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La “Casa della Comunità” a Pompei obiettivo primario

by Federico L. I. Federico
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Sono passati pochi giorni da quando l’Ufficio Stampa del Comune di Pompei ha pubblicato un comunicato che non ha avuto a nostro giudizio il rilievo che meritava, sia presso la gente comune sia presso la Stampa, almeno quella comprensoriale e napoletana.

Lo scorso 4 di febbraio è stata infatti annunciata una iniziativa di grande significato nel quadro delle iniziative regionali del PNRR per garantire un migliore livello di qualità della vita alla Pompei contemporanea, cioè non quella archeologica, ma quella della gente comune impegnata nella faticosa quotidianità dell’oggi.

L’iniziativa, assolutamente benvenuta a nostro giudizio, riguarda una “Casa della Comunità” da realizzarsi coi fondi, ormai a tutti noti – o almeno familiari – del cosiddetto Recovery Plan. Così infatti, con un anglicismo di troppo, è stato definito in sigla il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza della nostra Italia, indebitata fino al collo e soccorsa in extremis, in pieno “recupero” appunto, dall’Europa, stavolta madre e non matrigna, come passa prevalentemente nell’immaginario popolare.

In breve, per intendersi: il Recovery Plan prevede un pacchetto corposo di riforme, che puntano a rendere più forte la pubblica amministrazione, il sistema produttivo, intensificare gli sforzi per la lotta alla povertà, all’esclusione sociale e alle disuguaglianze. L’obiettivo è favorire la ripartenza del Paese Italia, dopo lo shock causato dalla pandemia.

Il PNRR prevede diversi interventi anche in campo sanitario. Tra questi c’è la realizzazione di “Case della Comunità”, strutture sanitarie promotrici di un modello di intervento multidisciplinare, nonché luoghi privilegiati per l’attivazione di interventi di carattere sociale e di integrazione socio-sanitaria.

Con la Casa della Comunità – di cui sono previsti ben 124 esempi in tutta la Campania, sui 1.288 previsti in Italia, da realizzarsi entro il 2026, quindi dopodomani – si riparte dalla Salute, bene primario. L’obiettivo è curare i cittadini non lontano da casa, fin quando è possibile.

L’intesa per la Casa di Pompei è stata raggiunta tra Comune di Pompei, ovviamente, ed Asl Napoli3 Sud. Essa si sostanzierà in un rilevante progetto socio-sanitario per offrire ai cittadini servizi pubblici in campo medico e diagnostico, in quanto la Casa della Comunità ospiterà studi di medicina generale, ambulatori specialistici e diagnostici.

Ma l’intesa Comune di Pompei-Asl Napoli3 si spinge oltre: obiettivi sono le reti di prossimità, le strutture intermedie e la telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale.

L’area interessata dalla realizzazione della Casa, di proprietà comunale, sarà concessa a titolo gratuito all’Asl Napoli 3 Sud in zona prossima all’uscita del casello autostradale POMPEI Est-Scafati della NA-SA, nei pressi di Piazza Falcone e Borsellino, facilmente accessibile anche per chi arriva da fuori Pompei. Lo stesso sito che ha ospitato già il Centro vaccinale da campo, ben strutturato in verità, il quale ha raccolto adesioni in tutto il comprensorio Vesuviano e oltre.

E’ un luogo dove il cittadino potrà trovare una risposta adeguata alle diverse esigenze sanitarie. Con la programmazione della Casa della Comunità, dunque, l’Amministrazione Comunale di Pompei a guida Lo Sapio apre le porte alla “nuova sanità”, quella che si farà al di fuori dell’ospedale, in luogo idoneo ad ospitare i medici di medicina generale presenti sul territorio cittadino, gli specialisti ambulatoriali e gli altri professionisti sanitari quali logopedisti, fisioterapisti, dietologi, tecnici della riabilitazione e altri. Nella Casa di Pompei potranno inoltre essere ospitati servizi sociali e assistenziali per persone anziani e fragili.

La figura nuova nella Casa della Comunità sarà “l’infermiere di famiglia”, figura già introdotta dal Decreto-legge n. 34/2020, che, grazie alle sue conoscenze e competenze specialistiche nel settore delle cure primarie e della sanità pubblica, diventa il tramite responsabile dei processi infermieristici in famiglia e in Comunità. Si potrà così dare risposta adeguata alle attese di servizi ospedalieri, di servizi territoriali e servizi sociali; senza rischiare i tempi di attesa elevati per la loro erogazione.

Concludendo possiamo affermare che, se c’è una cosa positiva da rilevare nell’angosciosa Pandemia da Covid-19, è il fatto che essa ha rimarcato il valore universale della salute, la sua natura di bene pubblico primario e la rilevanza macro-economica e sociale dei servizi sanitari pubblici connessi.