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‘Diario minimo’ per il primo maggio armocromatico

by Flavio Cioffi
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Consigli di lettura 13/2023

 

Ci tenevo a dare un consiglio di lettura per la Festa dei Lavoratori, ma non sapevo quale. Poi l’instaurazione dell’attuale regime armocromatico mi ha richiamato alla mente il Diario minimo di Umberto Eco. Uno degli scritti che lo compongono si chiama Dove andremo a finire e lo stesso Eco, nella nota all’edizione del 1975, lo commenta così: “…Quello che mi piace di questo divertissement è che anticipa, quanto a vigore comico, molti testi scritti oggi sul serio nell’ambito della rinascita della cultura di destra”. Pensate che mi riferisca, che so, a Sangiuliano? No. Penso piuttosto alla Schlein.

Il testo è del 1963. Ne riporto l’ultima pagina.

Riferiscono i gazzettieri che tale artigiano di Mesopotamia abbia inventato una cosiddetta ‘ruota ad acqua’ che gira da sola (e muove una macina) per il solo impulso dello scorrer di un fiume. Così anche lo schiavo addetto un tempo ai mulini avrà il tempo di occuparsi di stilo e tavoletta di cera. Ma come disse un ortolano dei lontani paesi dell’oriente di fronte a una macchina analoga: ‘Ho udito dire dal mio maestro: chi usa macchina è macchina delle sue opere; chi è macchina nelle sue opere acquista cuore di macchina… Non che io conosca il vostro congegno; Mi vergognerei ad usarlo’. Commenta, citando il gustoso apologo, Zollofonte: ‘quale adito potrebbe mai aprire alla santità la classe operaia?’. Ma l’uomo-massa non aspira alla santità; suo simbolo è il bestione dipintoci da Senofonte, schiavo della sua sete, che si rivoltola per terra come una scimmia impazzita, gridando ‘Thalatta, thalatta’. Dimenticheremo forse che la natura ‘fa differenti i corpi degli uomini liberi da quelli degli schiavi’ e che ‘gli uomini sono liberi o schiavi per diritto d natura’, come in un momento di lucidità giunse ad affermare Aristotele? Riusciremo ancora a sottrarci, se pure in pochi, alle occupazioni che la cultura di massa riserva a una umanità di schiavi tentando di coinvolgervi anche l’uomo libero? All’uomo libero non rimane che ritirarsi, se ne avrà la forza, nel proprio sdegno e nel proprio dolore. Se pure un giorno l’industria culturale, iniziando alle lettere anche gli schiavi, non minerà alla base quest’ultimo fondamento di una aristocrazia dello spirito.

 

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