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Gennaro Volpicelli nella storia recente dell’Arpa Campania

by Stefano Sorvino
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L’Autore è Direttore Generale dell’Arpac.

 

È scomparso il 9 ottobre scorso, all’età di ottantanove anni, il prof. Gennaro Volpicelli: ingegnere chimico, professore ordinario di impianti chimici all’ Università Federico II di Napoli, preside per due mandati della Facoltà di Ingegneria, Direttore Generale di Arpa Campania.

Figura di indiscusso prestigio accademico e scientifico, fu nominato, piuttosto anziano, dal Presidente Bassolino – su proposta dell’assessore Ganapini – nel luglio del 2009 e rimase in carica fino al dicembre 2010, poi sostituito dalla successiva Amministrazione regionale.

Accademico di chiara fama, con significative esperienze di consulenza ed amministrazione di aziende pubbliche di servizio, in particolare dell’Asìa (la municipalizzata dei rifiuti del Comune di Napoli), è stato maestro di tante generazioni di giovani ingegneri e ricercatori, contribuendo a produrre una intellighenzia ed una classe dirigente di assoluto livello, spesso impegnata anche in ruoli – amministrativi, istituzionali e politici – di rilievo territoriale e nazionale.

Dell’impiantistica chimica e di processo prediligeva la prevenzione, protezione e riqualificazione ambientale, dandone prova anche nella direzione dell’Arpac. Si occupò attivamente, tra l’altro, del devastante incendio della raffineria Agip di Napoli Est del dicembre del 1985 e del termovalorizzatore di Acerra.

La sua direzione durò troppo poco, circa un anno e mezzo, e tuttavia del prof. Volpicelli si conserva in Agenzia un ricordo di profondo rispetto e stima per la sua professionalità ed autorevolezza scientifica, oltre che per le qualità umane ed il profilo di assoluta integrità morale.

Io stesso ho avuto modo di conoscerlo, sia pur superficialmente, come un galantuomo di cui si percepiva la bonomia, la profonda onestà, il tratto amabilmente cortese e garbato, l’indiscussa competenza tecnico-professionale.

Volpicelli fu nominato Direttore Generale dell’Arpac in un contesto difficile.

Il primo decennio di vita dell’Agenzia, con la nascita legislativa dell’Ente (legge regionale 10/98) ed il suo avvio operativo (dal 2000 in poi), fu caratterizzato da una fase fortemente espansiva, con la progressiva formazione delle strutture amministrative e tecniche, i processi assunzionali per il reclutamento del personale, l’acquisizione di visibilità del nuovo ed importante ente ambientale che si autonomizzava dalla sfera sanitaria (derivandone il primo nucleo di dotazioni finanziarie e logistiche e di qualificato personale tecnico).

La genesi delle Arpa era stata determinata in Italia dal referendum abrogativo del 1993, che abolì la competenza delle Unità sanitarie locali (Usl) in materia di controlli ambientali, portando all’emanazione di un decreto legge poi convertito (‘93-’94) con cui si demandava alle singole Regioni la istituzione delle rispettive agenzie ambientali regionali come nuovi enti tecnici dedicati.

Nell’articolato processo di istituzione delle nuove Agenzie la Regione Campania si pose a metà, non tra le prime (Emilia-Romagna) ma nemmeno tra le ultime a legiferare la costituzione della propria Arpa, che venne ad operare su uno degli scenari più difficili ed impegnativi d’Italia per la straordinaria concentrazione – in quegli anni – di criticità ed emergenze ambientali conclamate in gestioni commissariali, prima fra tutte quella relativa all’esaurimento delle vecchie discariche ed allo smaltimento di rifiuti in assenza dei necessari impianti (esplosa già alla metà degli anni ‘90).

Il quinquennio di direzione Tosi (1999-2004) fu caratterizzato dalla strutturazione organizzativa e funzionale dell’Agenzia. Il successivo quinquennio di direzione Capobianco (2004-2009) fu connotato dall’ulteriore e tumultuoso sviluppo delle dotazioni e strutture dell’Agenzia e dall’ampliamento e moltiplicazione delle attività e dei compiti conferitigli in un contesto espansivo e talvolta problematico.

Purtroppo, nel 2009 l’Agenzia entrava drammaticamente nell’occhio del ciclone, investita da scandali giudiziari – la cui effettiva consistenza si sarebbe poi, via via, quasi completamente svuotata – con devastanti effetti mediatici per l’immagine e la credibilità dell’Ente oltre che per i soggetti (sfortunatamente e spesso ingiustamente) coinvolti. Nello stesso periodo iniziava una gravissima e prolungata crisi della finanza pubblica, con l’avvio della “spending review” e del blocco assunzionale, che interrompeva drasticamente i programmi di reclutamento e potenziamento delle strutture non ancora pienamente a regime nelle dotazioni organiche e nella organizzazione.

A quel punto l’Agenzia ambientale entrava, quasi necessariamente per concomitanti cause esterne ed interne, in una fase – durata piuttosto a lungo – di ripiegamento e di attenuazione della propria visibilità, quasi cadendo in un cono d’ombra, nonostante il pieno svolgimento delle attività istituzionali ordinarie.

In quel difficile contesto la Regione nominava alla guida dell’Arpac il direttore Volpicelli.

Nonostante il molto tempo trascorso è sempre opportuno per un Ente, per la propria classe dirigente ed il personale tutto, conservare memoria del proprio albo storico – soffermandosi sulla vicenda recente di uomini e cose, fatti e situazioni – per coltivare una conoscenza critica del passato, che stimola il radicamento, lo spirito di corpo, il senso di identità ed appartenenza consapevole al proprio contesto lavorativo.

Ribadisco ai familiari ed alla comunità federiciana dei suoi ex allievi e colleghi il cordoglio e la partecipazione dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente della Campania.