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Le primarie di Elly

by Pietro Spirito
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Nel giorno della strage di Cutro, il partito democratico ha celebrato l’elezione diretta del segretario politico. Le primarie hanno ribaltato il voto degli iscritti: ha vinto Elly Schlein. E’ la prima volta che l’indicazione del partito viene smentita dalla votazione allargata, a livello nazionale.

In confronti di carattere locale era già successo due volte, quando Niki Vendola divenne il candidato alla Presidenza della Regione Puglia, e Giuliano Pisapia vinse le primarie per la elezione a sindaco di Milano. Si tratta di una divaricazione tra elettori ed apparato che testimonia l’utilità dello strumento delle primarie, che può correggere democraticamente una indicazione non in sintonia con la sensibilità del popolo più allargato dei partecipanti alle primarie,

Non era affatto un risultato scontato, anzi. Le previsioni degli analisti politici avevano espresso chiaramente pronostici per la vittoria di Stefano Bonaccini, Presidente della Regione Emilia-Romagna, appoggiato dai potenti Governatori della Campania e della Puglia. Il combinato disposto determinato dalla vittoria tra gli iscritti e dal forte radicamento nell’apparato di partito era effettivamente una premessa robusta per vincere le primarie.

E allora cosa è accaduto? Innanzitutto, la base elettorale tra primarie e congresso del partito si è fortemente divaricata quando la partecipazione al voto di domenica ha cominciato a decollare, raggiungendo alla fine il numero di un milione e trecentomila elettori.

Pur se ancora in calo rispetto alle passate competizioni, la larga partecipazione al voto stava ad indicare la presenza di un elettorato meno vicino agli apparati, che ricercava un segnale forte di discontinuità nei gruppi dirigenti e nei contenuti del confronto politico.

Nelle grandi città il successo di Elly Schlein è stato largo e senza discussione, con un divario sostanziale. Ma anche laddove Stefano Bonaccini partiva avvantaggiato, nelle regioni dei Governatori che lo appoggiavano, i numeri durante lo spoglio indicavano una contendibilità inattesa tra i due candidati, soprattutto in Campania.

Alla fine, la vittoria è stata chiara, pur se non debordante: 54% rispetto a 46%, con un vantaggio netto e deciso di Elly Schlein nelle regioni centro settentrionali, mentre nel Mezzogiorno il partito apparato ha dato maggiore prova di resistenza. Per la prima volta una donna guida la sinistra italiana, oltretutto contemporaneamente alla presenza di un’altra donna alla guida del governo di destra.

Non è un segnale di poco conto, considerato che, nonostante la tanta retorica che è stata sparsa a fiumi, sinora la guida della politica era rimasta saldamente nelle mani della componente maschile. Conta poi anche il cambio generazionale: con Schlein e Meloni si affaccia alla guida dell’Italia una generazione di quarantenni: per un Paese gerontocratico si tratta di una novità rivoluzionaria.

Quali saranno le conseguenze della votazione di domenica per la sinistra e per la politica italiana? Molti hanno detto, in modo azzardato, che la vittoria di Elly Schlein favorirà il riavvicinamento con il partito di Conte. Non ne sono convinto. Inizierà una competizione sullo stesso segmento di domanda politica: Conte non si troverà più dinnanzi a sé praterie prima non presidiate da nessuno.

Sarà da vedere quanto il Partito Democratico sarà capace di dare prova di unità. Durante la campagna delle primarie i due candidati si sono scambiati promesse di reciproca collaborazione in ogni caso. Lo snodo non sta nei comportamenti dei due contendenti, quanto piuttosto della corolla di dirigenti legati a logiche di apparato o a schemi di maggiore moderazione rispetto ai contenuto di Elly Schlein.

Non è un caso che sia stato Fioroni ad annunciare per primo la sua uscita dal partito, mentre Giorgio Gori, il sindaco di Bergamo, ha dichiarato che tutto dipenderà dai comportamenti del nuovo segretario e dalla linea politica che emergerà. Rosy Bindi ha sottolineato che è urgente un chiarimento del nuovo segretario sulla linea politica verso la guerra russo-ucraina. Insomma, le tensioni non mancheranno. Si tratterà di capire se saranno solo fibrillazioni, oppure qualcosa di più, sino ad una nuova scissione.

Ma sarà nel Mezzogiorno che accadranno i fatti più significativi in termini di discontinuità. Troppo smaccato è stato l’appoggio di De Luca ed Emiliano e Bonaccini per non determinare conseguenze. Due giorni prima delle elezioni Elly Schlein ha messo in evidenza che il cambiamento di Bonaccini si traduceva nell’appoggio al terzo mandato a De Luca: non proprio un biglietto da visita per una svolta nella selezione delle classi dirigenti.

Nella notte del trionfo di Elly Schlein non è azzardato sostenere che il terzo mandato per Vincenzo De Luca in Regione Campania si sia allontanato, magati a vantaggio di un terzo mandato da sindaco a Salerno, dove Stefano Bonaccini ha trionfato con il 75% dei voti.