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Sinergia Arpac – Città della Scienza: ne parla il presidente Villari

by Flavio Cioffi
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Proprio mentre scriviamo queste righe, è in corso il primo di tre incontri online dal titolo #RIPARTENZAITALIA. Si tratta di un’iniziativa volta alla formazione dei docenti per l’approfondimento delle competenze in materia di cittadinanza attiva e democratica. Educazione civica, per intenderci. Vi partecipano anche Arpac, nell’ambito delle sue competenze finalizzate ad azioni positive per il territorio ed alla formazione giovanile, e Città della Scienza, che intende approfondire i temi legati alla cittadinanza digitale. Una collaborazione tra due realtà importantissime per il nostro territorio che abbiamo voluto approfondire rivolgendoci al Presidente della Fondazione Idis – Città della Scienza, Riccardo Villari.

Cosa rappresenta questa sinergia?

Noi abbiamo la consapevolezza che esiste un “dopo” la pandemia che porrà molte nuove opzioni sul tavolo. Fondamentalmente possono essere individuate varie direttrici di marcia: la cittadinanza digitale, la sostenibilità e quindi l’ambiente. La sostenibilità incide su molti ambiti. Quello ambientale, la salute, il lavoro. Quindi insieme ad Arpac, ed anche all’Ordine degli avvocati, ognuno per la propria parte, abbiamo immaginato questo progetto formativo che ci sembra di particolare interesse.

 

Ma la collaborazione con l’Arpac va anche aldilà di questa iniziativa.

Certo, io penso che stia proprio nelle cose. Quella tra Città della Scienza e Arpac è una collaborazione naturale. La scienza non è qualcosa di indipendente dal contesto territoriale ed è quindi normale che indirizzi, stimoli e contribuisca a formare le nuove generazioni in un percorso virtuoso. L’Arpac, dal canto suo, in fondo è il custode della protezione e della salvaguardia dell’ambiente e quindi mi sembra un connubio assolutamente naturale. D’altronde noi abbiamo a che fare quotidianamente con i laboratori e con il personale dell’Arpac perché, in un’area come Bagnoli, la supervisione attraverso l’Arpac è fondamentale per tante iniziative. Ripeto: lo ritengo un connubio naturale, del quale sono particolarmente soddisfatto, che va portato avanti anche in ottica prospettica.

Parli di prospettive, ma cos’è oggi Città della Scienza?

La Fondazione Idis è figlia di una visione di Silvestrini che in qualche modo ha deviato il suo percorso dopo l’incendio. Un luogo dove la conoscenza incontra il cittadino, una modalità attraverso cui si rende la scienza più accessibile a tutti, dialogante. Ad esempio “Corporea”, il museo interattivo del corpo umano, prima del Covid aveva oltre 200mila visitatori l’anno, un numero enorme. Poi lo Scienze Center si è incendiato. Uno spazio attrezzato di circa 10.000 mq, dove potevamo ospitare le grandi mostre, che non è stato ancora sostituito. Senza, siamo un po’ mutilati e le nostre potenzialità risultano molto ridotte. Detto questo, in Città della Scienza ci sono molte risorse e molte competenze che a mio avviso vanno rilanciate. Ad esempio, noi possiamo mettere insieme imprese e grandi interlocutori per dar luogo ad una serie di start up, come già facciamo nel nostro incubatore.

 

Ma esiste una specifica programmazione post pandemia?

Stiamo immaginando appunto come ospitare nuove attività. Faccio degli esempi. Il consorzio aerospaziale di cui è Presidente Luigi Carrino, un consorzio importante al quale partecipano molte imprese, può venire da noi e quindi possiamo iniziare a costruire un polo dell’aerospazio. Ho raccolto il grido di dolore della sartoria Canzanella, una delle più prestigiose sartorie italiane che conserva circa 15.000 costumi teatrali, dichiarandomi pronto ad ospitarla costruendo il nucleo di un museo del teatro napoletano dove esporre i costumi più belli, stoccare gli altri e fare formazione. Lello Arena l’altro giorno ha lanciato un appello perché tutto quello che era della Smorfia rischia di andare perduto ed io ho scritto una lettera aperta per dirgli di venire da noi.

Idis è sostanzialmente un Ente regionale.

Si, perché la Regione è il socio di controllo. Però dobbiamo avere l’ambizione di rientrare in quella categoria virtuosa di musei che vivono anche per quello che producono e non solo dei necessari sussidi regionali. Se ci fanno ricostruire questo famoso spazio, se tutto riparte, ci sono le potenzialità per riuscirci.

Parliamo allora della ricostruzione.

Città della Scienza è l’unico insediamento nell’area SIN (di interesse nazionale) rimasto in piedi, se avessimo potuto ricostruire a mare dove eravamo saremmo stati di traino per l‘intera area. Invece si è perso tempo e passo dopo passo si è bloccato tutto. Adesso l’idea è di ricostruire in una posizione diversa ed io sto cercando di ottenere consenso su una localizzazione migliore di quella individuata. Cioè non a monte verso Coroglio ma nel vecchio parcheggio, che è una zona poco inquinata. A parole siamo quasi tutti d’accordo, anche se il Comune ha ancora qualche perplessità.

Un appello finale.

Perdere altro tempo è un delitto, una responsabilità anche rispetto alle future generazioni. Le cose vanno fatte e vanno fatte in fretta, altrimenti equivale a non farle. Quindi dico alle Istituzioni: se non volete fare voi, fate fare a noi. Non possiamo aspettare i tempi che si prospettano per la bonifica generale, mentre esistono localizzazioni dove la bonifica è più semplice e si potrebbe fare rapidamente. Non bisogna avere approcci ideologici.