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I 70 anni del borgo La Martella

by Fiorenza Gorio
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Scorcio del Sasso Caveoso di Matera

L’Autrice, architetto, è figlia di Federico Gorio, uno dei più importanti urbanisti italiani del dopoguerra.

 

Il 17 maggio 2023 si è celebrato l’anniversario dei 70 anni dalla fondazione del villaggio La Martella. Inaugurato dall’allora Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, il borgo era stato realizzato per accogliere gli abitanti dei Sassi di Matera che, per motivi igienico-sanitari, da quel sito malsano dovevano essere trasferiti, abbandonando le proprie abitazioni scavate nella roccia, portando con sé un bagaglio di storia millenaria.

Si trattava di ridare dignità a quegli abitanti che, in condizioni di estrema povertà, si erano adattati a vivere in un groviglio di cunicoli e di grotte sovraffollate, umide, prive di sistema fognario, rete idrica ed energia elettrica.

E’ necessario risalire all’anno 1950 per ricostruire la genesi del borgo La Martella e del quadro socio-culturale che ha generato quel momento significativo della storia dell’urbanistica italiana.

A quell’epoca, su iniziativa di Adriano Olivetti, Presidente dell’INU e Vice Presidente dell’UNRRA-Casas (United Nations Relief and Rehabilitation Administration) insieme a Friedrich Georg Friedmann, sociologo tedesco e docente all’Università dell’Arkansas, venne istituita una commissione interdisciplinare per lo studio della città e dell’agro materano. Del gruppo di studio pluridisciplinare hanno fatto parte anche Federico Gorio e Ludovico Quaroni, per gli aspetti legati allo svolgimento delle indagini urbanistiche.

L’obiettivo di questa prima sistematica indagine conoscitiva su Matera, fu quello di creare “comunità nuove”, in cui venissero privilegiati i momenti pedagogici e di riorganizzazione umana per poi costruire borghi rurali che potessero diventare centri propulsori di comunità locali.

Lo studio ha condotto sia alla formulazione ed emanazione della legge speciale per la bonifica dei Sassi (legge n.619 del 17 maggio 1952 che, in virtù del suo proponente, divenne nota anche come “Legge Colombo”), sia alla proposta di un piano territoriale di insediamenti rurali (fra cui La Martella, Picciano, Borgo Venusio, Torre Spagnola) nonché alla progettazione e costruzione del borgo di La Martella, dei borghi Venusio e Torre Spagnola.

L’intervento del gruppo di progettazione di La Martella (composto dagli ing. L. Agati, e F. Gorio, e dagli arch. P.M. Lugli, L. Quaroni, e M. Valori), fu caratterizzato dalla ricerca di una nuova logica del costruire, lontana dal razionalismo italiano degli anni precedenti e pervasa invece dall’aspirazione ad attuare le condizioni spaziali ed abitative per un ritorno alla pacifica e solidale vita del borgo.

 

                 I progettisti L. Quaroni, F. Gorio, P.M. Lugli, L. Agati, M. Valori

 

È lo stesso Gorio che ha tramandato le ragioni per le quali la soluzione progettuale adottata è stata giudicata d’avanguardia in quanto tesa a risolvere il problema residenza-lavoro mediante l’inserimento in un programma più vasto di ridistribuzione degli insediamenti, nel quadro della legge stralcio per la riforma agraria, con la proposta di una nuova struttura urbana a carattere rurale. In questo modo, si sarebbe tenuto conto, a differenza di tutte le colonizzazioni allora in atto, delle esigenze organizzative delle comunità. Abbandonando gli schemi razionalisti, a favore di una composizione libera da canoni geometrici, furono assecondate le esigenze sia materiali che psicologiche degli abitanti, nella loro inscindibile unità, predisponendo nel moderno ambiente un legame con le consuetudini, con l’habitus, con la tradizione dell’individuo e della società contadina materana e, soprattutto, con un senso di comunità da preservare ad ogni costo.

Inoltre, le forme del borgo furono adattate alla configurazione naturale del terreno, valorizzandone i punti dominanti ed assecondandone la flessuosità con adeguato inserimento della nuova comunità nel paesaggio circostante.

          

      Planimetria di progetto del Borgo La Martella

 

   Ripresa dal drone del centro civico (estratta da Facebook)

 

Appare doveroso sottolineare come l’importanza del progetto del borgo La Martella non risieda solo nell’aver dato ai suoi cittadini nuove moderne abitazioni ma, soprattutto, nell’aver tentato, per quanto sia stato possibile, di non interrompere ogni rapporto con l’ambiente originale da cui provenivano i contadini stessi.

Sul borgo La Martella e sul suo progetto molto si è detto e scritto. Esso forse ha rappresentato il modello emblematico della “moderna” architettura non solo di Matera e della Basilicata, ma dell’Italia intera, nel periodo successivo al secondo conflitto mondiale. Nel corso degli anni, l’intervento è divenuto il paradigma di una nuova prospettiva urbana, ancora oggi attualissimo esempio che può e deve essere rilanciato per poter costruire un processo di rigenerazione del territorio.

