Lo scritto del grande giurista Danilo Zolo è l’ultimo tra quelli raccolti in “Granelli di sabbia. Il coraggio del pessimismo”. Ne chiarisce il titolo, ma apre anche alla speranza: “Il mio pessimismo non mi consente di intravedere un filo di luce all’orizzonte. E tuttavia non dimentico la massima alla quale Bobbio si era comunque ispirato: Qualche volta è accaduto che un granello di sabbia sollevato dal vento abbia fermato il motore di una macchina. Anche se ci fosse un miliardesimo di miliardesimo di probabilità che il granello sollevato dal vento vada a finire negli ingranaggi del motore e ne arresti il movimento, la macchina che stiamo costruendo è troppo mostruosa perché non valga la pena di sfidare il destino”.
«Il processo storico che noi occidentali chiamiamo ‘globalizzazione’ non favorisce il successo e la diffusione dei diritti umani fondamentali, a cominciare dal diritto alla vita… Sta diventando problematica anche la conservazione e la difesa delle istituzioni democratiche tuttora esistenti in Occidente… i diritti umani, la democrazia e la pace.
(…) Nel 1948 gli autori della Dichiarazione universale dei diritti umani avevano attribuito a tutti i soggetti umani il diritto di vivere. Speravano di mettere fine alle pratiche violente del passato e di cancellare per sempre la tragedia della seconda guerra mondiale. Ma la formalizzazione del “diritto alla vita” non ha ottenuto il successo sperato. In particolare negli ultimi decenni non sono mancati fenomeni come la strage di migliaia di militari e di civili innocenti, il bombardamento a tappeto di intere città e l’uccisione sommaria di centinaia di persone ritenute responsabili di atti terroristici.
(…) Gli organismi e le agenzie incaricate di assicurare il rispetto dei diritti umani – anzitutto il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite – mancano di qualsiasi potere esecutivo. Le loro decisioni vengono sistematicamente ignorate e disattese. Si pensi ai crimini commessi dagli Stati Uniti ad Abu Ghraib, a Bagram, a Guantánamo, a Falluja, senza dimenticare quelli commessi da Israele nei territori palestinesi, in particolare a Gaza con la strage del dicembre 2008-gennaio 2009 (lo scritto è precedente all’invasione russa dell’Ucraina, al raid di Hamas e ai massacri a Gaza, ndr).
(…) Se per democrazia intendiamo un regime nel quale la maggioranza dei cittadini è in grado di controllare i meccanismi della decisione politica e di condizionare i processi decisionali, allora è legittimo pensare che oggi la democrazia è in grave crisi (…).
La mia opinione è che i processi di globalizzazione rendono sempre più improbabile la conservazione dei delicati meccanismi della democrazia. Essi vengono sostituiti da forme di esercizio del potere che sono concentrate nelle mani di pochi esperti senza scrupoli. Il potere esecutivo – il parlamento è ormai privo di funzioni autonome – si sostituisce a quella che un tempo era la volontà del “popolo sovrano”. Di conseguenza è assente la partecipazione attiva dei cittadini e decade il loro senso di appartenenza ad una comunità civile e democratica.
Oltre a ciò, il processo di globalizzazione ha posto in crisi le strutture del Welfare state e ha favorito la nascita di regimi che, pur sventolando ancora la bandiera della democrazia, sono in realtà oligarchie elitarie, tecnocratiche e repressive.»
Danilo Zolo, I diritti umani, la democrazia e la pace nell’era della globalizzazione.