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C4E per proteggere l’ambiente, parte 3

by Luca Cicala
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L’Autore, ricercatore del CIRA, è stato il coordinatore tecnico scientifico del progetto C4E.

Parte 1: https://www.genteeterritorio.it/c4e-per-protegge…ambiente-parte-1/

Parte 2: https://www.genteeterritorio.it/c4e-per-proteggere-l’ambiente-parte-2/

 

I dati raccolti da questo monitoraggio progressivo possono essere utilizzati per dispiegare sul territorio la risorsa più costosa, il sistema più intelligente… l’uomo. Gli operatori ambientali e le forze dell’ordine devono affrontare una quantità di carico di lavoro proibitiva, non possono essere contemporaneamente in ogni luogo. Per questo motivo, bisogna stabilire delle priorità di intervento con cadenza fitta, settimanale, giornaliera, al mutare delle condizioni, all’avvicendarsi delle emergenze, al progredire degli obiettivi.

 

 

Il paradigma del monitoraggio progressivo deve essere messo a servizio dell’obiettivo finale: ripristinare l’ambiente con risorse limitate e priorità continuamente aggiornate. Per fare ciò bisogna sviluppare un sistema di supporto alle decisioni in grado di sfruttare congiuntamente le informazioni provenienti dai big data (caratterizzate da una maggiore incertezza e da una minore completezza, ma anche più aggiornate e più capillari sul territorio) e quelle provenienti da sorgenti informative tradizionali (tipicamente più affidabili e complete, ma anche associate a maggiori costi di acquisizione). Il CIRA, con il supporto di MapSat e Major Bit, pertanto ha sviluppato un paradigma digitale per l’impiego dei big data nei processi di supporto alle decisioni. L’approccio innovativo implementato sfrutta le informazioni provenienti da satellite, web e camere di video-sorveglianza, per aggiornare il quadro della situazione precedentemente accertato con le ispezioni di campo. Le mappe di rischio ambientale sono pertanto aggiornate in base alle ipotesi di scenario formulate grazie all’impiego dei big data.

L’analisi del rischio ambientale e lo storico degli interventi in corso, consente di assegnare una priorità di ispezione o intervento sui siti rilevati. Attraverso un’ottimizzazione delle risorse disponibili (uomini, mezzi, strumentazione di campo), agli operatori sono pertanto assegnati periodicamente degli obiettivi per l’intervento sul campo e dei percorsi di pattugliamento. Un dimostratore tecnologico è stato sviluppato sotto forma di web application allo scopo di illustrare tutti i passaggi dell’approccio proposto.

 

 

Le decisioni oggi si assumono con processi condivisi tra vari enti, interconnessi, interdipendenti, intercomunicanti. Le attività degli enti locali o regionali generano informazioni che, quando condivise, consentono di avere una visione di insieme più ampia. La comunicazione tra enti locali, generalmente preposti al ripristino ambientale, ed enti regionali, generalmente preposti al monitoraggio, ha un costo non trascurabile in quanto rappresenta un’attività aggiuntiva rispetto a quelle previste dagli iter amministrativi vigenti. Nell’ambito del progetto C4E, Analist Group si è chiesta dunque come poter ridurre l’onere di comunicazione da parte degli enti locali, consentendo comunque agli enti regionali di aver accesso ad informazioni aggiornate. In particolare, è stato realizzato un sistema in grado di consentire la digitalizzazione degli iter amministrativi degli enti locali per il ripristino ambientale dei siti soggetti ad abbandono illecito di rifiuti. Tale approccio non solo è compliant con le prescrizioni ARPAC ma consente anche di aggiornare ad ogni passo dell’iter amministrativo la descrizione del sito su cui viene effettuato l’intervento. La descrizione aggiornata del sito può essere messa immediatamente a disposizione dei sistemi di monitoraggio regionali, accrescendo ulteriormente la situational awareness sul territorio.

 

 

Le imprese e i centri di ricerca del Sud Italia, nell’ambito del progetto C4E, hanno preso atto di una criticità e l’hanno trasformata in una opportunità sviluppando tecniche per estrarre informazioni di interesse ambientale dai big data e dai sensori a basso costo.

L’ingegno del Mezzogiorno può rendersi in grado di rilanciare sé stesso, per poter diventare risorsa per il Paese e per la comunità internazionale. Non è lontano il futuro in cui l’intelligenza artificiale e le risorse umane potranno lavorare in sinergia, per difendere l’ambiente, per rilanciare lo sviluppo, per spegnere i roghi, per riaccendere la speranza.

 

  • Figura 1 – Esempio di mappa per l’organizzazione periodica del pattugliamento sul territorio per le aree a maggiore priorità.
  • Figura 2 – Dashboard per il supporto alle decisioni.
  • Figura 3 – Interfaccia grafica del software di gestione dei processi di ripristino ambientale.