L’8 marzo è la festa della donna, anzi è la Giornata Internazionale della Donna. Questo nome spiega meglio le profonde motivazioni alla base della celebrazione.
Quest’anno Napoli ospita un’importante manifestazione organizzata dall’associazione “Non una di Meno-Napoli”, nata con lo scopo di combattere la violenza sulle donne in qualsiasi forma venga attuata.
Fin dall’inizio del secolo scorso le donne sono state protagoniste in questa giornata che origina dal Movimento Internazionale Socialista delle Donne nel 1907. Erroneamente si è diffusa la convinzione secondo cui proprio l’8 marzo ci sarebbe stato il famoso incendio in una camiceria di New York. In realtà il rogo della “Triangle Shortwaist Company” avvenne il 25 marzo 1911. L’8 marzo 1917 segna l’inizio della Rivoluzione Russa a San Pietroburgo.
In Italia la prima Giornata Internazionale fu celebrata nel 1922, quindi questa è per noi la 96esima, ma solo nel 1946 tutta l’Italia ha ricordato la Festa della Donna ed è stata scelta la mimosa, che fiorisce proprio nei primi giorni di marzo, come simbolo della ricorrenza.
Il riconoscimento dell’Assemblea Generale dell’Onu è del 1977.
È una giornata dedicata al riconoscimento delle battaglie portate avanti dalle donne per conquistare maggiori diritti e contro le discriminazioni di cui sono vittime ancora oggi. Un’occasione per ricordare le lotte politiche e sociali che il genere femminile ha combattuto e continua a combattere per la parità dei diritti.
Storie della buonanotte per ragazze ribelli, («Goodnight stories for rebel girls») racconta e illustra oltre 100 favole vere di donne straordinarie per ispirare le bambine a coltivare i propri sogni, credere in sé stesse, puntare in alto e non accontentarsi.
Un cammino lungo e complesso, più volte interrotto, ma con grande tenacia sempre ripreso, con l’obiettivo dell’emancipazione e della liberazione delle donne.
Tra camiciaie, suffragette, femministe, il tempo ha visto figure, modelli e distorsioni, evoluzione e involuzioni, critiche e consensi.
L’altra metà del cielo si è dovuta battere con la metà opposta e con sé stessa. A volte vittoriosa, spesso soccombente.
Ma ogni giorno di più, la donna finalmente prende forma nel ruolo naturale che le compete nella società umana e se ciò comporta anche il suo trasformarsi in una sorta di Moloch, ebbene abbatterlo diventa un imperativo categorico.
Ben venga la giornata annuale della donna, affinché gli altri 364 giorni non siano dedicati alla demolizione sistematica psicologica, fisica, lavorativa, sociale e culturale della più bella creatura di Dio.
Di Sabrina Armentano