fbpx
Home In Italia e nel mondo Vi dico perché a gennaio avremo il governissimo

Vi dico perché a gennaio avremo il governissimo

by Luigi Gravagnuolo
0 comment

Il 31 gennaio scorso, con Decreto del Consiglio dei Ministri, ai sensi della legge 225/’92 e del Dlgs 1/2018, è stato proclamato in Italia lo stato d’emergenza a tutela della pubblica e privata incolumità minacciate dal coronavirus. Il giorno prima l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva dichiarato lo stato di pandemia globale.

Facciamo un passo indietro, molto indietro. Nel 1925, dopo aver creato per un quinquennio il caos in Italia con i suoi fasci da combattimento, Mussolini decretava con l’avallo del re Vittorio Emanuele III lo stato di emergenza allo scopo di tutelare la sicurezza dei cittadini minacciata dal … caos. Vennero così ‘sospese’ le garanzie liberali dello Statuto albertino. Uno stato di emergenza che durò vent’anni.

Comprensibile quindi che i padri costituenti diffidassero dell’istituto della decretazione dello stato di emergenza. Avrebbero dovuto e potuto normarlo nella Carta, decisero invece che in Italia non ci sarebbe stato mai più bisogno di decretarlo, salvo che in caso di guerra (art. 78). Fatto è che, in caso di calamità naturali, occorre prendere decisioni ad horas, necessariamente in deroga alle procedure ordinarie. E non è che i terremoti non si verificano perché la Costituzione della Repubblica Italiana non li ha previsti.

A lungo si è rimediato a tale lacuna costituzionale ricorrendo ai Decreti Legge, che tuttavia sono pur sempre atti collegiali del Governo. Il ripetersi di eventi calamitosi, alluvioni, terremoti etc.. ha infine convinto il legislatore nel ‘92 a varare una norma, la L. 225 istitutiva della Protezione Civile Nazionale, che all’art. 5 prevede la possibilità per il Governo di deliberare lo stato di emergenza, durante il quale il Capo del Dipartimento della Protezione Civile e il Capo del Governo possono decretare con atti monocratici. Tutto ciò per la durata massima di sei mesi prorogabili per altri sei mesi.

Il successivo D.Lgs 1/2018 ha poi portato tale durata a 12 mesi prorogabili per altri dodici. Ma attenzione, solo in presenza di determinate condizioni, che la maggior parte dei costituzionalisti non ritiene ci siano oggi o che possano determinarsi a gennaio. Oltretutto, a leggere gli atti parlamentari, è evidente che il legislatore pensava a stati di emergenza per aree geografiche circoscritte, quali posso essere quelle volta per volta colpite da un cataclisma. Il 31 gennaio scorso si è invece decretato per la prima volta dal dopoguerra lo stato di emergenza su scala nazionale. Prolungarne la durata oltre i sei mesi più sei già deliberati sarebbe una forzatura eccessiva con riguardo alla ratio della nostra Carta Costituzionale. Su questo non è il caso di dilungarsi qui per non appesantire il testo. Difficile, quasi impossibile, che il Quirinale accetti ulteriori proroghe dopo le due già deliberate e che hanno prorogato lo stato d’emergenza prima fino al 15 ottobre 2020, poi fino al 31 gennaio 2021.

Dunque dal primo febbraio, salvo colpi di scena allo stato improbabili, il Presidente del Consiglio dei Ministri e/o il Capo della Protezione Civile Nazionale non potranno più procedere a botte di DPCM o di Ordinanze di Prot. Civ. Si tornerà all’ordinarietà delle norme costituzionali.

In questo contesto ci saranno le condizioni politiche e sociali per continuare con atti autoritativi a chiudere in casa i cittadini, ad impedirne la libertà di circolazione e finanche quella di respirare all’aria aperta senza mascherine? L’opposizione parlamentare e quella delle piazze avrebbero facile gioco a chiamare alla protesta contro l’incapacità di un governo incapace di affrontare e risolvere il problema dei problemi di questa fase, cioè la definizione di norme di convivenza con la pandemia, accettabili nella vita quotidiana e coerenti con i diritti costituzionali e con le esigenze sociali. Messo alle corde il governo difficilmente reggerebbe.

Gli resterebbe nelle mani solo la possibilità di ricorrere alla decretazione di urgenza, che è però prerogativa collegiale del Governo, nel quale ci sono esponenti di forze politiche che già oggi soffrono la coabitazione.

Qualcuno fantastica di scioglimento delle Camere e di elezioni anticipate. Fuffa. Con la pandemia che dilaga chi potrà mai pensare a indire nuove elezioni, con comizi, incontri, code alle urne per votare? Una follia! E poi, quale tra gli attuali parlamentari, sapendo che in caso di nuove elezioni il numero dei seggi sarà ridotto e che essere rieletto sarà molto complicato, appoggerà questa avventura? Suvvia, questa legislatura si scioglierà solo a scadenza naturale, chi chiede elezioni anticipate lo fa solo per propaganda.

Ma allora, se le Camere non saranno sciolte mentre si dovranno pure assumere decisioni penose per la gente, potrà continuare a farlo un governo di minoranza reale nel Paese e dimidiato al suo interno?

Ecco, a febbraio ci sarà una sola via di uscita: un governissimo per la salute pubblica. Salvo imprevisti, che nella storia e in politica sono peraltro più che abituali.