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Vedi Napoli e poi… Baden Baden

by Federico L.I. FEDERICO
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Nei giorni scorsi, sul giornale IL MATTINO, è comparsa una notizia riguardante una piccola sorgente apparsa – ma sarebbe meglio dire “riapparsa” – sul litorale di Coroglio dopo una di quelle grandi mareggiate che hanno flagellato la costa del golfo di Napoli dopo la pausa delle feste natalizie, che ci aveva illuso che l’Inverno potesse rimanere assolato e tranquillo. La sorgente presentava un leggero colore rossiccio che denunciava la presenza di sali ferruginosi nell’acqua dolce sorgiva. Si escludeva fin dai primi giorni del ritrovamento la possibilità che il colore derivasse da cumuli di reliquati ferrosi nascosti da qualche parte, quando la “gloriosa” Italsider caratterizzava la zona, una volta operosa e operaia, sciaguratamente ubicata alle porte di Napoli. In un sito in cui Storia e Paesaggio si contendevano il primato.

In più l’acqua che sgorga cheta dalle viscere del litorale di Coroglio appare attraversata da piccole bollicine in sospensione. Insomma, tanto per intenderci, senza dubbio si tratta di una delle tante sorgenti di acqua “zuffrègna”, dal Napoletano “zuffrìere”, in Italiano “soffriggere”. Il fenomeno di tali ri-emersioni va comunque collegato alla fase critica di accentuato bradisismo ascendente in atto in tutto il litorale flegreo, che si sta sollevando – in misura evidente e preoccupante – lungo la via Napoli che da Pozzuoli si snoda lungo la costa puteolana fino a Bagnoli, a un passo dal mare.

D’altra parte – aggiungeva l’autore dell’articolo – già la cronaca aveva riportato nel 2011 la presenza di “pozze ribollenti” lungo la spiaggia e le aveva identificate come antiche fonti termali, famose in antico e fino al Medioevo, oggi risorgenti da non meglio identificate vie d’acqua sotterranee, le quali ineluttabilmente arrivano al mare.

Noi di questo giornale Gente e Territorio recentemente abbiamo dedicato un articolo al Fiume Sebéto definendolo “Il Fiume dalle sette vite”, perché esso sta riportando le sue acque nel golfo di Napoli, facendosi strada faticosamente sottoterra e riemergendo a tratti nella zona industriale orientale, dopo essere stato sbarrato dalla costruzione del Centro Direzionale a partire dalla metà degli anni Ottanta del Novecento.

Più volte però – al tempo della realizzazione del Centro Direzionale, inaugurato nell’anno 1995 – il problema era stato denunciato da un esperto geologo, Riccardo Caniparoli. Un grande conoscitore della storia della rete idrografica dei fiumi, una volta numerosi, che attraversavano Napoli o costeggiavano le sue mura di difesa. Di tali fiumi nei secoli prima si è persa traccia e poi anche la memoria.

Noi abbiamo cercato e anche incontrato Caniparoli. Egli ci ha rilasciato una breve intervista -ribollente come l’acqua “suffregna” riapparsa a Coroglio – dichiarando:

Da oltre 40 anni cerco di far conoscere il serio problema della circolazione delle acque sotterranee e far capire, oltretutto, che abbiamo una importante risorsa termale che non sfruttiamo, anzi che scarichiamo in fogna per cieca ignoranza. Ecco perché non mi non mi meraviglia la ricomparsa-comparsa di sorgive di “acque minerali”, come breviter sono definite dai Napoletani.

Noi però lo abbiamo incalzato con un’altra domanda: E’ il prezzo che si doveva pagare allo sviluppo? La sua risposta è stata senza possibilità d’appello.

“Purtroppo, nel nostro sviluppo abbiamo copiato modelli economici e urbanistici che non ci appartengono, che rendono anonimo il territorio – in origine ricco di peculiarità – e generano danni. Basti pensare alla industrializzazione di Bagnoli o alla costruzione del Centro Direzionale oppure alle linee della Metropolitana napoletana e ai più grandi parcheggi interrati. Ter tali lavori si sono eseguite opere costose che hanno comportato, ad esempio, tombamenti e/o deviazioni di fiumi come il Sebéto, il Rubèolo, l’Arena Sant’Antonio e il Clanio”.

Insomma una rete idrografica naturale invidiabile – da fare invidia a Baden Baden, icona europea del Termalismo – violentata, smantellata e ridotta in pezzi, in nome delle esigenze di un malinteso sviluppo urbano e sociale.