Per tale ragione, il riconoscimento dell’importanza del patrimonio architettonico ereditato, sia da parte dei protagonisti della realizzazione che della cittadinanza in generale, esige necessariamente un continuo intervento di tutela e di conservazione.

Già dopo vari decenni di vita dall’edificazione e del conseguente degrado delle architetture, Federico Gorio si era posto il problema del loro recupero e della loro salvaguardia, immaginando quali interventi fosse necessario realizzare per una rigenerazione del borgo. Riteneva fondamentale che il recupero non dovesse essere strettamente conservativo nei confronti del costruito, ma l’obiettivo doveva essere quello di affrontare varie questioni quali: interventi appropriati di carattere urbanistico, sociale e culturale, progetti mirati per valorizzare le strutture di servizio, adeguamento alle normative attuali, ulteriore considerazione alle esigenze dei proprietari, che nel frattempo si erano modificate. Il tutto in un’ottica organica e il più possibile rispettosa dell’esistente e nel quadro di una riqualificazione ambientale.

Inoltre Gorio era convinto che questa rigenerazione dovesse partire principalmente dalla partecipazione dei cittadini, che devono essere considerati promotori decisivi e protagonisti del processo di riqualificazione del borgo e del territorio che lo circonda.

Per il perseguimento di questa finalità determinanti si dimostrano le azioni svolte finora dall’Associazione “Amici del borgo La Martella” che, attraverso molteplici iniziative, stanno contribuendo da tempo, in maniera costruttiva e con risultati manifesti, a rafforzare quel senso di “comunità” tramandato da Adriano Olivetti che funge da filo conduttore per il consolidamento del carattere identitario del borgo e, di conseguenza, per la conduzione di un fondamentale processo rigenerativo.

I risultati e i progetti messi in campo dall’Associazione, in collaborazione con gli operatori scolastici e culturali, stanno avendo una risonanza a livello nazionale ed anche l’impegno profuso per la celebrazione della ricorrenza dei 70 anni dall’inaugurazione ha contribuito ad amplificare tale coinvolgimento.

In questa occasione molteplici iniziative si sono alternate per commemorare la ricorrenza dei 70 anni e per valorizzare la memoria storica del borgo ma, soprattutto, per far scaturire riflessioni e programmi futuri di rigenerazione con ricadute di crescita complessiva anche per la città di Matera.

 

   Scorcio prospettico storico del borgo

 

Un percorso, già da tempo tracciato, con la condivisione e la partecipazione dell’Università degli Studi della Basilicata DiCEM (Dipartimento delle Culture Europee e del Mediterraneo) e con la Fondazione Adriano Olivetti, che è finalizzato alla rivitalizzazione del borgo per mantenerlo al passo con i tempi ed è sostenuto da un forte senso di etica civica e culturale.

 

Dettaglio della piazza con la fontana (progetto di Federico Gorio)

 

Parallelamente, si è avviata un’intensa attività di sensibilizzazione, a vari livelli, non soltanto degli addetti ai lavori, degli esperti e dei docenti universitari, ma anche del pubblico in generale, ponendo all’attenzione degli organi di tutela preposti (Soprintendenza, Comune, Regione) situazioni a rischio e di degrado  se non addirittura di perdita totale del patrimonio dell’intero villaggio La Martella, per garantire la permanenza dei principali valori storici, artistici e materiali insiti nel borgo e la loro trasmissione alle future generazioni.

L’azione di tutela dovrebbe essere condotta attraverso il vincolo di carattere normativo “ope legis”, essendo trascorsi 70 anni, oppure attraverso lo strumento del vincolo di carattere “relazionale”. Quest’ultimo consentirebbe che l’intero borgo possa essere dichiarato particolarmente importante sia per sé stesso, sia per i suoi nessi con i valori della storia, della tecnica, delle tecniche costruttive.

Nel contempo è opportuno che vengano adottati provvedimenti per accelerare la rimozione di quegli interventi che hanno contribuito ad alterare i caratteri distintivi del borgo e del territorio circostante.

Per questi scopi, la consultazione degli archivi professionali dei progettisti che hanno partecipato alla realizzazione dell’intervento è fondamentale.

In particolare, l’archivio di Federico Gorio, che ha curato il disegno d’insieme del borgo, la viabilità, l’arredo urbano (recinzioni, muri di sostegno, fontana pubblica, marciapiedi, canali di scolo, alberature), centro servizi e la progettazione degli alloggi e delle scuole, può offrire ogni riferimento documentale.

Lo stesso archivio, infatti, dichiarato di notevole interesse dalla Soprintendenza archivistica del Lazio sin dal 1995 e conservato presso l’Accademia Nazionale di San Luca, può ancora oggi risultare utile e fondamentale per un recupero accurato. Il Fondo, che contiene tutti i disegni del progetto originale della Martella e delle tavole di cantiere con i dettagli costruttivi, è consultabile sul sito dell’Accademia collegandosi al link http://www.fondogorio.org.

Si auspica che questa data storica della celebrazione dei 70 anni possa rappresentare l’occasione per un’accelerazione del processo di rivitalizzazione dell’intero borgo, come un unicum nel suo genere, e per garantirne la trasmissione al futuro e la permanenza dei principali valori tuttora presenti.