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Rottura dell’estate

by Gianluca Volpe
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Solitamente dopo Ferragosto vi è la cosiddetta “rottura dell’estate” con i primi temporali e le temperature che cominciano a scendere. Quest’anno, invece, proprio dopo il 15 agosto abbiamo avuto picchi superiore ai 40° e, se le previsioni saranno rispettate, l’estate continuerà ad essere “rovente” ancora per diverse settimane. Tutto in sintonia con ciò che sta accadendo, considerato che dal 22 agosto siamo in piena campagna elettorale e, pertanto, il 20 e 21 settembre oltre 50 milioni di Italiani, in soli 2 giorni, saranno chiamati a recarsi alle urne per esercitare il loro diritto di voto.  Appena una settimana prima, e cioè il 14 settembre (al momento in forse solo la Campania che potrebbe rimandare l’apertura delle scuole al dopo voto) più di 10 milioni tra studenti, insegnanti e personale vario, inizieranno a recarsi ogni giorno nei propri rispettivi istituti scolastici per le normali attività didattiche. Cosa di non poco conto, inoltre, è che molti di questi stessi istituti saranno sede di seggi elettorali e, per qualsiasi osservatore con una normale capacità critica, la cosa dovrebbe (quanto meno) destare qualche perplessità, anche in considerazione del fatto che siamo ancora in “stato di emergenza”.

Proprio così; con Decreto n. 83 del 30 luglio 2020, il Consiglio dei ministri prorogava al 15 ottobre 2020 lo “stato di emergenza” per il contenimento dei contagi dovuto alla pandemia da Coronavirus, in modo da estendere, fino a quella data, la proroga di diverse misure adottate nei precedenti decreti. Tra queste, solo per citare qualche esempio, vi sono disposizioni in materia di “lavoro agile” (per intenderci, il così detto smart working) e la “semplificazione in materia di organi collegiali” che consente, fino alla data del 15 ottobre, lo svolgimento delle sedute in videoconferenza per i consigli di enti territoriali e enti pubblici, per gli organi collegiali di istituti scolastici e di società, associazioni e fondazioni. E’ vero certamente che le disposizioni previste per lo “stato di emergenza” rappresentano un perimetro entro il quale potersi muovere, e tutti ci auguriamo che sia un perimetro molto più ampio rispetto alle esigenze concrete, pensare però che si potrebbe tenere un Consiglio di Istituto, per  poche decine di persone, in video conferenza,  mentre in quello stesso istituto arriveranno fisicamente migliaia di persone in pochi giorni,  qualche sconcerto può legittimamente destarlo.

La cronaca di queste ore, purtroppo, racconta di contagi che tornano ad aumentare e di numeri in risalita non solo in relazione all’aumento dei tamponi. Toccare nuovamente i quasi mille contagiati in un solo giorno non è un dato da sottovalutare, anche se l’età media in forte diminuzione (circa 30 anni) e le terapie intensive occupate secondo i “normali” numeri di ricoveri, lasciano pensare ad una situazione molto meno grave di quella che ci ha condotto al lockdown.

In ogni caso, però, senza dover essere degli scienziati, appare chiaro che la parola d’ordine da adottare è “prudenza”. I dati mondiali descrivono una situazione ancora molto delicata che dovrebbe spingere tutti noi, anche in Italia e ad ogni livello, all’adozione della massima cautela. In una situazione di tale incertezza, dovrebbe essere naturale la disponibilità a mortificare anche le legittime esigenze personali ed avere una visione più ampia che promuova l’interesse collettivo, che è pur sempre il bene di ogni individuo inserito in un contesto sociale.

Non è poi così difficile ma… a settembre si deve votare!