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“Il Monarca” De Luca presentato a Salerno

by Pietro Spirito
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Ieri pomeriggio a Salerno, nei locali del Gran Caffè Moka, è stato presentato il volume “Il Monarca. Vincenzo De Luca una questione meridionale”, pubblicato da PaperFirst. In una sala affollata sono stati ripercorsi i passaggi che hanno caratterizzato la storia politica del Presidente della Regione Campania, le cui radici si trovano tutte nella città salernitana.

Luciano Pignataro, giornalista, ha sottolineato che occorre prendere atto della torsione leaderistica e territorialista del Partito Democratico: l’appello cha a marzo era stato indirizzato dagli intellettuali campani non ha sortito alcun effetto perché ormai quel partito è chiuso al dialogo ed al confronto con la società civile.

L’ex direttore di Fanpage, Francesco Piccinini, ha raccontato un casuale recente incontro in treno con uno strettissimo collaboratore di Vincenzo De Luca, nel corso del quale questi si è lamentato per l’assoluta impopolarità di Piero De Luca che, nonostante questo inequivoco segnale della comunità, deve in ogni caso essere sostenuto senza lesinare risorse, perché questa è la volontà del Capo.

Pietro Spirito ha ricordato che la parabola di Vincenzo De Luca corrisponde ad un mutamento epocale nei meccanismi di formazione del consenso che si è determinato con l’affermazione del neoliberismo. Il Presidente della Regione Campania va considerato un fenomeno di una tendenza più complessiva che ha corroso le radici morali della Repubblica.

Nei decenni passati era il popolo dei militanti a reggere, gratuitamente e senza corrispettivo, il peso del coinvolgimento e della ricerca del voto, porta a porta. A quel modello è succeduto un meccanismo di natura strettamente commerciale, tra candidato ed elettori esiste lo stesso rapporto che c’è tra un salumiere ed i suoi clienti: il consenso si ottiene in cambio di favori, come la mortadella si ottiene in cambio di soldi.

Ma occorre fare attenzione anche alle modalità con le quali si può formare l’opposizione a questo scadimento della politica in mercato degli interessi particolari. Può accadere di nuovo quello che è successo con il fascismo: da un giorno all’altro i partecipanti allo scambio mercantile possono improvvisamente essere folgorati sulla via di Damasco e diventare i censori dell’ultima ora.

Accadde esattamente questo alla conclusione traumatica del fascismo: via la cimice dalla giacca e l’Italia si scoprì antifascista. Anzi, si precipitò a Piazzale Loreto ad offendere il corpo inanimato del Capo, in una delle immagini più devastanti e vergognose della storia italiana.

Memori della nostra storia, ricostruire la coscienza morale della politica mediante forme di partecipazione che vedano assieme culture e identità anche di differente natura, come accadde nel Comitato di Liberazione Nazionale, in cui erano rappresentate le tendenze più diverse: democristiani, comunisti, socialisti, liberali, repubblicani, azionisti lavorarono assieme per costruire le basi culturali della Costituzione e della Repubblica.

In fondo, proprio a Salerno, Palmiro Togliatti compì la svolta che sancì la partecipazione del partito comunista al Governo di Badoglio, proprio a segnalare l’unità che era necessaria per far terminare la stagione lunga e sanguinosa del fascismo.

Avverso ad una politica che è solo cura degli interessi particolari, di cui De Luca è metafora e rappresentazione, occorre dunque – questa è stata la proposta di Pietro Spirito – costruire un Comitato di Liberazione Regionale. A tale proposta si è associato immediatamente Isaia Sales, che nel suo intervento ha ricostruito la storia di lungo periodo della corruzione politica nell’Italia meridionale, che affonda le sue radici in Francesco Crispi e Giovanni Nicotera che – da garibaldini – diventarono esponenti del conservatorismo politico con metodi accentuatamente clientelari. Paradossalmente la parabola politica di Vincenzo De Luca parte dallo stalinismo per concludersi in un trasformismo che sempre più spesso getta lo sguardo verso la Destra.

Giuseppe Cantillo ha ricordato che per decenni l’opposizione a De Luca è stata fenomeno assolutamente marginale: ciò è accaduto grazie alla sua capacità di usare le leve della amministrazione pubblica per allargare l’area del consenso, coinvolgere gli oppositori, mettere ai margini chi cercava di mettere in discussione un modello di governo che metteva la politica ai margini.

In conclusione, nel corso del dibattito aperto al pubblico, è intervenuto Carmelo Conte, ex ministro socialista delle aree urbane, il quale ha ricordato che la resistibile ascesa di Vincenzo De Luca è avvenuta sostanzialmente per mancanza di contrasto da parte di chi, nel suo partito di appartenenza ed anche nelle altre comunità politiche, non ha compreso che lasciare spazio ad un modo differente di costruire il consenso svuotava la vasca della politica, per riempire quella di una coalizione sociale basata sullo scambio di favori e sulla costruzione di una alleanza trasversale di affari.