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Il Conservatorio “San Pietro a Majella” di Napoli fra storia e attualità

by Sara Amoresano
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L’autrice è allieva del Conservatorio.

Con una storia che affonda le proprie radici nel Cinquecento, il Conservatorio “San Pietro a Majella” ha accolto e formato generazioni di musicisti che hanno lasciato un profondissimo segno nella storia della musica europea. Personaggi come Cimarosa, Paisiello, Donizetti, Bellini hanno trovato in Napoli un centro culturale pronto ad accogliere gli stimoli provenienti dall’esterno e, nel contempo, ad offrire ottime opportunità ad intellettuali ed artisti in grado di dare lustro ad una città che veniva sempre più nel tempo delineandosi come una tra le grandi capitale europee.

Quella del Conservatorio di Napoli, tuttavia, non è la storia di un’istituzione unitaria, nata con il preciso obiettivo di formare musicisti. Prima del 1807, infatti, a Napoli non solo non vi era un unico Conservatorio, ma i diversi istituti erano, sin dalle loro origini, degli organismi assistenziali, aventi per scopo quello di arginare il problema della povertà. Essi si facevano carico dell’educazione di fanciulli orfani o indigenti e del loro inserimento in società attraverso l’insegnamento di un mestiere. Le istituzioni preposte alla formazione dei musicisti erano quattro: il Conservatorio di Santa Maria di Loreto, fondato nel 1537; il Conservatorio di Sant’Onofrio a Capuana, fondato nel 1578; il Conservatorio di Santa Maria della Pietà dei Turchini, nato nel 1583 e, infine, il Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo, istituito nel 1589.

Nel corso del tempo, tali conservatori furono accorpati tra loro: nel 1797, avvenne la fusione tra il Conservatorio di Santa Maria di Loreto con quello di Sant’Onofrio a Capuana; tra il 1806 e il 1807, l’istituto di Santa Maria di Loreto, così accresciuto, fu accorpato con quello di Santa Maria della Pietà dei Turchini. Alla fine, con decreto regio di Giuseppe Bonaparte, i quattro conservatori confluirono in un solo istituto, collocato a via S. Sebastiano, che prese il nome di “Real Collegio di Musica”. Nel 1826 il regio conservatorio veniva collocato nell’attuale sede e ribattezzato “Reale Conservatorio di Musica di San Pietro a Majella”. Esso diveniva, così, a tutti gli effetti, un istituto di formazione musicale, che, pur non rinunciando alle sue originarie funzioni di organismo assistenziale, accoglieva ora anche studenti napoletani e stranieri che potessero permettersi un’istruzione completa.

La storia dell’Istituzione musicale va intrecciandosi, sin dalle sue origini, con la storia del Regno di Napoli, della sua corte e della città stessa. Già dalle epoche più antiche, Napoli si era rivelata come un centro catalizzatore di multiformi espressioni culturali, favorite dal succedersi delle dominazioni straniere, senza mai perdere, tuttavia, le proprie più autentiche e folkloristiche peculiarità. Il fermento culturale della città era favorito, inoltre, dalla incessante attività di corte, che attirava a sé i più illustri artisti ed intellettuali in circolazione. Ad esso diede il proprio contributo la forte presenza della Chiesa, che, pur nelle sue diverse articolazioni, rappresentava uno dei principali committenti di opere artistiche e musicali.

In questo contesto, la musica svolgeva un ruolo centrale nella capitale del Regno e la richiesta di esecutori, compositori e cantanti che potessero far fronte alle esigenze dei numerosi committenti rendeva fondamentale la presenza sul territorio di luoghi che preparassero al mestiere. Intorno ai Conservatori di Napoli, dunque, che acquisivano sempre maggiore autorevolezza come centri di formazione, iniziarono ad orbitare quegli artisti – tra maestri e allievi – che posero le basi di una lunga tradizione musicale napoletana e ne suggellarono l’eccellenza anche al di fuori dei confini patrii.

