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La deriva antiabortista degli Stati Uniti

by Piera De Prosperis
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Facit indignatio versus, quanta verità in questo pensiero di Giovenale. Lontanissimi i tempi del poeta latino ma presente e vivo il sentimento di indignazione che certe notizie procurano.

Negli Sati Uniti, un mese prima della pubblicazione della sentenza definitiva della Corte Suprema, è stata pubblicata da “Politico” la bozza scritta dal giudice conservatore Alito che ribalterebbe la Roe v. Wade, la sentenza che legalizzò l’aborto nel 1973. In genere le sentenze sono assolutamente segrete fino alla loro pubblicazione. E già questa fuga di notizie è sorprendente. Ovviamente l’opinione pubblica americana si è nettamente spaccata: da un lato i conservatori ed i gruppi religiosi, dall’altro i democratici e le associazioni per i diritti delle donne. Senza contare giuristi ed avvocati che discutono dei fondamenti giuridici di una eventuale sentenza in tale direzione.

Non vogliamo addentrarci nella variegata situazione culturale dell’America, ma fare solo alcune riflessioni che ancora una volta hanno come tema centrale il controllo del corpo della donna. La vicenda americana testimonia che il baratro dell’ignoranza e della violenza è dietro l’angolo, caderci dentro con entrambi i piedi è più facile di quanto si pensi.

L’ambito della salute è paradigmatico della qualità di una società. In tale ambito assistiamo a fenomeni che rappresentano un clamoroso oltraggio alle donne nel momento in cui si impedisce l’autodeterminazione, come nel caso del ricorso all’aborto, o si opera, contro ogni evidenza scientifica accumulata da oltre trent’anni, impedendo l’espressione di competenza delle donne nel percorso nascita. In tali circostanze il controllo del corpo ha valenze ideologiche primali e tale esercizio di controllo nella riproduzione umana rappresenta il fondamento di tutte le altre forme di controllo e di tutti gli stereotipi di genere: la donna ha bisogno di tutela perché soggetto debole. (Noi donne, luglio 2016).

Impedire l’autodeterminazione delle donne in quest’ambito che le appartiene assolutamente, quello della nascita, è foriero di altre forme di impedimento. In altri termini colpire la libertà di autogestione significa colpire la libertà di tutti coloro che vivono in un determinato paese. Se gli Usa stanno vivendo questa deriva autoritaria, a preoccuparsi non devono essere solo le donne ma tutte le persone di buon senso, in particolare coloro che nella scala sociale si trovano in posizioni disagiate. Chi potrà accedere ai servizi sanitari negli Stati che ancora consentiranno l’aborto, come la California? Chi avrà le possibilità economiche per affrontare viaggi così lunghi in un paese dalle sconfinate distanze?

Non che in Italia le cose siano facili, tuttavia nonostante periodici tentativi di sabotaggio la 194 è ancora salva. Ma dobbiamo fare attenzione, tutti insieme, uomini e donne, perché un diritto non venga soppresso, perché non passi sulla nostra testa l’operazione pericolosa della rimozione di un principio democratico.

Voglio essere complottista: il democratico Biden per garantirsi la vittoria nel midterm, in un momento per la sua amministrazione particolarmente difficile, ha creato il caso facendo uscire la notizia un mese prima. Si garantirebbe così alle urne il voto di tutti quegli elettori che, pur delusi dalla sua politica, potrebbero ripensarci come reazione ad una svolta decisamente oscurantista, di cui maggiori sostenitori sono i repubblicani. Fantapolitica? Mossa astuta? Di certo dobbiamo fare i conti ancora una volta con la difesa di genere ed è veramente troppo.

Diventa sempre più credibile il romanzo distopico Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood del 1985. Una teocrazia totalitaria ha rovesciato il governo degli Stati Uniti… la normalità, diceva zia Lydia, significa ciò cui si è abituati. Se qualcosa potrà non sembrarvi normale al momento, dopo un po’ di tempo lo sarà. Diventerà normale. Ma noi a questa attuale, medioevale normalità non vogliamo abituarci.