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LE CITAZIONI: Sofocle. Edipo ad Antigone e Ismene: Amore!

by Ernesto Scelza
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«Quando giunse alla voragine scoscesa,

radicata nella terra con gradini di bronzo,

si fermò a uno dei sentieri che si diramano in gran numero,

vicino alla profonda cavità dove ci sono i patti, saldi in eterno,

che furono stipulati tra Teseo e Piritoo.

E qui sedette, ergendosi proprio nel mezzo,

tra quel cratere e la roccia di Torico,

tra il pero selvatico, cavo nel tronco, e il sepolcro di marmo.

Poi si tolse le vesti sordide e, chiamate ad alta voce le figlie,

ordinò loro di portare, dovunque riuscissero a trovarli,

lavacri e libagioni di acqua corrente.

Ed esse si diressero al vicino colle di Demetra che protegge le

piante, ed eseguirono rapidamente le sue disposizioni:

e lo lavarono e lo vestirono, come richiede il rito.

Quando tutto fu compiuto,

ed era stato fatto quello che voleva, ed egli ne fu lieto,

allora tuonò lo Zeus di sottoterra.

Un brivido percorse le fanciulle, a udirlo.

Cadute alle ginocchia del padre, scoppiarono a piangere,

e non cessavano di battersi il petto e di levare lamenti senza fine.

E non appena sentì queste grida improvvise, straziate,

le prese tra le braccia e disse:

“O figlie, in questo giorno non avete più padre.

Tutto, di me, è finito,

e non dovrete più darvi pena per mantenermi in vita.

Ed era un duro travaglio, o figlie, lo so bene.

Ma una sola parola può dissolvere tutti questi tormenti:

amore, che nessuno mai vi darà più di quest’uomo,

senza il quale, ormai, vivrete il resto della vostra vita”.

Così, abbracciati l’uno all’altro, tutti insieme,

mescolavano singhiozzi e lacrime.

E quando smisero di piangere,

e non si udiva più nessun grido, ed era sceso il silenzio,

all’improvviso lo chiamò una voce.

E all’improvviso, per il terrore, ci si rizzarono tutti i capelli.

È un dio a chiamarlo, a più riprese, in molti modi:

Ehi tu! Ehi tu, Edipo! Che cosa aspettiamo ad andare?

È troppo tempo ormai che indugi”.»

Sofocle, Edipo a Colono (traduzione di Angelo Tonelli).