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Luci e ombre di Maurizio Costanzo

by Michele Mezza
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Maurizio Costanzo è stato uno straordinario professionista della comunicazione. Forse il più versatile e proficuo degli ultimi decenni. Innovativo e sempre incalzante. È innegabile. Ma proprio per questo che senso ha censurare i passaggi meno esaltanti della sua carriera? Forse proprio combinando miserie e nobiltà di un uomo si rende meglio onore alla sua memoria.

Trovo avvilente la rimozione non tanto della sbandata della P2, che pure non fu di certo un gioco di società, sopratutto per uno che stava già sulla cresta dell’onda. Cosa cercava di più dal maestro venerabile un giornalista di successo? Ancora più successo e potere come la sua bulimia professionale ci suggerisce forse.

Ma ci sono episodi come l’intervista fatta a Gelli sul Corriere della Sera nella fase più buia del quotidiano milanese o l’avventura de L’Occhio che non possiamo rimuovere e che il giornalismo italiano farebbe bene a non dimenticare se vuole davvero affermare il suo buon diritto a non piegarsi all’omologazione digitale. E quanto stiamo leggendo non ci conforta in questo. La domanda ‘perché salvare il giornalismo?’ rischia di farsi sempre più imbarazzante