per la riqualificazione del cosiddetto Spolettificio, oltre che l’insediamento in esso di un Comando Gruppo Carabinieri e di una Scuola di Restauro. Sangiuliano si riferiva anche alla acquisizione di vaste aree e strutture militari, finora del tutto off-limits, compreso lo “Stabilimento Militare per le spolette”, cioè il suddetto e così più noto “Spolettificio Borbonico”. Si tratta di un insediamento militare settecentesco, voluto da Don Carlos di Borbone Re di Napoli, già noto come “Real fabbrica d’Armi” di Torre Annunziata. L’attività di questa speciale “Fabbrica”, risalente al 1758, era iniziata nel sito nel 1761. E’ opera di Francesco Sabatini, architetto palermitano, collaboratore del più famoso Luigi Vanvitelli, da cui aveva assorbito il gusto neoclassico, che si ritrova nella monumentalità del fabbricato militare di Torre Annunziata.

Lo Spolettificio, comprensibilmente, negli ultimi decenni si è svuotato di uomini e di funzioni, fino a ritrovarsi in disuso e in parte inutilizzato, pur contenendo un interessante Museo delle Armi, peraltro quasi ignorato dagli stessi cittadini torresi, perché aperto al pubblico soltanto in rarissime occasioni. Il compendio immobiliare della Real Fabbrica d’Armi è strategicamente comunque contiguo all’area archeologica di Oplontis. La sua cessione da parte del Ministero della Difesa e l’acquisizione da parte del Ministero della Cultura è quindi da considerarsi benvenuta. Va perciò sostenuta, divulgata e condivisa dall’intero comprensorio vesuviano anche l’iniziativa di mettere la Real Fabbrica d’Armi in sinergico e funzionale rapporto con il rilancio dell’area archeologica oplontina. Oltretutto, i tempi previsti per l’iniziativa sono brevi, con una cantierizzazione dei lavori entro il prossimo biennio, mal che vada.

Il recupero dei siti militari dismessi o abbandonati infatti va a inquadrarsi in un’iniziativa di respiro nazionale, rientrante nel PNRR, che punta alla valorizzazione dei siti militari abbandonati. Di essi alcuni diventeranno grandi archivi e depositi di sicurezza per le opere d’arte, che potranno esservi trasportate in caso di calamità naturali. Così prevede il “Recovery Art”, rientrante anch’esso nel PNRR. Il protocollo d’intesa per lo Spolettificio prevede anche però l’ampliamento degli Scavi di Oplonti e l’attivazione di un vero e proprio Polo Museale Oplontino, dotato anche di aree coperte e scoperte visitabili nonché di un parcheggio. Ciò indubitabilmente apre la strada per il rilancio turistico e lo sviluppo di Torre Annunziata, con sicure ricadute positive sul Comprensorio vesuviano, in cui la città di Torre Annunziata da qualche decennio aveva perso ogni ruolo trainante. Il respiro del Protocollo di intesa varca dunque sicuramente i confini comunali della città che fu un giorno regina indiscussa dell’arte bianca.

Si era però appena conclusa l’intesa sullo Spolettificio torrese, quando sulla stampa è apparsa la notizia dell’ampliamento del suo Porto, in quanto il Comune di Torre Annunziata – oggi gestito da una Commissione prefettizia straordinaria – ha ottenuto un finanziamento di 27 milioni di euro dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. E saranno disponibili anche circa un milione e mezzo di euro per gli impianti tecnologici a servizio dell’area portuale, quali l’illuminazione e finanche una stazione marittima, grazie al dragaggio dei fondali. Tale somma appare comunque insufficiente e, pertanto, si guarda alla Regione Campania come soggetto erogatore. E ciò, senza escludere il ricorso a capitali privati, per la parte mancante dei fondi necessari alla realizzazione del progetto nel suo insieme, salvo diverso orientamento della terna commissariale.

A questo punto dunque tocca a chi scrive collegare il rilancio dell’area portuale torrese alla lucida iniziativa portata tempestivamente avanti dal Sindaco di Pompei Carmine Lo Sapio con il Presidente del Porto stabiese Giovanni La Mura. Essa si va concretizzando in una serie di intese a cascata, a partire dalla nuova denominazione – assunta con atti formali – di “Marina di Stabia/Porto di Pompei.” Tra tali intese si prevede, oltre la tariffazione favorevole per i turisti soggiornanti a Pompei, la tappa stabiese/pompeiana per alcune “corse” sulla rotta tra Napoli e Capri. Anche questo ulteriore passo si può tranquillamente ascrivere come utile alla crescita dell’intero comprensorio Vesuviano “allargato” alla piana Sarnese, che in passato si è trovato ad agire come entroterra del litorale torrese-stabiese, grande attrattore di investimenti industriali.

Il limite fondamentale di tali investimenti fu, sciaguratamente, una localizzazione troppo a bordo costa, quando non addirittura in fascia fluvio-marina di grande rilievo biologico. Ciò ha comportato conseguenze ambientali devastanti. Una per tutte, la totale perdita della risalita delle pregiate anguille dei Sargassi lungo il corso del Fiume Sarno, volano anche di economie agricole ortive di grande qualità. E ancora oggi il grande Progetto Sarno sta affrontando le oggettive difficoltà territoriali intrinseche del Comprensorio, ma anche indotte da tali tipi di insediamenti afflitti da una concezione originaria paleoindustriale.

Un’ultima riflessione di chi scrive riguarda ancora l’entroterra del Comprensorio Vesuviano, ancora nel suo versante orientale verso il Sarnese, che vedrà sorgere nei prossimi anni la Stazione Striano dell’Alta Velocità della linea Monte Vesuvio. Stazione baricentrica tra Napoli e Salerno, tra l’aeroporto di Capodichino e quello di Pontecagnano, ormai prossimo al… decollo definitivo. Dunque, si ridisegneranno i percorsi turistici all’interno della Regione e del Comprensorio Vesuviano, compresi quelli diretti ai poli “storici” come Pompei, Sorrento e Capri, sul versante marittimo del Golfo di Napoli, in cui si affermeranno nuovi poli attrattori museali come quello Torrese di Oplonti e quello Stabiese del Quisisana e di Varano.

Ma non tutti hanno afferrato la portata di tali cambiamenti, più prossimi che futuri. Soprattutto coloro che a Pompei si ostinano a remare contro il Progetto EAV del Centro Urbano e il Progetto Trenitalia dell’Hub Turistico degli Scavi archeologici. Saranno pure perfettibili, ma si devono fare. E’ in gioco il futuro della Città nuova. E’ il caso di dire a voce alta: Signori in carrozza!! Si parte! E… peggio per chi resta a terra.