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TERZA REPUBBLICA?

by Flavio Cioffi
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Tecnicamente parlando, direi proprio di no. Per sancire il passaggio da una repubblica ad un’altra deve succedere qualcosa di grosso.

In Francia, patria di questo tipo di numerazione, la Prima Repubblica è quella nata a seguito della Rivoluzione Francese. La Seconda, dopo i moti del 1848. La Terza, a causa della sconfitta di Sedan nel 1870. La Quarta, dopo la Seconda Guerra Mondiale. Infine, la Quinta, con l’approvazione della nuova Costituzione nel 1958.

In Italia, niente di tutto ciò. La Repubblica è ancora giovane e la Costituzione, sotto il profilo istituzionale, è rimasta invariata. Il recente tentativo di Renzi è andato come è andato. Parliamo di seconda repubblica (senza maiuscole) perché tangentopoli, da un lato, e la caduta del Muro di Berlino, dall’altro, hanno a suo tempo travolto gli equilibri politici. E comunque è questione dibattuta.

Ma la terza da dove nascerebbe, dal risultato elettorale dei 5 Stelle? Sembra un po’ forzato. Va bene la propaganda in vista delle trattative per le larghe intese, ma non affezioniamoci troppo al concetto perché perderemmo di vista la realtà.

Il 4 marzo è accaduto quello che tutti ci aspettavamo. L’unica sorpresa è stata nelle dimensioni del travaso di voti dal PD ai 5 Stelle. Anche la primazia della Lega nel centro destra era prevista.

Non è poco, ma non è epocale e infatti il metodo con il quale si supererà l’impasse per la formazione del nuovo governo sarà molto stile prima repubblica, da dorotei (per chi si ricorda cosa significa). Sarà divertente seguire il travaglio politico che ci aspetta. Ci saranno avances, ammiccamenti, false aperture, patti segreti, promesse, offerte, acquisti, saldi. Sono già in corso.

Alla fine, troveranno la quadra. Quale di questi signori avrà mai voglia di andare al voto anticipato (che forse non cambierebbe comunque nulla) con il rischio di non essere ricandidato o rieletto? Infatti, l’Europa aspetta senza ansie e i fatidici mercati pure.

Dalle nostre parti, in Campania, i dirigenti dei partiti tradizionali hanno dimostrato, forse più che altrove, la propria inadeguatezza (per usare un eufemismo). Se i movimenti politici fossero aziende sarebbero stati licenziati già il 5 mattina. Non accadrà, se non per qualche capro espiatorio. Fatti loro.

Diventano nostri quando costoro rivestono cariche pubbliche. Il presidente De Luca avrà la forza di fare una seria analisi politica, quale che sia, e comportarsi di conseguenza? Caldoro, in teoria capo dell’opposizione in Consiglio regionale, batterà un colpo e disegnerà una strategia? De Magistris si limiterà a riposizionarsi?

I 5 Stelle non hanno urgenze, hanno vinto e possono dedicarsi a gestire questa fase di crescita esponenziale. Però non sarebbe male se cominciassero a fare un’opposizione locale meno dilettantistica e più organizzata. Ce n’è bisogno.

Stiamo a vedere cosa succede. Abbiamo tutti le stesse possibilità di ritrovarci al governo come all’opposizione.

di Flavio Cioffi