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Auguri agli Umbertini

by Flavio Cioffi
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La scuola è ricominciata e voglio augurare a tutti coloro che ne varcano la soglia un anno felice o almeno sereno. In particolar modo agli Umbertini.

Perché proprio a loro? Perché sono amici di vecchia data. Li ho conosciuti nella più tenera età e da allora non mi hanno più lasciato.

Frequentò l’Umberto mio padre, prima della guerra, e mio fratello, negli anni della contestazione giovanile. Poi io stesso (nella gloriosa sezione “C”) durante gli anni di piombo, insieme a ben quattro cugini. Quindi mio figlio. Lì insegnano la mia prima moglie e quella attuale. Sono o non sono un esperto?

Da esperto, faccio auguri differenziati.

Prima di tutto ai ragazzi, gli studenti, quelli che al liceo trascorrono gli anni forse più importanti, certamente più formativi, della loro vita. Sono fragili, non fosse che per l’età, esposti alle insidie dell’emulazione, alle aspettative di risultato, alla pressione dell’autorità. Non drammatizzate. Keep calm and carry on. Fate solo lo sforzo di capire il mondo che vi circonda. A nessuno importa un fico che voi conosciate veramente, per esempio, il greco (quando mai lo userete più), ma è importante come strumento logico di decodificazione della realtà, anche se al momento non ve ne rendete conto. Strumento, non fine. L’obiettivo è quello di sviluppare coscienze critiche. Socializzate, cercate l’amicizia, la complicità, l’amore. Divertitevi, anche a scuola. E’ bella, è gioiosa, è piena di cose da scoprire. Persino i professori a volte non sono malaccio. La scuola siete voi.

Poi, al personale ATA (credo si dica così oggi), in particolare a quelli che una volta si chiamavano bidelli. Termine forse desueto, che utilizzo per nostalgia, con profonda simpatia e assoluto rispetto. Sono persone di umanità ricchissima, veri amici dei ragazzi. Spesso complici. Un portone aperto furtivamente fuori orario, un pallone allungato di nascosto, una mancanza coperta, una soffiata preziosa. Certo, non sempre è così, ricordo ancora quando la polizia ci caricò fuori scuola e il custode, Moriello, ci chiuse il portoncino in faccia. Ma sono comunque un asse portante dell’istituzione.

Quindi, ai genitori. Vi auguro con tutto il cuore che i vostri figli non abbiano problemi e i professori non ve li creino. Però voi non andateveli a cercare. Un cattivo voto non è un dramma, un giudizio pesante è certamente sgradevole, ma non è né definitivo né assoluto. Inquadrate chi giudica, ricordate sempre di quando eravate studenti. Solidarietà con i vostri figli, ma non a prescindere e, soprattutto, non con ogni mezzo. Lasciate perdere ricorsi, esposti, liti. Sapete bene che all’Umberto il rapporto di forza tra docenti e genitori è a vostro favore. Prenderete schiaffi sia a casa che a scuola, è inevitabile, fa parte del ruolo. Ma passa presto, purtroppo.

Ai professori auguro un anno di lavoro e non di fatica, con l’auspicio che ricordino, ogni tanto, che tutti lavorano (o almeno tutti lo vorrebbero) e i più faticano sotto padrone. Spero che riescano a cogliere, oltre al peso, anche la gioia, la vitalità e la creatività del contesto nel quale operano; che siano maestri prima che censori; che vogliano bene ai loro studenti. Perché, quando sono amati, i ragazzi amano e portano dentro di sé, tutta la vita, il ricordo indelebile dei loro professori.

Infine, al preside voglio raccontare di quel giovane umbertino che, più di una vita fa, venne sospeso per una settimana. Il preside di allora non disse niente alla famiglia e lo accolse tutti i giorni della sospensione nel suo ufficio, facendolo studiare alla sua scrivania. Oggi non sarebbe più possibile, me ne rendo conto, ma lo spirito è quello giusto.

Fermi tutti. Ho dimenticato il vicepreside. Appartiene ad una categoria che, storicamente, non è delle più popolari, ma se dismettesse l’uniforme (la categoria, intendo) e riponesse il blocchetto delle contravvenzioni sarebbero tutti più rilassati, a cominciare dalla categoria.

Nel ’98, il mio ex professore di educazione fisica, Gaetano d’Ajello, scrisse un libro sull’Umberto. Cito: “Le impareggiabili radici della gioventù umbertina riusciranno a generare nuova linfa e nuovo vigore, attraverso il mutare dei tempi e del contesto sociale e tecnologico.”

Impareggiabili non saprei (è sempre stato il liceo dei chiattilli, anzi ai miei tempi si diceva: il Genovesi è rosso e l’Umberto è drogato), ma forse una gioventù umbertina esiste davvero, aldilà della retorica e degli uomini illustri che ha contribuito a produrre, anzi nonostante loro.

E allora ricordiamo l’antico brocardo: olio, petrolio ed acqua minerale, più forte dell’Umberto c’è sol la Nazionale.

di Flavio Cioffi