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Bagnoli. La parola all’assessore regionale Discepolo

by Flavio Cioffi
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Torniamo a parlare di Bagnoli. Ricorderete forse che a metà giugno fece scalpore il voto contrario, in conferenza dei servizi, della Regione Campania sul Piano di rigenerazione dell’area. Per capirne di più siamo andati a trovare l’assessore regionale all’urbanistica e governo del territorio, Bruno Discepolo.

Quali sono le specifiche ragioni del dissenso regionale? Alcuni sostengono che la Regione sia contraria al Praru perché non vuole finanziarlo per la parte di sua competenza.

Dopo quattro anni da quando è stato approvato lo Sblocca Italia e sono stati individuati il Commissario e il Soggetto attuatore, ci aspettavamo di trovarci di fronte ad un’ipotesi compiuta di piano di rigenerazione. Invece abbiamo trovato una previsione di destinazioni d’uso generiche e peraltro nemmeno innovative. Non vi è ancora la minima idea sulla nuova identità, la nuova vocazione, il futuro di un’area strategica per l’intera Città Metropolitana, per la Regione e forse anche per l’Italia. Riteniamo che ci sia anche il rischio concreto che non si riesca in questo modo a superare le tante ragioni di un ritardo venticinquennale ottenendo solo il risultato di consentire a Invitalia di spendere ingenti somme per le bonifiche.

Anche se fosse così, almeno avremmo le bonifiche.

Premesso che sono state già spese alcune centinaia di miliardi di vecchie lire per queste bonifiche, manca ancora l’analisi di rischio, propedeutica a qualunque progettazione. Il rischio è di perdere altre centinaia di milioni di euro senza avere certezza del risultato.

Cosa dovrebbe concretamente prevedere il Praru per essere approvabile dalla Regione?

Invitalia ha utilizzato la norma che consente l’approvazione del Praru anche per stralci. Ma gli stralci, nella pianificazione urbanistica, sono l’individuazione di una parte del tutto, fondamentalmente un’area. In questo caso, manca il quadro del tutto e lo stralcio si riduce ad un tematismo. Tenga poi conto che il vero Piano è in realtà demandato ad un successivo concorso di idee. Siamo ancora alla semplice individuazione di possibili destinazioni d’uso con relativa tabella quantitativa.

Scendiamo in un maggiore dettaglio e cominciamo con il Borgo Coroglio.

Si è passati dalla demolizione totale alla salvaguardia, ma come debba avvenire è ancora oscuro. Normalmente, quando si fanno piani di questo genere, la chiarezza dell’obiettivo è presupposto delle procedure espropriative. Si espropria per pubblica utilità. Nelle poche carte al riguardo, viene detto che i proprietari vengono espropriati, poi si procede alla riqualificazione degli alloggi, poi gli stessi espropriati potranno, se vorranno, riacquistare le case. Non riusciamo a capire quale senso abbia, quali precedenti ci siano di una simile procedura.

Circolo ex Ilva.

Anche qui, forse si sarebbe dovuto salvaguardare uno degli elementi più identitari e qualificanti del comprensorio, che svolge anche una funzione di presidio sociale. Allontanarlo dal mare non rassicura. Un lavoro di ascolto sul territorio avrebbe evitato tensioni e riserve sul progetto.

Città della Scienza.

E’ il caso più emblematico di tutti. Io ho incontrato sia i responsabili del progetto per Invitalia che il Commissario di Città della Scienza, l’avvocato Giuseppe Albano. Si è parlato di una soluzione condivisibile avanzata dal Commissario. Poi Invitalia mi ha detto che la proposta era sua e il Commissario non l’avrebbe approvata. Ma quest’ultimo ha smentito categoricamente. Il risultato paradossale è che è rimasta nello stralcio di Praru approvato una formulazione che scontenta Città della Scienza e che probabilmente porterà ad un ulteriore contenzioso in sede giudiziaria.

Ma non era possibile trovare una sintesi generale in Cabina di regia?

Da quando sono assessore la Cabina di regia si è riunita una volta sola. A Roma, presieduta dal ministro Lezzi alla quale avevamo già fatto presente le nostre forti perplessità. La grande disponibilità espressa dalla Regione in questi 4 anni non deve essere stata bene interpretata se oggi, alla luce delle nuove solidarietà tra Governo, Commissario, Invitalia e Comune di Napoli, si è ritenuto che la nostra opinione fosse poco importante.

Cosa pensa dell’azione sviluppata negli ultimi anni dai protagonisti della vicenda? Invitalia.

Bilancio molto negativo. Ha una sola scusante, non ha mai svolto questo tipo di attività e probabilmente non era preparata a gestire un progetto di rigenerazione urbana di un’area di 3 milioni di mq. strategica a livello continentale e non solo.

Comune di Napoli?

E’ passato da una fase di contestazione totale al superamento di ogni dubbio, forse per la maggiore vicinanza del nuovo Governo e del nuovo Commissario. Addirittura, la paternità del Piano sembra essere proprio del Comune.

Il Commissario Floro Flores?

Credo sia animato da grande buona volontà ma pare, a sentire Arcuri, che lamenti la mancanza di poteri idonei. Per la prima volta vi è un soggetto al quale è stata data la proprietà dei suoli, la possibilità di progettare il loro riutilizzo e, attraverso l’accoppiata Soggetto attuatore/Commissario, anche quella di approvarsi il piano. Dire che c’è una difficoltà a operare è singolare. Certo, c’è la magistratura i cui poteri non sono stati superati.

I comitati di base?

Sono un elemento positivo nella dialettica generale e rappresentano la memoria storica del luogo, ma questa è una partita che travalica la dimensione localistica. Cosa diventerà Bagnoli riguarda lo sviluppo di un territorio corrispondente come minimo alla Città Metropolitana, 3 milioni di abitanti. La capacità progettuale deve andare oltre i limiti del territorio.

Il Ministro Lezzi?

Mi sembra tesa soltanto a poter dire che è stata brava nell’ottenere in sede di CIPE i 320 milioni richiesti da Invitalia. Temo che non abbia il quadro della complessità del caso.

I soldi della Regione? Prima non mi ha risposto.

La Regione ha già individuato 38 milioni di euro di fondi propri, messi a disposizione del Commissario sul tema delle acque. La viabilità e i trasporti che eccedono l’area del SIN non potranno che fare riferimento alla competenza regionale e quando il quadro sarà chiaro e gli interventi definiti, certamente la Regione non si tirerà indietro. Però chiediamo un progetto chiaro.

Alcuni sostengono che neanche nei prossimi 10 anni vedremo niente a Bagnoli.

Il nostro timore è che procedendo in questo modo ci possa essere effettivamente un rischio concreto di questo tipo. Per questo siamo stati fortemente critici e vorremmo che la nostra preoccupazione venisse raccolta. Accusarci di chissà quale dietrologia politica vuol dire che ancora non ci siamo. Mi auguro che si recuperi uno spirito di collaborazione reale e si capisca che la Regione non può fare il notaio. Siamo pienamente in campo per ipotesi di sviluppo sostenibili, avendo a cuore solo una soluzione credibile. E mi rivolgo anche ad un’opinione pubblica che deve essere più presente e che sembra invece estranea ad una discussione relegata sui tavoli istituzionali.