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Presentati i Rapporti sull’ambiente

by Redazione
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L’altro ieri, 3 giugno, alla presenza virtuale – tra gli altri – del presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, e di quello del Consiglio, Giuseppe Conte, sono stati presentati tre documenti: l’Annuario dei Dati Ambientali, il Rapporto Ambiente di Sistema e il Rapporto sullo stato dell’Ambiente dell’Agenzia Europea.

Si è, ovviamente, parlato di politiche di contrasto al riscaldamento globale, di incremento delle energie rinnovabili, di tutela della biodiversità, di economia circolare. Addirittura, di impatto climatico zero entro il 2050 e di riduzione delle emissioni di gas serra del 50%, rispetto ai livelli del 1990, entro il 2030. Obiettivi giudicati non impossibili purché si attui la “rivoluzione verde”, ossia una profonda trasformazione industriale, ambientale, economica e culturale.

Parole già sentite infinite volte che rischiano di suonare come gli appelli alla pace nel mondo. Giustissimi ma sospesi nel vuoto, in assenza di provvedimenti concreti inseriti in una precisa strategia generale. Andiamo allora a vedere un po’ più da vicino questi tre documenti.

L’Annuario dei Dati Ambientali edizione 2019, curato dall’Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) con il contributo delle Agenzie regionali per l’ambiente, descrive le condizioni delle matrici ambientali fondamentali. 20 tematiche attraverso un consistente set d’indicatori, informazioni e dati statistici. Particolare attenzione è stata posta alle serie storiche attinenti alle variabili più significative degli indicatori, per una migliore valutazione dello “stato” e del “trend” dei fenomeni. I progressi compiuti dall’Europa negli ultimi dieci anni non appaiono ancora sufficienti a raggiungere l’obiettivo di sostenibilità, e le prospettive non sarebbero rosee. Molti degli obiettivi 2020, soprattutto quelli relativi alla biodiversità, non sono stati centrati. Alimentazione, energia e mobilità sono i settori nei quali intervenire radicalmente.

Ne proponiamo di seguito l’indice.

Sezione A – Elementi generali: I Guida all’Annuario; II Core set indicatori; III Contesto socio economico.

Sezione B – Determinanti: Settori produttivi 1. Agricoltura e selvicoltura; 2. Pesca e acquacoltura; 3. Energia; 4. Trasporti; 5. Turismo; 6. Industria.

Sezione C – Condizioni ambientali: 7. Atmosfera; 8. Biosfera; 9. Idrosfera; 10. Geosfera; 11. Rifiuti; 12. Radiazioni non ionizzanti; 13. Rumore; 14. Pericolosità geologiche.

Sezione D – Tutela e prevenzione: 15. Agenti chimici; 16. Valutazione e autorizzazione ambientale; 17. Certificazione ambientale; 18. Strumenti per la pianificazione ambientale; 19. Promozione e diffusione della cultura ambientale; 20. Ambiente e benessere.

Il Rapporto Ambiente (SNPA) è sostanzialmente uno strumento di divulgazione in ottica regionale dei dati contenuti nell’Annuario. Un unico volume strutturato in due parti. La prima sulle realtà regionali attraverso l’analisi di 16 indicatori. La seconda composta da brevi articoli su specificità regionali e attività particolarmente rilevanti.

Infine, il Rapporto europeo. Lo “State and Outlook of the Environment Report – SOER 2020”. Il cui bilancio è decisamente negativo per la biodiversità, meno per emissioni, fonti rinnovabili e uso efficiente delle risorse. Sulla base delle informazioni raccolte dai 33 Paesi aderenti (i 28 della UE più Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Svizzera e Turchia) e dai 6 cooperanti (Albania, Bosnia-Erzegovina, Macedonia del Nord, Montenegro, Serbia e Kosovo) emerge un quadro in linea con quello del rapporto 2015. Guardando al 2030, se nulla cambia, lo stato dell’ambiente naturale si aggraverà ulteriormente. Uno scenario, definito preoccupante, di degrado diffuso. E i macrotrend italiani non si discostano da quelli europei.

Nonostante alcuni progressi (efficienza delle risorse, economia circolare, emissioni di gas serra e industriali, produzione di rifiuti) gli effetti dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento atmosferico e acustico incidono ancora gravemente sull’ambiente e la salute umana. La sola esposizione al particolato causerebbe circa 400.000 decessi prematuri in Europa ogni anno. Senza una forte sterzata delle politiche per l’ambiente, gli obiettivi energetici e climatici per il 2030 e il 2050 non saranno raggiungibili.