Tra questi, per limitarsi a menzionare solo qualche nome (facendo di sicuro torto ad altre ugualmente celebri personalità), ricordiamo il famoso cantante castrato Farinelli (al secolo Carlo Broschi), Alessandro e Domenico Scarlatti, Giovan Battista Pergolesi, Domenico Cimarosa, Giovanni Paisiello, Saverio Mercadante (di cui nel 2020 si è celebrato il 150° anniversario della morte), Vincenzo Bellini, Ruggiero Leoncavallo e, più recentemente, Aldo Ciccolini, Sergio Fiorentino, Roberto De Simone, Riccardo Muti.

Raccogliendo il lascito di una tradizione secolare, pur mantenendosi al passo con i tempi, il Conservatorio di Napoli è ancora oggi impegnato nello svolgere il suo ruolo di centro culturale e musicale, da un lato continuando a formare nuove generazioni di musicisti, dall’altro, avocando a sé una funzione divulgativa attraverso iniziative – aperte al pubblico – tese a valorizzare il proprio patrimonio storico-musicale.

In tale ottica, sono nati negli ultimi anni progetti come I Tesori della Biblioteca, un ciclo annuale di conferenze curato dal dottor Cesare Corsi, che vede studiosi e musicologi illustri confrontarsi su questioni relative alle fonti conservate presso la Biblioteca del Conservatorio.

Di più recente realizzazione è il progetto editoriale I Quaderni del San Pietro a Majella, rivista annuale a cura dei Maestri Paologiovanni Maione e Antonio Caroccia, che ospita al suo interno i contributi di importanti studiosi, cui si affiancano i lavori dei più meritevoli tra gli allievi neolaureati.

Tra le manifestazioni che hanno reso il Conservatorio protagonista di iniziative dal respiro internazionale, va menzionato senza dubbio il Convegno di studi organizzato a cura degli stessi Maestri Maione e Caroccia, in occasione delle celebrazioni per il 150° anniversario dalla morte di Saverio Mercadante. Promosso dal “San Pietro a Majella”, dall’Istituto Italiano di Cultura di Vienna, dal Teatro alla Scala e dal Comune di Altamura, il Convegno si è articolato in quattro sessioni che hanno avuto luogo a Napoli, a Vienna, a Milano e nella città natale di Mercadante, vedendo la partecipazione di musicologi provenienti da Italia, Spagna, Portogallo, Germania, Austria, Svizzera e Stati Uniti. La registrazione delle sessioni del Convegno, trasmesse in diretta streaming, è reperibile anche sui canali YouTube del Comune di Altamura e del Conservatorio di Napoli.

Allo scopo di valorizzare il talento dei propri allievi e la professionalità dei propri docenti, il Conservatorio “San Pietro a Majella” si fa promotore anche di numerose rassegne e concerti che hanno luogo nei due principali auditorium dell’Istituzione: la Sala Scarlatti e la Sala Martucci. Tra queste manifestazioni, ricordiamo il “Forum Scarlatti”, organizzato nel 2019 in collaborazione con la Ditta Alberto Napolitano, sotto la direzione artistica del Maestro Dario Candela, nel corso del quale si sono esibiti allievi di Napoli e di altri conservatori d’Italia, nonché la rassegna “I Concerti del Conservatorio”, che ha dato spazio alle esecuzioni musicali dei docenti interni, giunta alla sua terza edizione e purtroppo interrotta nel 2020 a causa dell’emergenza Covid-19.

In un periodo così difficile per il settore della cultura, dello spettacolo e dell’istruzione, il Conservatorio intende lanciare un forte messaggio di presenza e di resistenza, nella speranza che si possa presto ritornare alla insostituibile esperienza degli spettacoli e della musica dal vivo.

Proprio il desiderio di non fermare le attività concertistiche a causa dell’attuale situazione pandemica ha ispirato il nome della neonata rassegna “Chi ci ferma!”, che vede protagonisti gli studenti. I concerti vengono trasmessi sul canale YouTube del Conservatorio ogni venerdì alle 18 e, fino ad ora, la manifestazione ha portato all’ascolto del pubblico le esibizioni degli studenti delle classi di musica jazz, musica da camera, pianoforte, chitarra, mandolino, arpa, sassofono e canto. Il programma dei futuri concerti è consultabile ogni settimana sul sito ufficiale e sulla pagina Facebook del Conservatorio.

 

Sara Amoresano