fbpx
Home Musica seminario concerto NO DIRECTION HOME

seminario concerto NO DIRECTION HOME

by Gennaro Montanaro
0 comment

 

“Una canzone deve essere abbastanza eroica da dare l’impressione di avere fermato il tempo” (Bob Dylan)

Nei dischi non c’è solo musica ma anche la storia!

Conoscere i miti della musica è un dovere. I più giovani continueranno a confondere le origini di pietre miliari della musica come Knockin’ on heaven’s door, attribuendole a musicisti che ne hanno solo realizzato nuove versioni, se nessuno racconterà loro di artisti immensi che hanno cambiato la storia della musica. Se Dylan non avesse scritto le canzoni che ha scritto agli inizi degli anni Sessanta, e che all’interno del genere “canzone di protesta” sono rimaste insuperate, nessuno avrebbe nostalgia di quel periodo.

Quegli anni ci hanno regalato il cambiamento e Bob, da vero rivoluzionario della musica, armato di chitarra e armonica a bocca, è riuscito a catturare lo spirito di quei momenti e con le sue canzoni attaccare la società americana dell’epoca. Quella musica rifletteva il disagio e la rabbia della società moderna e la contestazione giovanile alla guerra in Vietnam, al razzismo e alle ingiustizie sociali. Bob ne emergerà come il più grande esponente della canzone folk statunitense della seconda metà del Novecento.

Saprà poi emanciparsi per creare un nuovo linguaggio denso di riferimenti letterari che lo proietterà nella dimensione dell’Arte, da qui il Nobel per la letteratura ai suoi 75 anni. Attraverso un’infinita serie di sperimentazioni stilistiche e cambiando continuamente generi musicali, ci regalerà il senso di una vera e propria utopia artistica, una battaglia contro il tempo lineare e il suo scorrere implacabile e ingannevole, contro le mode, la loro futilità, le ideologie vuote, le morali fasulle, gli amori idioti, l’inutile lotta contro il destino e la falsità e la mediocrità al potere, gli inganni e le manipolazioni che offuscano la mente e impediscono di vedere cosa davvero è reale.

La Never Ending Dylan Groove, attraverso un seminario ricco di aneddoti e indiscrezioni e grazie alla esecuzione di brani particolarmente significativi ci porta a conoscere l’uomo, l’artista e le sue opere. Verrà proposto un percorso storico-musicale sulla sua grande produzione musicale anticonformista illustrandone sviluppo e contaminazioni, in un affascinante viaggio che spiega i fattori che lo hanno determinato. Storie di musica e promised lands, un viaggio nel tempo, lungo routes e highways, nei luoghi e tra le persone che hanno dato vita all’American music come la conosciamo oggi e al rock’n’roll in particolare.

Ci soffermeremo sulla lotta contro il tempo di quest’uomo ormai settantasettenne che pare avere deciso di consegnare al mondo il suo ego gigantesco, capace però di contenere un intero universo, una sorta di realismo visionario, un enorme quadro, un lungo affresco che ti segna come una cicatrice perenne. Metteremo in evidenza quanto Dylan sia stato un uomo che ha cambiato la storia della musica e ci ha accompagnato nella convinzione che il Rock non è un genere ma un modo di fare le cose.

Dylan, quindi, come un uomo che vive all’incrocio dei venti, che si colloca dentro un paesaggio storico e lo racconta attraverso gli strumenti della poesia. In lui si colgono due dimensioni diverse del tempo e della storia, da un lato la visione modernista verso la contemporaneità ,verso il futuro, dall’altro il contatto con secoli di poesia orale che ci consegnano  la sua figura affascinante di SCOP (cantastorie) specie quando, da grande appassionato e grande collezionista di musica del passato oltre che grande ascoltatore ,unendo due generi distinti, il folk e il rock, con le sue composizioni ha saldato la storia e la letteratura con i generi country, blues, gospel, rock and roll, rockabilly, jazz, swing e spiritual.