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Gli scenari dell’economia marittima. Il rapporto di SRM

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Economia marittima

È stato presentato ieri l’ottavo rapporto sull’economia marittima, curato da SRM, il centro studi di Intesa Sanpaolo, con il consueto rigore scientifico e con l’approfondimento stimolante generalmente apprezzato dalla comunità degli operatori e degli esperti.

Paolo Scudieri, presidente di SRM, nella sua introduzione ha ricordato che l’economia marittima genera in Italia l’11% della ricchezza prodotta, rispetto al 12% del valore internazionale medio. Il direttore regionale di Intesa, Giuseppe Nargi, ha ricordato che nel Mezzogiorno operano nel settore oltre 20.000 aziende, che danno lavoro ad 86.000 addetti: nella sola Campania sono operative nell’economia marittima oltre 12.000 aziende.

Viviamo in una fase straordinaria, ha ricordato Paolo Garonna, segretario germe della FEBAF, la federazione delle banche e delle assicurazioni. I fattori che determinano questa fase sono la Resilienza dell’economia marittima, la centralità del Mediterraneo, la vulnerabilità del sistema logistico, la crescente rilevanza della specializzazione portuale.

Il direttore di SRM, Massimo De Andreis, ha messo in evidenza che il rimbalzo dell’economia mondiale sta assumendo caratteristiche di intensità non prevista. Il commercio internazionale sta crescendo dell’8,4%, rispetto alla caduta delll’8,5% registrata nel 2020. Pil e trasporto marittimo segnano un andamento parallelo, con un incremento rispettivamente del 4.4% e del 4,2% nel 2021, rispetto ad un segno negativo del 3,5% e del 3,4% nel 2020.

Sta cambiando lo scenario mediterraneo: da mare prevalentemente di transito sta diventando mare anche di competizione. È in corso un processo di regionalizzazione della globalizzazione che si sa agglomerando attorno al Nord America (Nafta), all’Europa (EU), all’Asia (Recp) ed all’Africa (Afcfta). Il Mediterraneo incrocia i blocchi regionali della globalizzazione, costituisce la cerniera logistica del sistema internazionale. I primi quindici porti del Mediterraneo sono cresciuti negli ultimi 15 anni (2005-2020) in termini di traffico container monumentato del 108%. Con il suo 1% della superficie marittima mondiale il Mediterraneo movimenta il 20% del traffico marittimo mondiale, il 27% del traffico containerizzato ed il 30% delle rinfuse liquide. Ma l’importanza strategica dei mari non sta solo nelle connessioni marittime: il 97% del traffico internet passa attraverso i cavi sottomarini e la questione energetica riguarda sempre più le rotte marittime e lo sfruttamento delle risorse marine.

Gaetano Miccichè, Chairman della divisione corporate di Intesa, ha introdotto la metafora della Formula 1. Il Covid 19 ha svolto la funzione della safety car nei Gran Premi: dopo un grave incidente si è messa alla testa del plotone, rallentandone la marcia e determinando un ravvicinamento di tutti i bolidi, pronti per una nuova ripartenza.

L’incidente di Ever Given nel canale di Suez, ha sottolineato il direttore di ricerca Alessandro Panaro, ha svelato la vulnerabilità logistica. Il flusso delle merci mondiali si è bloccato per 11 giorni, solo per l’Italia sono rimasti fermi prodotti per un valore di 2,5 miliardi di euro di esportazione. Le linee di produzione si sono rallentate e fermate per mancanza di materie prime e semilavorati.

Intanto i noli sono cresciuti in un anno del 278% sulla rotta Asia Europa. I profitti dei carrier sono arrivati a 27 miliardi di dollari nel 2020 e sono stimati in 100 miliardi nel 2021. Silvia Moretto, presidente di Fedespedi, ha sottolineato che le grandi alleanze marittime stanno facendo di tutto per sottrarsi alla minimum global tax di cui stanno discutendo i Paesi del G20. Ci accorgiamo ora di quali sono i rischi di un assetto oligopolistico del mercato che, in fase espansiva, può generare aumento di costi ed extraprofitti.