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Il nostro capitale umano: la società civile

by Daniela Villani
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Mi permetto di esprimere alcune considerazioni personali sulla base della mia esperienza di anni di attivismo. Come cittadina attiva dal 2009 e fino ai giorni in cui, con il ruolo di assessore alla qualità della vita e alle pari opportunità del Comune di Napoli, ho avuto l’opportunità di relazionarmi con tante realtà cittadine e più in generale con la società civile.

Orbene, la società civile non solo è in ottima salute, ma è grazie ad essa che tanti risultati straordinari si sono potuti raggiungere. Ho registrato in questi lunghi anni una voglia di partecipazione eccezionale da parte di cittadini, associazioni, comitati, università, centri di eccellenza, istituzioni scientifiche, circoli sportivi, istituti scolastici, enti che a vario titolo hanno sentito il bisogno e l’urgenza di contribuire. Dalle manifestazioni ambientali di fiume in piena, passando ai referendum per i beni comuni e agli open assessorato, e finendo con il tavolo blu. Un risultato straordinario, una rete di partecipazione che ha riempito piazze, stanze, luoghi pubblici, sala giunta e palazzi.

Persone competenti e desiderose di contribuire alla rinascita della speranza. Persone che spesso non fanno notizia ma che sono sicuramente il nostro patrimonio più prezioso e senza le quali nessuna ripartenza è possibile. Si è lavorato insieme con il coraggio di osare, oltre gli steccati e le differenze, sconfiggendo il male dell’opportunismo e degli interessi personali, in favore di una prospettiva di rinnovamento. Seguendo il metodo complesso e faticoso della condivisione e della partecipazione dal basso.

Ecco, sono profondamente convinta che sia davvero inutile individuare un futuro leader se poi i metodi di gestione, di nomine, di organizzazione sono sempre gli stessi. Serve un metodo di squadra, di condivisione, di rete, di comunità. Servono occhi capaci di costruire dal basso insieme ai cittadini, più che la forza dei numeri, del leader, dei pacchetti voto. È essenziale riportare al centro i cittadini ed il loro controllo e contribuito sulla cosa pubblica. Senza questi uomini e donne non esiste un futuro buono da costruire, forse solo poltrone da occupare. Perché una politica che vuole essere coraggiosa non si riempie la bocca di amministrazione condivisa, se poi nell’agire non risponde neanche alle mail. Abbiamo bisogno di fatti che si accordino con le azioni e che non siano in conflitto con l’agire. Abbiamo bisogno di costruire il metodo. Che sia innovativo, dal basso e collettivo.

Durante l’esperienza arancione, purtroppo si è disperso un patrimonio immenso, a partire da Napoli è tua fino a Dema. Un patrimonio di risorse umane e di esperienze preziose. Bisogna ripartire da qui, dai talenti della base, dai movimenti e dalle lotte delle donne e degli uomini che generosamente hanno combattuto, desiderosi di migliorare la qualità della vita e lo sviluppo civile ed economico della nostra comunità.

Dal canto mio non mancherò di offrire il mio contributo, cercando di raccogliere e tenere dentro tutti i semi e le energie migliori che ho incontrato lungo il mio cammino. A breve infatti, con molte di queste migliori energie, presenteremo l’associazione onlus “Riprendiamoci, Napoletani“. Nata nel 2009 e che, con le modifiche allo statuto e la nascita di un comitato direttivo nel quale ogni componente avrà una delega, si occuperà dei temi a noi cari e che abbiamo provato a sviluppare in questi anni. Temi come la risorsa mare, il waterfront e la sua integrazione con i territori circostanti, ambiente e tutela, blue economy, turismo esperienziale, rigenerazione spazi marittimi e non, sostenibilità, mobilità dolce, economia circolare, aree abbandonate, diversificazione usi turistici, welfare del mare.

Pochi giorni fa la Regione Campania ha deliberato il preliminare del PUAD. Un importante strumento di pianificazione che mira a definire i criteri per una pianificazione degli usi turistici e ricreativi, ed è importante far sentire la nostra presenza e i nostri desiderata per determinare e contribuire a sviluppare una politica marittima di alto valore e che possa rappresentare finalmente un volano per gli uomini e le donne della regione Campania. Sono fortemente convinta che le due tematiche terra e mare, se sviluppate con una programmazione complessiva, una visione strategica ed unitaria, possano, da sole, restituire il giusto valore al nostro capitale blu e verde della regione. 500 km di coste e altrettanto di aree abbandonate e negate o in attesa di risanamento, opportunità occupazionali e indotto che oggi rappresentano purtroppo delle occasioni sciupate. Non possiamo più permettercelo.

Alla luce di queste considerazioni e della ritrovata coscienza collettiva della società civile, credo che bisogni ripartire da qui, dalle migliori risorse della nostra comunità, la sola che può restituire una speranza. Motivati non da sogni personali ma da un unico sogno collettivo.