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La Cina è vicina? Non ancora, almeno dall’Ucraina

by Pietro Spirito
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Il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ha chiarito, in una telefonata con l’omologo spagnolo Josè Manuel Albares, che Pechino non è schierata nel conflitto in Ucraina. “La Cina non è un partecipante della crisi”, ha detto Wang, secondo quanto riferito dall’agenzia statale cinese Xinhua: “alcune forze hanno continuato a gettare fango sulla Cina a proposito della questione ucraina e hanno inventato ogni genere di disinformazione”.

Il futuro della invasione ucraina da parte della Russia è legato a doppio filo alle mosse che saranno messe in campo dalla Cina.

Nel colloquio tra l’emissario di Biden, Sullivan, e il responsabile della politica estera del partito comunista cinese, Yang Jiechi, che si è svolto ieri a Roma, le due principali potenze si sono confrontate proprio sull’atteggiamento che il gigante asiatico intende mettere in campo per affrontare questa gravissima crisi internazionale. Lo sguardo cinese sull’Ucraina appare più simile a quello della Sfinge.

Nei giorni scorsi si era diffusa la voce che i cinesi stavano per prendere in considerazione l’opzione di appoggiare anche militarmente Mosca, che avrebbe formalmente chiesto tale sostegno, visto che le operazioni sul terreno non stanno andando proprio esattamente come era stato previsto dai piani. Invece, almeno nella versione ufficiale di queste ore, la Cina si dichiara impegnata a promuovere i negoziati di pace per fermare la guerra in Ucraina. Lo afferma il responsabile della politica estera del partito comunista cinese dopo l’incontro tenutosi a Roma. La Cina, afferma, si oppone fermamente alla disinformazione, alle calunnie e all’inganno. “Tutte le parti devono esercitare moderazione per proteggere i civili”, aggiunge.

Sullivan, per parte sua, ha sottolineato che qualsiasi sostegno cinese alla invasione russa sarà pagato caro dalla Cina. Gli Stati Uniti su questo punto non usano parole ambigue. L’amicizia indissolubile tra Russia e Cina costituisce un orizzonte intollerabile per la potenza americana.

La sorte del conflitto sta essenzialmente nelle mosse che saranno giocate nelle prossime settimane dalla diplomazia e dalla economia cinese. Sinora non è venuta alcuna condanna della invasione russa. Nel voto alle Nazioni Unite, la Cina si è astenuta. Le voci di un ruolo di mediazione per raggiungere la pace sinora non si sono tradotte in alcun atto concreto che abbia evidenziato la volontà sostanziale dei cinesi di contenere l’azione militare russa.

Ma conterà anche l’azione delle forze economiche della potenza asiatica. Dopo le sanzioni occidentali la Russia sta pagando un prezzo alto, ed in prospettiva potrebbe entrare in grave difficoltà. Da questo punto di vista la Cina, sinora, ha colto opportunisticamente una finestra strategica per rimpiazzare in prospettiva l’Occidente nella trama delle relazioni economiche con la Russia. Al blocco delle operazioni in Russia di Visa e Mastercard, sono state le carte di credito cinesi a rimpiazzarsi in questo segmento dell’offerta finanziaria. Anche sulla scacchiera della economia conterà in modo sostanziale nelle scelte che i paesi stanno compiendo all’interno del conflitto in corso.

Anche questo è uno dei terreni attorno ai quali si gioca non solo il destino del conflitto ucraino, ma anche l’architettura delle relazioni politiche ed economiche internazionali per i prossimi decenni.