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Vacciniamoci

by Riccardo Maria Botta
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L’Autore è medico chirurgo.

La vaccinoprofilassi è una vaccinazione a scopo profilattico intesa a rendere l’individuo immune da una determinata malattia infettiva e rappresenta uno strumento fondamentale per proteggere l’individuo e la comunità dall’insorgenza di malattie contagiose. Il vaccino antivaioloso di Jenner alla fine del ‘700, il vaccino antidifterico di Behring alla fine dell’800, il vaccino antipoliomielite di Salk e Sabin a metà ‘900 e il vaccino trivalente anti morbillo-parotite-rosolia di Hilleman alla fine del ‘900 costituiscono chiari esempi di quanto il progresso scientifico nel campo della vaccinologia abbia di gran lunga cambiato, in meglio, il corso della storia moderna. E’ indubbio infatti che l’utilizzo su larga scala della vaccinoprofilassi abbia contribuito alla riduzione dei morti, al miglioramento della qualità di vita, all’ allungamento della vita media e alla riduzione delle disabilità dovute a malattie infettive. Secondo dati dell’Istituto Superiore di Sanità, le campagne vaccinali in Italia dal 1900 al 2015 hanno evitato circa 4 milioni di casi di malattia, di cui il 35% avrebbe riguardato bambini con meno di un anno di vita.

Nonostante questi indiscutibili successi, non si può negare che negli ultimi anni – e anche nel corso della pandemia da Covid 19 – si sia evidenziato un sempre maggiore scetticismo verso i vaccini. Se è vero, come è vero, che i vaccini hanno salvato e salvano tuttora vite umane l’interrogativo sorge spontaneo: perché tanta diffidenza? Prendiamo il caso AstraZeneca.

Il vaccino AstraZeneca è costituito da un adenovirus modificato dello scimpanzé incapace di replicarsi (ChAdOx1) ed è prodotto dall’azienda biofarmaceutica AstraZeneca in collaborazione con l’Università di Oxford e la società italiana Irbm Science Park. L’ inoculazione del vaccino comporta l’attivazione del sistema immunitario e la produzione di anticorpi specifici contro la proteina “spike” del SARS-Cov2. Dagli studi clinici si è dimostrata un’efficacia del vaccino di circa il 60%, ciò significa che si è osservata una riduzione del 60% dei casi di malattia nel gruppo vaccinato rispetto al gruppo non vaccinato. Ma la cosa più importante è che il 100% dei vaccinati AstraZeneca che contraggono comunque la malattia da Covid 19 non presentano sintomi gravi che richiedono ospedalizzazione o che possono portare alla morte! In base a questi dati, in tutto il mondo si è ritenuto tale vaccino assolutamente utile nella campagna vaccinale contro il SARS-Cov2. Infatti il 30/01/21 l’AIFA ha approvato l’uso del vaccino negli soggetti tra i 18 e i 55 anni di età, limite successivamente eliminato grazie all’acquisizione di nuove evidenze scientifiche e del parere del gruppo SAGE dell’OMS. Attualmente il vaccino può essere somministrato a tutte le età tranne nei soggetti estremamente fragili in cui è consigliato il vaccino a RNA messaggero (Pfizer, Moderna).

A causa della segnalazione di alcuni rari e talvolta fatali eventi trombotici (trombosi dei seni cavernosi, Coagulazione Intravascolare Disseminata) in soggetti vaccinati con AstraZeneca alcuni Paesi tra cui l’Italia (nota dell’AIFA del 15/03), hanno temporaneamente sospeso l’uso del vaccino in attesa del pronunciamento dell’EMA che, il 18/03, ha affermato che il vaccino è “sicuro ed efficace” e che “non è associato ad un aumento del rischio generale di trombi”. Secondo i dati del sistema di vigilanza europeo degli eventi avversi (Eudravigilance), al 10 marzo su 5 milioni di soggetti vaccinati con il vaccino AstraZeneca si sono registrati 30 casi di eventi trombotici, percentuale paragonabile al rischio trombotico nella popolazione generale. Anzi, una recente systematic review riporta che nei soggetti affetti da SARS-Cov2 si verifica Trombosi Venosa Profonda nel 20% dei casi ed Embolia polmonare nel 13%, percentuali assolutamente non paragonabili allo 0.0006 % dei soggetti vaccinati con AstraZeneca.

Sicuramente la frequente sintomatologia simil influenzale post vaccinazione, il cambiamento del limite di età per la somministrazione, la temporanea sospensione dell’AIFA, e ancor prima il rallentamento dell’approvazione da parte dell’EMA per dubbi su posologia e intervallo di tempo tra le due dosi, poco ha giovato alla credibilità del vaccino agli occhi dell’opinione pubblica. Sicuramente ci sono stati errori di comunicazione, anche da parte del personale medico che non è riuscito a spiegare in termini chiari che il vaccino è sicuro, efficace e che costituisce uno strumento per accelerare la campagna vaccinale di massa non solo in Italia ma in tantissimi paesi nel mondo. Ad oggi in UK circa 28 milioni di persone hanno ricevuto la prima dose di Pfizer o AstraZeneca e si è verificato un crollo dell’ospedalizzazione dei pazienti anziani e una diminuzione drastica dei morti. Tutto è perfettibile, tutto è dubitabile, ma la Scienza non è un’opinione.

In Italia invece abbiamo conferma di frequenti defezioni alla vaccinazione con AstraZeneca che, pur non raggiungendo numeri allarmanti, costituiscono un rallentamento della campagna vaccinale di massa. La deontologia professionale mi impedisce di esprimermi pienamente sui medici che rifiutano la vaccinazione (1-2 % del totale), consiglio loro di ricordare quanto sia importante che la nostra categoria sia d’esempio per la popolazione. In tal senso il Presidente Draghi ha recentemente affermato che “non va bene che operatori sanitari non vaccinati siano a contatto con malati” e che “la ministra Cartabia sta prendendo un provvedimento al riguardo”, così preannunciando sanzioni.

E’ bene chiarire ancora una volta che qualsiasi farmaco o terapia, oltre agli effetti benefici sulla salute, presenta anche effetti collaterali e che bisogna considerare il rapporto rischi/benefici prima di intraprendere qualsiasi terapia farmacologica e non. Cosa accadrebbe se si dubitasse della Medicina? Non ci si sottoporrebbe ad interventi operatori per il rischio di complicanze chirurgiche e/o anestesiologiche? Non si curerebbe il diabete per paura degli effetti collaterali degli ipoglicemizzanti orali e dell’insulina? Non si assumerebbe la cardioaspirina nei soggetti coronaropatici per il rischio di emorragie? Per questo vengono effettuati studi accurati prima della commercializzazione dei farmaci, per questo esistono linee guida per il trattamento di ogni patologia nei vari tipi di paziente, a questo serve la Medicina, a questo servono i medici.

Nel V secolo a.C. ad Atene passeggiava un tale di nome Socrate. Durante l’ingiusto processo ai suoi danni disse: “So di non sapere”. Una lezione per tutti noi ma soprattutto per chi non sa e crede di sapere.