Figlio di ebrei russi emigrati in America, Bernard Malamud racconta una vicenda tratta dalla realtà: il mite sorvegliante di fabbrica Yakov Bok è accusato di aver commesso il sacrificio rituale di un bambino. Tratto in carcere è interrogato dal giudice istruttore Bibikov, che si scopre – anch’egli – lettore di Spinoza.
«-Tra i vostri effetti, quando siete stato arrestato, ho visto alcuni libri. Tra gli altri, un volume di capitoli scelti delle opere di Spinoza.
-Infatti, eccellenza. Potrei riaverli? Sono in pensiero anche per i miei ferri.
-Li avrete a suo tempo, se non sarete rinviato a giudizio. Conoscete bene gli scritti di Spinoza?
-Oh, solo per modo di dire, – rispose il giovane, preoccupato dalla domanda. Il libro l’ho letto, ma non l’ho capito tutto.
-Perché vi interessa? Ma, innanzitutto, che cosa vi ha portato a Spinoza? Il fatto che fosse ebreo?
-No, eccellenza. Non sapevo niente, di lui, finché non mi sono imbattuto nel libro. Alla sinagoga non ne sono precisamente entusiasti, se avete letto la storia della sua vita… Ho trovato il libro da un rigattiere, in una città vicina, l’ho pagato un copeco e me ne sono andato maledicendomi perché avevo buttato via dei denari sudati. Più tardi ho letto qualche pagina, e ho continuato come se mi corressero dietro. Non l’ho capito parola per parola, ve l’ho detto, ma quando si ha a che fare con pensieri come quelli par di volare a cavallo di una scopa. Da allora non sono più lo stesso. È un modo di dire, naturalmente, perché, dalla mia giovinezza, son cambiato ben poco.
Quantunque avesse risposto liberamente, Yakov aveva paura, a parlare di libri con un magistrato russo.
Tuttavia, meglio un interrogatorio su un libro che su un bambino assassinato. Dirò la verità, ma parlerò molto adagio.
-Vorreste spiegarmi che cosa significa l’opera di Spinoza, secondo voi? In altre parole, se si tratta d’una filosofia, che cosa sostiene?
-Non è facile a dirsi, – rispose Yakov, con aria di scusa. – Il fatto è che io, per metà, sono un ignorante. E l’altra metà è istruita a metà. Mi sfugge un mucchio di cose anche quando sto attento con tutta l’anima.
-Vi dirò perché ve lo domando: Spinoza è uno dei miei filosofi preferiti, e m’interessa l’effetto che fa agli altri.
-In questo caso… – fece Yakov, un po’ sollevato. – Il libro dice diverse cose, a seconda dei capitoli, però, sotto sotto, è tutto concatenato. lo penso che Spinoza volesse fare di sé un uomo libero, per quanto si può, secondo la sua filosofia, non so se mi spiego, andando a fondo delle cose e collegandole, se mi seguite, eccellenza.
-Non è un modo sbagliato di vedere Spinoza, anche se considera più l’uomo dell’opera, – osservò Bibikov. – Ma dovreste spiegarmi un po’ la sua filosofia.
-Chissà se sono capace… Forse, significa che Dio e la Natura sono una sola cosa, la stessa, e così pure l’uomo, sia povero o ricco. Se capite che la mente dell’uomo fa parte di Dio, allora la capite come posso capirla io. In quel senso, siete libero, se siete nella mente di Dio. E se ci siete lo sapete. Nello stesso tempo, però, c’è il guaio che siete inchiodato giù dalla Natura… cosa che non riguarda Dio, perché lui è anche la Natura. Per giunta, bisogna vedersela con una cosa che si chiama Necessità, ed è sempre presente, anche se nessuno la vuole. Nello shtetl Dio va in giro con la legge in mano, ma quest’altro Dio anche se occupa più spazio ha molto meno da fare. E a qualunque dei due si finisca col credere, niente cambia nel mondo, se si è senza lavoro. Tanto per la Necessità. lo ho anche idea che Spinoza volesse dire che la vita è vita, ed è inutile buttarla nella tomba a calci. O è così, o non ho capito niente di quello che ha detto.
-Se l’uomo è legato alla Necessità, da dove viene la libertà?
-Dal pensiero, eccellenza, se il pensiero è Dio. Cioè, se credete in quella specie di Dio, se ve lo spiegate col ragionamento… come se l’uomo volasse al di sopra della propria testa, sulle ali della ragione, o qualcosa di simile. Ci si fonde con l’universo e si dimenticano le nostre grane.
-Credete che si possa esser liberi, così?
-Fino a un certo punto, – sospirò Yakov. – A me pare una bella cosa, ma la mia esperienza è limitata. Son vissuto quasi sempre in campagna. Il magistrato sorrise.
Yakov diede un risolino, ma si riprese subito.
-E questa che descrivete è la vera libertà, secondo voi, o non si può essere liberi, senza la libertà politica?
Qui, mi conviene stare in gamba, pensò Yakov. La politica è politica. Inutile gettar olio sul fuoco, quando si deve camminarci sopra.
-Non saprei, di preciso, eccellenza. Un po’ è in un modo e un po’ è in un altro.»
Bernard Malamud, L’uomo di Kiev.