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Da Deruta a Sant’Anastasia per grazia ricevuta

by Piera De Prosperis
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Ci sono due luoghi in Italia distanti ma simili nella forma di culto: Madonna dei Bagni, Deruta (Perugia), e Madonna dell’Arco, Sant’Anastasia (Napoli). Due realtà accomunate da una stessa religiosità, che solo nell’aiuto della Vergine sembra trovare sollievo se non, addirittura, salvezza. Fisica e morale. Due santuari in cui i fedeli manifestano la loro riconoscenza per la grazia ricevuta portando ex voto di materiale diverso, ceramica l’uno, legno o argento l’altro. Se ne sono accumulati migliaia, a prova di una fede non scalfita da alcuna incertezza. Entrambi i santuari fanno risalire la loro fondazione ad una miracolosa leggenda.

Vicino Deruta, città famosa per le maioliche, intorno alla metà del XVII sec. un frate cappuccino trovò un’immagine di Madonna con bambino dipinta su un coccio di tazza. Per evitare che si rompesse ulteriormente, la depose su un tronco di quercia. Ad essa un mercante di nome Cristoforo chiese la grazia della guarigione della moglie, cosa che puntualmente avvenne. A memoria di questo primo miracolo vi è una mattonella di ceramica che ricorda l’episodio. Essa si spezzò tra le mani dei ladri che cercarono di rubarla nel 1980. Abbandonata lì e restaurata, dà la data di inizio, 1657, di una straordinaria raccolta di circa 700 formelle votive in ceramica che tracciano ancora fino ad oggi (ve ne sono alcune datate 2019) la devozione ed il culto profondo. Soprattutto testimoniano le condizioni di vita e la cultura del popolo umbro. Dalle vicende contadine più banali, quali la caduta da un albero o da un cavallo imbizzarrito, alla liberazione dalla possessione del demonio.

Vicino Pomigliano, nel XV sec. l’edicola della Madonna, situata presso un arco di acquedotto romano, da cui il nome, fu oggetto di un atto vandalico. Il lunedì di Pasqua del 1450 un giovane, in un gesto d’ira, lanciò bestemmiando una boccia contro l’effigie che cominciò a sanguinare dalla guancia sinistra, facendo gridare al miracolo. Da allora la fama taumaturgica della Madonna è attestata da innumerevoli ex voto. Circa ottomila, su supporto ligneo (ma anche in argento, meno interessanti perché in serie), che sono conservati nel locale museo dato che le pareti della Chiesa non riescono più a contenere il materiale votivo. Ancora oggi vengono portati al santuario, ogni anno, quasi cinquecento ex-voto di cui un centinaio dipinti. Anche qui è possibile ricostruire la storia delle condizioni di vita del popolo campano dal Quattrocento ad oggi. Legate poi al culto della Madonna dell’Arco sono le associazioni laiche dei fujenti, uomini, donne e bambini che vestiti di bianco con una fascia rossa e blu raccolgono per le strade le offerte che saranno poi portate al Santuario il lunedì in albis.

Che cosa rende speciali questi due luoghi? Non solo il grande patrimonio di arte popolare a testimonianza dell’evoluzione di arti e mestieri, di abbigliamento, di comportamenti e di diversità di ruolo tra i sessi. Ma anche e soprattutto la presenza forte di una fede popolare inattaccabile che trascende le gerarchie ecclesiastiche e si rivolge direttamente a Dio. Anzi alla Madre di Dio, la magna mater. Figura più generosa e comprensiva, capace di intercedere e soprattutto di farsi ascoltare in alto loco. E’ la Madonna di tutti, trasversale e con tutti disponibile.

Quale grazia per tutti gli uomini chiederemmo oggi? La nostra richiesta sarebbe di vedere gli haters guariti dal loro odio compulsivo e immotivato, mediante il miracolo dell’esplosione in contemporanea dei loro computer. Per grazia ricevuta, porterei la mia formella di ceramica e di legno ad entrambi i santuari.