“Alla Presidenza del Consiglio e al Comitato tecnico-scientifico si richiama il dovere di distinguere tra la loro responsabilità – dare indicazioni precise di carattere sanitario – e quella della Chiesa, chiamata a organizzare la vita della comunità cristiana, nel rispetto delle misure disposte, ma nella pienezza della propria autonomia. I vescovi italiani non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l’impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale”. Così la Cei in una nota insolitamente dura.
Sono passate da poco le 22 quando, a ciel sereno irrompe il tuono. Dalle Mura Leonine si leva un grido di dolore. La sensazione è che, nelle segrete stanze, vi fosse un qualche accordo su quando sarebbero potute riprendere le messe. Nei giorni scorsi il Vaticano aveva duramente lavorato per stabilire condizioni di sicurezza per fruire dei sacramenti. Ma è stato tutto inutile, l’ala prudente del governo ha avuto la meglio. La cosa non ha mancato di sollevare polemiche anche in senso alla maggioranza.
“Credo che l’ammonimento della Cei sia corretto – dichiara il capogruppo PD al senato Andrea Marcucci – Non poter individuare ipotesi che prevedano il distanziamento sociale ma permettano le funzioni religiose sembra incomprensibile. Spero che il governo ci metta più attenzione”.
Nei giorni scorsi le voci dei cattolici della diaspora si erano già fatte sentire per segnalare un disagio profondo, sentito dai credenti. Il fulcro non è una contestazione radicale alle misure, ma una critica sul metodo. A fronte di precise misure di sicurezza, perché il supermercato sì e la Messa no?
Afferma la senatrice Paola Binetti (UDC), che riprende: “E tutti noi cattolici, piu’ o meno impegnati in politica, con domani vorremmo rilanciare la Fase 2 di questa drammatica epidemia ricominciando ad andare a Messa; ricominciando a celebrare battesimi e matrimoni; ricominciando ad accompagnare gli anziani che se ne vanno con i funerali che a Chiesa da sempre ci ha insegnato a seguire per ricordare che: Vita mutatur, non tollitur. E’ cio’ che da due mesi attendono con ansia milioni di italiani, milioni di cattolici: vogliamo recuperare la liberta’ indispensabile per esprimere idee, valori e convinzioni anche in campo religioso”.
Chiosa il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio: “Difficile che sul tema fede e Fase Due parla di una “ferita incomprensibile e ingiustificabile”.- far capire perché si potrà tornare in fabbriche e in uffici, entrare in negozi piccoli e grandi di ogni tipo, andare in parchi e giardini e invece non si potrà partecipare alla Messa domenicale. Sarà difficile perché è una scelta miope e ingiusta. E i sacrifici si capiscono e si accettano, le ingiustizie no”.
Le pressioni non hanno tardato a provocare una reazione da Palazzo Chigi. In una nota la Presidenza del Consiglio afferma che: “nei prossimi giorni sarà elaborato un protocollo che consenta quanto prima la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza”.
Da un punto di vista politico è la prima rottura degna di nota del Conte bis con la Gerarchia Ecclesiastica. Che, fin qui, aveva appoggiato senza tentennare i provvedimenti, arrivando a procedere a durissimi richiami contro i preti ribelli. Si ricordi, su tutti, il caso di Soncino (Cremona) dove il vescovo ha richiamato l’anziano parroco che stava celebrando davanti a 13 fedeli la messa in suffragio dei loro cari defunti. È evidente, pur non volendo prendere parte alla disputa, che la misura per il Vaticano era colma. E qualcosa, la classica goccia forse, ha fatto traboccare una dichiarazione di durezza fin qui inedita.